ANNO XVIII Aprile 2024.  Direttore Umberto Calabrese

Giovedì, 24 Novembre 2016 18:33

VOTO ALL’ESTERO: Intervista ad Alfiero Grandi, vice presidente del Comitato per il NO al referendum costituzionale

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Vice Presidente Nazionale del Comitato del No  Alfiero Grandi Vice Presidente Nazionale del Comitato del No Alfiero Grandi

Riceviamo dal Comitato del No l'intervista al Vice Presidente Nazionale del Comitato del No Alfiero Grandi realizzata dalla FILEF e pubblichiamo

Alfiero Grandi, perché tanta attenzione sul voto degli italiani all’estero?

«Il voto degli italiani all’estero è oggetto di morbosa attenzione da parte del governo nella speranza di recuperare il distacco dal No che, stando ai sondaggi, è in testa nel territorio nazionale, anche se sarebbe un grave errore dormire sugli allori (dei sondaggi). Per questo il Comitato per il No ha organizzato in tutti i modi possibili un contatto con gli italiani all’estero. Abbiamo scartato l’invio della lettera a tutti gli elettori (il testo è disponibile sul nostro sito: http://www.iovotono.it) per ragioni di costo. Basti pensare che al costo ufficialmente fornito dalle poste (0,52 Euro) avremmo avuto bisogno di almeno 2 milioni di euro solo per i francobolli, mentre tutta la nostra campagna elettorale in Italia e all’estero costerà meno di 300.000 euro. Quindi abbiamo chiesto ai nostri 35 Comitati all’estero e ai nostri alleati di usare tutti gli strumenti tradizionali a partire da mail, telefonate, porta a porta ove possibile; la risposta è stata importante: sono molte centinaia gli attivisti per il NO tra gli italiani all’estero che stanno informando le diverse comunità in tutti i paesi».

Nel merito, cosa criticate della lettera di Renzi?

«La sproporzione non è solo nelle risorse disponibili ma anche nel carattere ingannevole e omissivo della campagna del Sì che si guarda bene dal dire agli italiani all’estero che non avranno più i 6 senatori a rappresentarli perché nessun futuro senatore, se passerà la Renzi-Boschi, verrà votato direttamente dai cittadini e quindi la deformazione della Costituzione ha semplicemente cancellato la rappresentanza elettiva dell’estero, a vantaggio di 5 senatori nominati dal presidente della Repubblica, che in questo nuovo Senato sono del tutto incongrui. Allo stesso modo il Sì, fingendo che non ci sia stretto rapporto con la legge elettorale per la Camera, tace che gli italiani all’estero verrebbero esclusi da un eventuale ballottaggio finale tra due candidati».

Cosa vi ha spinti ad annunciare eventuali ricorsi?

«Le comunità emigrate sono parte integrante del paese, ma il Sì sta premendo sugli italiani all’estero in modo pesante, usando le facilitazioni che gli vengono dall’avere Ministri e personale diplomatico non sempre così attento alla necessaria neutralità della funzione pubblica che svolge. Tuttavia siamo fiduciosi che anche all’estero possa vincere il No, come speriamo avverrà sul territorio nazionale, non perché lo dicono i sondaggi, ma perché questa è la risposta che ci viene dai cittadini che incontriamo e abbiamo incontrato nel corso della campagna elettorale.

Gli italiani all’estero sapranno respingere un evidente tentativo di considerarli meno informati e più disponibili a dare credito alla Renzi-Boschi. E’ evidente che ci stiamo attrezzando per eventuali ricorsi. Da anni viene denunciato che le modalità di voto degli italiani all’estero non garantiscono che il voto sia segreto, personale e libero. Il prof. Pace ha ricordato giustamente il caso del senatore Nicola Di Girolamo che fu condannato a 5 anni di reclusione per avere inquinato pesantemente il voto degli italiani all’estero, in occasione delle elezioni del 2008.

Ieri nell’incontro con il Ministro Gentiloni abbiamo messo  in chiaro che siamo vigili e in allerta e denunceremo tutti gli episodi di possibile inquinamento del voto. Anche per questo saremo presenti e vigili allo spoglio delle schede provenienti dall’estero con nostri rappresentanti di lista, pronti a denunciare qualunque irregolarità. Qualunque sia l’esito del voto, l’indebita pressione politica e psicologica esercitata dal Governo sugli italiani all’estero non potrebbe, in ogni caso, giustificare risultati troppo diversi rispetto al voto nazionale, cosa per altro che non si è mai verificata in occasione di precedenti consultazioni referendarie. Ove ciò accadesse sarebbe necessaria una valutazione attenta e iniziative conseguenti, compresi eventuali ricorsi in sede di verifica dei risultati del voto». (cambiailmondo.org)

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