ANNO XVIII Aprile 2024.  Direttore Umberto Calabrese

Sabato, 31 Dicembre 2016 00:00

Mistero

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31 dicembre 2016. San Silvestro (eletto papa nel 314, regnò con Costantino imperatore, non fu presente ai concili di Arles 314, di Nicea 325, morì il 31.12.337).

Vi propongo di osservare la parola ‘mistero’.

Io ho vissuto 40 anni (1963-2003) da agnostico. Nel 1992 ebbi un coma da emorragia cerebrale che mi buttò fuori dalla finanza, mi fece pensare e nell’estate del 2003 mi portò alla Comunione giornaliera. Da meditazioni sui nomi degli dèi, osservate come termini di durata millenaria, sono entrato nello studio di zum. AN TAR ISH, accado Taranis, la stella-dio del Capodanno, zag.mu (-k).

Ho studiato questo teonimo e parola per 24 anni a tempo pieno e ne ho tratto l’archeologia del linguaggio: ovvero, gli antichi osservarono e scrissero sui nomi degli dèi che i primi traduttori dal cuneiforme classificarono come inesistenti; il me è stato definito uguale ad essere in modo tecnico, ma non esistente perché gli dèi non esistono. È un mistero, per me, chiarirvi come i moderni continuino a ripetere questa scemenza senza arrossire. La fantascienza moderna può narrare cose inesistenti presentandole come possibili. 4000 anni fa la fantascienza non c’era. Dunque, se incontrate un zumerologo che vi racconta che il mu è il nome fonte di tutti i nomi, il me vale essere, ma non esiste, ridetegli in faccia. Io faccio come il tuono.

Il 28.12 in Tuono

http://www.agoramagazine.it/index.php?option=com_k2&view=item&id=12597:tuono&Itemid=713

vi ho evidenziato il verbo tuono enunciato in prima persona da Semerano

Giovanni Semerano rubrica solo il verbo:

tono, -as, -ui, -are tuono, mando un rimbombo di tuoni, rimbombo fortemente, chiamo con voce tonante (Verg., Aen., 4, 510 [(Stat arae circum, et crinis effusa sacerdos) // ter centum tonat ore deos, Erebumque Chaosque //tergeminamtemque Hecaten, tria virginis ora Dianae. Tr.: (Sorgono intorno le are, e la maga, sparsa i capelli), chiama a gran voce trecento volte gli dèi e Erebo e Caos e la triplice Ecate e la triforme vergine Diana], faccio rimbombare con le parole. Se ha un soggetto è ovviamente ‘Juppiter tonans’: come il lampo è il segno del volere divino, così il tuono è la voce stessa del dio; anche per Jahve il tuono è la sua voce (Sal., 29,3 (Il Signore tuona dalle acque, il Dio della gloria scatena il tuono…) […]: nelle teofanie Jahvè si rivela nel tuono e nella folgore. In accadico ramanu è urlare [lat. parl. urulare re.: lo Zingarelli’98] è la voce della tempesta e del dio tonante: in ebraico tan è l’animale che ulula; in ugaritico anj è il nome dell’uccello delle tempeste; tant è il grido, la voce; ‘tono’ è della stessa base di ugar. anj, ebr. anah, aram. nh, accad. anahu:

utannhu (produrre un suono cupo, doloroso, to produce sound’, ma anche “levare la voce, esaltare, cantare): ebr. tana (to sing, to praise): cfr., accad. tanehu (voce dolorosa): cfr., sanscr. tanyati (tuona), che si ritenette contaminato con voci denotanti ‘émettre un bruit sourd, gémir’ (Ernout-Meillet); ‘tonitrus’, ‘tonitrua’ denota il rimbombo che sembra ripetere il suono: l’elemento ‘tru-‘ corrisponde al semitico: accadico taru (tornare, girare), ebr. ta’ar (to go around)[2].

Semerano ignora ‘mistero’. Lo ignorano anche Ernout e Meillet, che però lo sfiorano con misceo: mixstarius, mixstarium, quo miscemus = gr. Xrat r.

In realtà, come tuono è ‘io tuono’ detto dal Cielo, così mis-tero è –sfrego, tero, mis=

mei, V. ego, ed = meis, V. meus [re.: Georges Calonghi] detto dagli dèi: io sfrego me stesso!

A senso è l’opposto di mira-colo, ‘coltivo cose meravigliose’ detto dall’uomo.

In mis-tero il verbo tero, -is, trivi, tritum, terere, sfregare, sfrega fino a dare cose trite.

