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Giovedì, 29 Dicembre 2016 13:18

Taranto - L'Anfiteatro greco-romano dimenticato sottoterra, l'appello di Nicola Cippone

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Sul Quotidiano di Taranto del 2004, fu riportato un intervento del prof Nicola Cippone, scrittore, medioevalista ed esperto della storia di Taranto (autore fra l’altro di diversi libri tra cui Il Borgo prima del Borgo), dal momento che lo stesso illustre storico tarantino con un messaggio accorato che riportiamo ce lo ripropone, lo pubblichiamo per la cultura dei tarantini.

In calce c’è una nostra postilla a memoria dei contemporanei della città jonica a spiegare i nostri punti interrogativi.

Ecco la premessa di Cippone di oggi

Miei cari amici di facebook, spero che riusciate a leggere la data dell'articolo pubblicato su un quotidiano di Taranto: venerdì 26 novembre 2004, 12 anni fa. Relativamente all'anfiteatro tarantino, è uno dei più recenti. Delle decine di articoli da me pubblicati sulla stampa, la Gazzetta del Mezzogiorno, il Corriere del Giorno, il Quotidiano ecc., i primi risalgono agli inizi degli anni '90 e più, quasi trent'anni. Ma i decenni trascorsi non sono serviti; l'anfiteatro, intero nella sua ellisse e alto dal piano di calpestio almeno 8 metri, ancora giace, ignorato. La dottoressa Dell'Aglio, dopo molti articoli da me scritti, in un'intervista rilasciata alla stampa locale, affermò che dell'Anfiteatro non restava che qualche piccolo frammento. Da ridere! E ancora oggi la tengono in considerazione! Pur essendo quello ha affermato la negazione della storia e della cultura.  Mi piacerebbe che questa pagina del quotidiano tarantino arrivasse sulla scrivania del Soprintendente o della direttrice del museo. Trovandomi a Bologna, vorrei che qualche amico informasse di questa situazione le autorità e la Soprintendenza, con la speranza che qualcosa succeda!

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Ecco la pagina del Quotidiano del 2004 rifatta e rimessa online con questo titolo

RIAFFIORA L’ANFITEATRO, DOPO 200 ANNI

L'Anfiteatro, dal quale la via del Borgo cittadino prende il nome, sembra ini­ziare a riaffiorare (?) attraverso il rinve­nimento dei ruderi datati oltre due se­coli fa nell'area sotterranea al di sopra della quale è previ­sta la costituzione del teatro dell’ani­mazione (?). Sulla que­stione interviene Nicola Oppone ap­profondendo l'ar­gomento e auspicando che venga realizzato un percorso sotterra­neo che ne permet­ta la fruizione.

Riponiamo di seguito il suo intervento.

“In via Anfiteatro vengono dissotterrati quei ruderi che da sem­pre la comunità taranti­na anela di vedere, gli stessi ruderi che oltre duecento anni or sono, nella primavera del 1789, il nobile svizzero De Dalis Marschlins, economista ed appassio­nato di antichità, giun­to a Taranto al seguito dell’arcivescovoCapecelatro, descrisse dopo alcuni sopralluoghi fra i relitti della città antica: “Ver­so sera visitai il giardi­no dei monaci Teresiani onde esaminare gli avanzi del classico tea­tro di Taranto. Un arco basso, pochi gradini ri­coperti di rovi (...).”  Diciotto anni prima, nel 1771, Cataldantonio Carducci descrisse i po­chi ruderi che erano an­cora visibili nello stesso giardino, tutti d’opera reticolata (...). Dovrebbe bensì sca­varsi per osservar dove vadano a finir quegli spezzoni (..).

All’orlo del fondo dove sono quei vecchi muri del suddetto Giar­dino de’Teresiani, fu per avventura l’anno passa­to una volta obliqua, ap­punto come di una tromba di scala, che va sotterrai..), da ciò po­trebbe venirsi forse in cognitione, per dove correva l’ordine de’ sedili, che avean por­tici e scale."

A pochi metri dalla riva di Mar Grande quei pezzi dell’anfiteatro in opera reticolata, consu­mati dal sole e dalla salsedine portata dallo scirocco, spuntavano ancora fra le piante dì cappero e cipollazzi nel giardino sotto il conven­to Teresiani, oggi S. Gio­vanni di Dio.

“Sarebbe molto faci­le”, commenta il nobile de Salis, “ripulire e libe­rare dai rottami quel posto memorabile, e for­se anche lasciare scoper­ta la parte inferiore del teatro; ma dappoiché ò caduto nelle mani dei monaci, è facile preve­dere che la cosa non si avvererà giammai".

Finalmente oggi, dopo due secoli, l’anfiteatro inizia ad affiorare nell’omoni­ma strada, con muri in opera reticolata che sostenevano le gradinate, scalene in opus latericium di accesso ai diversi settori.

Il livello dell’area occupata all’epoca dal monumento è artificiale, in quanto fu ricavato sul crina­le di un’altura rivol­to verso Mar Gran­de, Montedoro, esi­stente fino alla prima metà dell’800.

Comunque, con ogni cautela, in base alla documentazione cartografica raccolta in numerosi archivi da chi scrive, l’impianto del monumento dovrebbe trovarsi a 6 o 7 metri sotto l’attuale piano di calpestio di via Anfitea­tro.

Gli scavi e la succes­siva fruizione dell’anfi­teatro grazie ad un per­corso sotterraneo, con­temporaneamente al re­stauro e riuso a teatro d’animazione del merca­to coperto, che non deve essere rimosso, contri­buirebbe a dare un va­lore culturale straordi­nario all’intervento.

Rassegnarsi ad un programma che preve­desse il restauro ed il riuso del mercato coper­to a teatro d’animazio­ne e per questa ragione costringesse la comuni­tà tarantina a rinuncia­re ancora per secoli alla fruizione dell’anfiteatro sottostante sarebbe una soluzione insopportabi­le. In una città affollata di associazioni, società, istituti, uomini di cultu­ra pronti a raccogliere medaglie e prebende, tuttavia misteriosamen­te renitenti - ma non troppo - sull’argomento, il Comitato per la valorizzazione dell’anfiteatro tarantino – di cui lo scri­vente è il portavoce -  sostenuto da poche associazioni ambientaliste, è stato il solo a difendere il monumento della città magnogreca.

Attualmente più fat­tori contribuiscono acchè si realizzi il rinve­nimento archeologico più importante di que­sto secolo: l’attività del­la Soprintendenza Archeologica che, nono­stante alcune difficoltà iniziali e le notorie esi­gue risorse, ha imposto i dispositivi previsti dal­la legge; l’impresa costruttrice che, essen­do di Taranto, opera bene e nell’esclusivo interesse della città e, non ultima, la vigile e silenziosa attenzione della città intera.

Ahimè, diciamo noi, il recupero non c’è stato durante il decennale dell’attuale sindaco, e neanche il teatro di animazione, sono ritornati gli uffici comunali, il piano è stato asfaltato e tutto quello che diceva la dottoressa che cita il nostro Cippone, è un rettangolo recintato spesso con spazzatura senza un cartello e con…quattro pietre. Tarantiniiiiiii……!  

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