Poi alle 18,02 entra nella sede Nazionale del PD a via del Nazzareno e sale all’ultimo piano per dar inizio alla Direzione Nazionale del dopo Referendum che ha visto la Vittoria del No.
Alle ore Ore 18.10, inizia l’intervento di Matteo Renzi: “Se il popolo vota No mi assumo tutta la responsabilità. Ma noi dobbiamo riflettere su cosa significa essere un partito a vocazione maggioritaria in questo contesto sistemico”. - e continua - “Propongo una linea politica a questo partito: noi non abbiamo paura di niente e di nessuno. Se le altre forze politiche voglio andare a votare dopo la decisione della Consulta lo dicano chiaramente. Il Pd non ha paura della democrazia. Se invece vogliono un nuovo governo che affronti la legge elettorale e gli impegni internazionali, il Pd è consapevole degli impegni ma non può essere il solo a caricarsi il peso”.
“Propongo che ci sia una delegazione al Quirinale composta da uno dei due vicesegretari, Guerini, dal presidente e dai due capigruppo”.”Propongo che la direzione sia convocata in modo permanente per consentire alla delegazione di venire a riferire quando vi saranno elementi di novità”. “Il Pd non fugge dalla democrazia e dalla trasparenza e nemmeno dallo streaming. Questa discussione sarà pacata e trasparente, agli occhi del mondo e del nostro popolo, mentre in queste ore c’è boom di iscrizioni al Pd”.
Poi si rivolge alla minoranza Dem: “So che alcuni di voi ha festeggiato: lo stile è come il coraggio di Don Abbondio. Anche io alzo il calice, perché quando hai la fortuna di governare il paese più bello del mondo non hai ma il diritto di mettere il broncio”.
E conclude tornando a parlare a tutto il partito: “Vorrei che il Pd fosse orgoglioso del fatto che ci sia qualche diritto in più e delle tasse in meno”. “L’impronta che abbiamo dato ha un’impronta organica: meno tasse, più diritti”. “Rivolgo alle imprese un invito perché investano, i soldi ci sono, nessuna crisi politica deve bloccare la straordinaria finestra di opportunità creata”.
E alle 19 sale al colle più alto di Roma a rassegnare le dimissioni nelle mani del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella.
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