Tutto ciò premesso, andiamo ad affrontare il ‘filtro’ dal divino all’umano nel zumero mis-:

(gis) MI (-si) – sahar [IS] (ra) (ku6 –fish)

 sieve [filtro] (for gold dust), moray cel (?) (‘dark’(?) + ‘ray-like; to fill’ + ‘sand, sediment’ + genitive/locative)[1].

te, de4

  n., cheeck; skin; membrane; thorn, sting; characteristic symbol, tattoo (cf., temen; me-te) [TE archaic frequency].

  v., to prick, pierce; to dye red; to tattoo (usually reduplicated) (cf., te, de4, teg3; ten/ te-en).

  Emesal dialect interrogative, ‘when?; why? [2]’. 

ru

   n., present, gift, offering [RU archaic frequency].

    v., to blow; to gift; to offer; to pour out; to inflict; to send (cf., rug2) [3].

L’osservatore noterà il perdurare della ‘connessione, te’ al ‘sacro, ru’ di -te.ru.

L’espressione tradotta con ‘filtro’, sieve, è chiusa tra gli esponenti GIS-KU:

GIS-KU

  (cf., gisilluru; gesbu; gisLAGAB.RU)[4].

Io traduco GIS-KU ‘albero-distinguo’.

Distinguoku gesbu ‘albero. Conoscenza’.

Distinguoku gisLAGAB.RU

                   albero circolo, sacro.

                     veneer, vernice (impiallicciatura), overlay, coperta[5].

Distinguoku gis3-zu:

gis3-zu

  having born young; open (gis3, ‘penis’, + zu, ‘knowing’)[6].

Che questa nota mi venga cinque giorni dopo Natale 2016 è curioso.

Bisogna distinguere anche tra i moderni per il seguito su IL.

Vi ho riferito ampiamente dell’identificazione fatta da Robert A. Di Vito di IL = Dio, da Studies in third millennium sumerian and akkadian personal names pubblicato in Roma 1993 da Editrice Pontificio Istituto Biblico. E’ ignoto ad Halloran, che segue:

il5

 (cf., ili5)

il2-la2

  elevation; heigts (‘to raise, to lift up’ + lal, ‘to measure, weigh’; cf., dun3-la2, ‘depression’ and ib2-la2, ‘depression’ and ib2-ba-la2, ‘flat country’)[7].

ila2, ili2, il2

  n., carrier; basket; head load (loan from Akkadian elu(m) III, ‘to raise/be high’; cf., Orel & Stolbova #1102, *’flay- “raise”).

  v., to lift, carry, bear; to gather, deliver, bring; to endure; to support; to promote; to carry forward (in accounting); to be high; a rare OB math. term, to multiply; to shine (il2-i in maru).

  adj., raised, honored, elevated[8].

 

(gis) il-lu-ur

 a syllabic writing for gisilluru; a tree, perhaps Melia azedrach, ‘Chinaberry’ (Akk., zanzaliqqu)[9].

gisilluru, illulu, illar, ilar,

  throw-stick; bow; arc (made from poplar, apple, and oak tree wood) (ila2, ‘to lift’, + ru, ‘to send’)[10].

illu [A.KAL]

  high water, flood; (amniotic) fluid, exudation, resin; reservoir, water basin (designation of soil in land survey texts)[11].

A.KAL = ‘seme. valore’.

Il.lu = soggettolu. Dioil.


[1] John Alan Halloran, Sumerian lexicon, Los Angeles, Logogram Publishing, 2006 : 175.

[2] John Alan Halloran, Sumerian lexicon, Los Angeles, Logogram Publishing, 2006 : 274.

[3] John Alan Halloran, Sumerian lexicon, Los Angeles, Logogram Publishing, 2006 : 219.

[4] John Alan Halloran, Sumerian lexicon, Los Angeles, Logogram Publishing, 2006 : 105.

[5] John Alan Halloran, Sumerian lexicon, Los Angeles, Logogram Publishing, 2006 : 155.

[6] John Alan Halloran, Sumerian lexicon, Los Angeles, Logogram Publishing, 2006 : 107.

[7] John Alan Halloran, Sumerian lexicon, Los Angeles, Logogram Publishing, 2006 : 124.

[8] John Alan Halloran, Sumerian lexicon, Los Angeles, Logogram Publishing, 2006 : 124.

[9] John Alan Halloran, Sumerian lexicon, Los Angeles, Logogram Publishing, 2006 : 124.

[10] John Alan Halloran, Sumerian lexicon, Los Angeles, Logogram Publishing, 2006 : 124.

[11]John Alan Halloran, Sumerian lexicon, Los Angeles, Logogram Publishing, 2006 : 124.

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