ANNO XVIII Maggio 2024.  Direttore Umberto Calabrese

Domenica, 06 Novembre 2016 00:00

Epafrodito

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Sabato della XXXI settimana delle ferie del Tempo Ordinario - Lettera di san Paolo apostolo ai Filippesi 4,10-19.  Fratelli, ho provato grande gioia nel Signore, perché finalmente avete fatto rifiorire i vostri sentimenti nei miei riguardi: in realtà li avevate anche prima, ma non ne avete avuta l'occasione. 

Non dico questo per bisogno, poiché ho imparato a bastare a me stesso in ogni occasione; 
ho imparato ad essere povero e ho imparato ad essere ricco; sono iniziato a tutto, in ogni maniera: alla sazietà e alla fame, all'abbondanza e all'indigenza. 
Tutto posso in colui che mi dà la forza. 
Avete fatto bene tuttavia a prendere parte alla mia tribolazione. 
Ben sapete proprio voi, Filippesi, che all'inizio della predicazione del vangelo, quando partii dalla Macedonia, nessuna Chiesa aprì con me un conto di dare o di avere, se non voi soli; 
ed anche a Tessalonica mi avete inviato per due volte il necessario. 
Non è però il vostro dono che io ricerco, ma il frutto che ridonda a vostro vantaggio. 
Adesso ho il necessario e anche il superfluo; sono ricolmo dei vostri doni ricevuti da Epafrodìto, che sono un profumo di soave odore, un sacrificio accetto e gradito a Dio. 
Il mio Dio, a sua volta, colmerà ogni vostro bisogno secondo la sua ricchezza con magnificenza in Cristo Gesù. 



Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Luca 16,9-15. 
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Procuratevi amici con la disonesta ricchezza, perché, quand'essa verrà a mancare, vi accolgano nelle dimore eterne. 
Chi è fedele nel poco, è fedele anche nel molto; e chi è disonesto nel poco, è disonesto anche nel molto. 
Se dunque non siete stati fedeli nella disonesta ricchezza, chi vi affiderà quella vera? 
E se non siete stati fedeli nella ricchezza altrui, chi vi darà la vostra? 
Nessun servo può servire a due padroni: o odierà l'uno e amerà l'altro oppure si affezionerà all'uno e disprezzerà l'altro. Non potete servire a Dio e a mammona». 
I farisei, che erano attaccati al denaro, ascoltavano tutte queste cose e si beffavano di lui. 
Egli disse: «Voi vi ritenete giusti davanti agli uomini, ma Dio conosce i vostri cuori: ciò che è esaltato fra gli uomini è cosa detestabile davanti a Dio». 

San Paolo è il cristiano che fa riflettere di più, dopo Cristo.

In questa lettera ai Filippesi propone il nome di Epafrodito come l’umano che lo riempì di doni.

La disattenzione ai nomi, che non coglie il significato zumero pa.ulu, ‘territorio (del) vento (dello Spirito)’, confermativo del pre-battesimo sa.ulu, ‘utero (del) Vento’, del nativo di Tar.so, vel tar.uz ‘interruzione (della) fine’, può mancare nel leggere Epa.frodito come ‘-artificio (del) fegato-‘, da frodo = artificio.

Il fegato era la parte centrale del corpo in epoca precristiana; il Cristianesimo lo sostituì col cuore, forte del Cristo. L’aruspice, haruspex,  era il sacerdote che scrutava il fegato, hepax, haruspicinum facebat,  scrutava gli exta, le interiora, per divinare il mondo.

Capita, dunque, che san Paolo, che ci aveva lasciati incerti nella lettera a Filemone sull’esito della richiesta al corrispondente di liberare il suo schiavo Onesimo, qui ci riveli con Epafrodito di aver ricevuto in dono il necessario ed anche il superfluo, profumo di soave odore gradito a Dio.

San Paolo mi fa riflettere così, consapevolmente. Ma, se qualcuno vorrà continuar a credere nei nomi come passione mia specifica vorrà esaltarmi oltre ogni merito [ingiustamente però].

Il Vangelo invita a privilegiare l’amicizia anche con la disonesta ricchezza ed avverte che Mammona non consente altri condòmini.

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