ANNO XVIII Aprile 2024.  Direttore Umberto Calabrese

Martedì, 29 Novembre 2016 00:00

Zerologia, sullo zero, il vuoto e il nulla, raccontare la matematica

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Ho messo in titolo il libro di Claudio Bartocci, Piero Martin, Andrea Tagliapietra edito da il Mulino quest’anno 2016, acquistato da me lunedì 28 mattina dopo una lunga riflessione sulla parola niente fatta per conto mio, da archeologo del linguaggio.

‘Niente è meno del nulla’ titola il suo saggio su ‘il nulla’ Andrea Tagliapietra a pag.: 119.

Sbaglia. Il circolo O, oggi è pari a 0, è ze.ru ‘follìa (del) sacro’ in zumero, che legge: ni, ‘negazione’ fonìa del u francese, en, ‘signore’ vel nun, te, ‘connessione’.

*

Insomma, il negativo che anima le nozioni scientifiche di zero e di vuoto non è mai assoluto. Invece, l’idea del nulla ci sfida a pensare un negativo assoluto, cioè un negativo che, negando tutto, finisce per negare anche se stesso. Così, giocando un po’ con il linguaggio – quando si ha a che fare col nulla sembra un fatto inevitabile-, si potrebbe dire, appunto, che niente è meno di nulla. L’italiano, come altre lingue (per esempio il francese, con la coppia di vocaboli rien/ le néant), distingue, infatti, l’uso dei pronomi indefiniti niente e nulla, che significano ‘nessuna cosa’, ‘non qualcosa’, dal loro impiego preceduti dall’articolo determinativo ‘il’ – il niente o il nulla-, cioè come sostantivi che corrispondono alla nozione speculare dell’assolutamente opposto all’essere, ossia al ‘non essere’[1].

Niente, neènte [mediev. nec ente (m.) ‘nemmeno una cosa’, V. ente[2] -tutto ciò che è-].

Niente in latino e in zumero.

Propongo la parola niente come esempio etimologico che comprova il filo:

italiano ß  latino ß zumero.

L’etimo [e.ti.mu, ‘cuore (di) vita (del) nome che nomina’] diretto di ni.en.te è ‘connessionete (al) Signoreen dell’olioni [come nel NI sotto] (di vita)’, come u.en.to è ‘spiritotu (del) Signoreen di tuttou’.

Ma la totale omissione prevalente della pratica del frazionamento della parola al fine dell’individuazione del senso delle sillabe lascerà indifferente il lettore. Forse stupirà che con niente andiamo a riconoscere paradossalmente proprio il filo della connessione.

Niente come negazione del filo.

Ho esaminato la parola ‘niente’ in latino nihil , nil , nihilum.

Ernout e Meillet rinviano a hilum –i ‘un filo’, considerato anche da Semerano.

Ni-hilum sarebbe ‘neppure un filo’. Nihil sarebbe una riduzione di ni-hilum.

‘neppure un filo’ sarebbe solo uno dei significati che emergono andando oltre indietro.

Il zumero ni –senza deponenti- è interessantissimo:

NI

(cf., i3 [oil; dairy fat; cream; a thickened spread, butter]; zal [supply, store (as a salted meat)]; li2 [fine oil]; dig [v., to become moist (diventar umido), soft, workable; to be in a weackened state (redup. class)(motion+throat-like chamber, vagina) [3].

hi-li-hi-li

v., to experience great pleasure; to rejoice (redup. ‘beauty, charm’)[4].

La Lettura Circolare del Zumero fa emergere hil da hi-li. Perciò ni+hil = nihil.

Il senso negativo del latino nihil resta spiegato da ni2:

ni2; ne4 [LIL5 (fool –folle-, moron –idiota- lallation word = unintelligible baby talk; cf., lal/la2, ‘deficiency’)[5].

Ni2-hil è ‘negazione del filo’ come in Semerano ed Ernout e Meillet.

L’etimo de lo Zingarelli è chiaro: niente è ‘nemmeno una cosa’. Due elementi linguistici: ‘nemmeno’ e ‘una’ o ‘non tutto ciò che è’ o ‘nemmeno ente, Colui che è’.

Il demonietto della parola zumero bib.bi non mi ha fatto omettere Colui che è.

’non’, più esattamente, nega in modo assoluto la relazione.

O: il negativo è linguisticamente il non [lat. non, da * ne oinu (m) ‘non uno’][6].

