Il comportamento vessatorio dell’insegnante si manifestava con l’uso di violenza fisica e psicologica in modo da infliggere penosissime condizioni di vita scolastica ai bambini e determinando un’alterazione nel loro equilibrio e nella serenità di crescita.
La complessa e delicata indagine, coordinata dalla Procura della Repubblica di Ancona, ha preso avvio dalle affermazioni di una delle mamme, che si era rivolta ai poliziotti dopo aver riscontrato cambiamenti nel comportamento del proprio bimbo. La donna aveva notato delle variazioni nelle modalità di gioco ed in particolare, il bimbo, durante dei risvegli notturni, apostrofava il proprio peluche con espressioni del tipo: “non lo fare più! Hai capito?Non te lo dico più! In castigo subito! Vai a riflettere seduto lì! E basta!”.
La Polizia, dopo aver ascoltato altri genitori, ha verificato come dei cambiamenti fossero avvenuti anche in altri bambini che di notte si svegliavano urlando. In particolari i piccoli riferivano ai genitori che la maestra li chiamava con le parole di: “Imbecille”, “stronzo”,” perdente”, “disgraziato”, “topolino che fa la cacca”. Strattoni, schiaffi, colpi vari, rimproveri aspri, derisione per i loro comportamenti, mortificazioni ed offese verbali. I bambini, considerati cattivi, con urla e spintoni, venivano costretti a sedersi, in un punto prestabilito della stanza, causando loro disperazione e pianti a dirotto. Venivano anche minacciati di gravi ritorsioni nel caso in cui avessero rilevato ai genitori le offese e le botte ricevute ed accusati con disprezzo di “mammite”.
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