-Non uno- è il doppio circolo zumero di unu in -nun unu-:

unu è il signore assoluto della città che trattava tutti come zero:

nun

  n., prince, noble, master (ni2, ‘fear, respect’, + un, ‘people’ ?) [NUN archaic frequency].

  v., to rise up (n, ‘to be high’, + u5, ‘to mount; to be on of; raised high).

   adj., great, noble, fine, deep[7].

nun-e

  adv., princely (‘prince’+ locative terminative e [cuore nds[8]].

(d) nun-gal (-e-ne)

  the great gods; the gods of heaven (Akkadian Igigi, perhaps [e forse non] i2, ‘five’ + gi3[DIS]+ gi3[DIS] = ‘the seven, the innumerabile’) (‘prince’ + ‘great’ + plural)[9].

L’ordine è da lat. ordo zumero urdu:

arad (2), urdu (2), ir 3, 11

   (male) slave; servant; subordinate (cf., ir3) (Akk., loanword from wardum, ‘male slave, man servant’) [IR11 archaic frequency; 10] [10].

Dunque, nun che è unu ed è en:

 Giovanni Semerano chiarisce ne, nec [nonché en, il Signore, come noi vediamo:

en

   n., dignitary; lord; high priest or priestess; ancestor (statue); diviner [EN archaic frequency].

  v., to rule.

  adj., noble (cf., uru16 [EN] (-n))[11]]:

ne avv. certamente, v. n  nai.

ne avv. non; ‘ne…quidem’ neppure; cong., affinchè non; che non; nelle interrogative: forse che non?; nec non, umbro *nei-; ni avv. e cong. (arcaico ‘nei’) che non, indicante il timore che avvenga qualcosa o si faccia; in negativa, v. gr. an-, a-, Sanscr. na, lit. ne, ant. sl. ne, got. ni; il celt. an-, germ. un-: accad. janu (no, [there] is not; no’), ebr. ‘en, ugar. ‘in; cfr. accad. a, aj (non, ‘not’); alle basi indeuropee stanno testimonianze sumere: na, nam, nu (non); il senso di timore richiama la base sum. ni, ne, (temere, ‘to fear, to be afraid’)[12].

en lo stesso senso di “ecce”: enfatica, in contesti come “en Priamus” (Verg., Aen., 1, 461), “en ego vester Ascanius (ibid., 5, 672); unito a un pronome dimostrativo: “en haec promissa fides est?” (ibid., 6, 346); “en aspice” (Ovid., Am., 1, 8, 31). Se ne ignorò l’origine. Corrisponde alla base dimostrativa semitica: accad. annu (questo, quello, ‘this’, ‘that’) [“an Phoebi soror?” (Verg., Aen., 1, 329), “anne novum tardis sidus te mensibus addas” (Verg., Georgiche, 1, 32)], anche hanniu, ugar. hn; cfr., enz quello; con tendenza di accad. a e e specie per influenza delle laringali: accad. aduedu etc.[13].


[1] : 122.

[2] Lo Zingarelli’98.

[3] John Alan Halloran, Sumerian lexicon, Los Angeles, Logogram Publishing, 2006 : 194.

[4] John Alan Halloran, Sumerian lexicon, Los Angeles, Logogram Publishing, 2006 : 113.

[5] John Alan Halloran, Sumerian lexicon, Los Angeles, Logogram Publishing, 2006: 158.

[6] lo Zingarelli ’98.

[7] John Alan Halloran, Sumerian lexicon, Los Angeles, Logogram Publishing, 2006: 212.

[8] John Alan Halloran, Sumerian lexicon, Los Angeles, Logogram Publishing, 2006: 212.

[9] John Alan Halloran, Sumerian lexicon, Los Angeles, Logogram Publishing, 2006: 212.

[10] John Alan Halloran, Sumerian lexicon, Los Angeles, Logogram Publishing, 2006: 23. 

[11] John Alan Halloran, Sumerian lexicon, Los Angeles, Logogram Publishing, 2006 : 61.

[12] Giovanni Semerano, Le origini della cultura europea, vol. II, Dizionari etimologici, Firenze, Leo Olschki, MCMXCIV.

[13] Giovanni Semerano, Le origini della cultura europea, vol. II, Dizionari etimologici, Firenze, Leo Olschki, MCMXCIV.

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