ANNO XVIII Aprile 2024.  Direttore Umberto Calabrese

Sabato, 31 Dicembre 2016 00:00

La societá complessa: Israele

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Di fronte a un’inedita confrontazione diplomática e di botta e risposta tra il Segretario di Stato John Kerry e il Primo Ministro israeliano Benjamin Nietanyau, é opportuno chiarire alcuni aspetti della composizione etnico-religiosa degli ebrei israeliani.

É necessario affermare che, l’astensione degli Stati Uniti al Consiglio di Sicurezza dell’ONU, la prima volta che succede dopo 66 anni di stretta collaborazione tra la superpotenza attuale e Israele, il Presidente Obama ha voluto far pagare al Primo Ministro Benjamin Nietanyau, l’affronto di aver voluto fare un discorso davanti al Congresso degli Stati Uniti, senza concordare, cosí com’è la tradizione consolidata, con il presidente americano in carica. Al di lá che il Congresso (Camera e Senato) siano nella maggioranza avversari dell’attuale Presidente.

Mi é sembrato uno sgarbo tale che Obama ha voluto farglielo pagare all’attuale Primo Ministro Nietanyau.

Ma non é mia intenzione continuare in una polemica, tra la superpotenza attuale e Israele per la fluiditá di botte e risposte.

Vorrei, innanzittutto dire, che simpatizzo con Israele e con gli ebrei della Diaspora. E ricordando un libro a me caro di Joseph Ratzinger, “Dio e il Mondo”, il futuro Papa Benedetto XVI, che ricordo con malincuore, afferma che le persecuzioni degli ebrei e la loro sopravvivenza nella storia, significa che Dio é giusto, ossia é sempre fedele all’alleanzam stabilita con Abramo e Davide.

Dobbiamo, egli affermava, avere la pazienza del Signore, e attendere quando gli ebrei riconosceranno Gesú Cristo come il Figlio di Dio e il loro Messia.

Aggiungo anche che il mancato accordo di pace con i palestinesi di Cisgiordania e Gaza, manifesta la totale sfiducia, che esiste tra le due parti.

Per tentare di sfatare alcune leggende oscure degli antisemiti, sempre presenti anche tra di noi in Europa, e pure tra le borgate piú popolari di Roma, é opportuno chiarire che la societá israeliana é molteplice e complessa.

Anche per sfatare false idee, tra la propaganda politica di parte, in Europa, in America e anche in Italia. Ci sono le grandi correnti degliaskenaziti (ebrei provenienti dall'Europa centro-orientale), sefarditi (provenienti dalla Spagna) e mizrahi (dai paesi islamici, spesso confusi coi precedenti), ulteriormente suddivisi per paesi(gli italiani, per esempio non appartengono a nessuno dei tre gruppi).

Ci sono poigli israeliani e gli ebrei della diaspora, di numero ormai quasi pari, con abitudini e culture religiose molto differenziate. Ci sono i laici, poco o nulla praticanti l'ebraismo, anche se ne applicano i riti alle tappe fondamentalidella vita -nascita matrimonio morte, - e magari ricordano le feste fondamentali, maggioranza in Israele e in Europa, e i religiosi. 

L'appartenenza religiosa di solito si riferisce a tre grandi correnti: i "reform", più modernisti di tutti, i "conservative" che costituiscono una sorta di via di mezzo, sforzandosi di conciliare le regole antiche della religione con la modernità, e gli ortodossi, che rispettano non solo le regole bibliche e del Talmud, ma anche tutte le decisioni e i costumi.

La maggior parte di loro è schierata sul punto fondamentale della legittimità dello stato di Israele su posizioni analoghe a quelle della sinistra più intransigente e super-laica: paradossi della politica. In generale sono affetti da un'interpretazione molto letterale delle loro tradizioni e da una sessuofobia particolarmente intollerante. Sono loro gli autori degli ultimi incidenti e anche degli scontri violenti che negli ultimi anni hanno più volte devastato quartieri di Gerusalemme contro l'apertura di un parcheggio funzionante anche di sabato. I rapporti fra Stato di Israele e religiosi sono spesso descritti dai giornali alternativamente come ideologici (il governo della destra fanatica) o come di interesse (la destra che "comprerebbe" i voti dei religiosi). In realtàil "compromesso storico" fra il sionismo che nacque e resta laico (sia nella variante laburista che in quella "revisionista" cioè nazionalista)e il mondo religioso, risale alla fondazione del movimento, è stato perseguito già da Theodor Herzl e messo in pratica da Ben Gurione ha profonde ragioni ideali. L'ebraismo si è perpetuato soprattutto come religione enon può certo mettersi a escludere o peggio a perseguitare le sue correnti più attaccate alla tradizione. Agli haredim è stato dunque concesso un regime di esenzione dal servizio militare e di finanziamento sociale, che per lo più non è stato purtroppo ricambiato dalla lealtà. Masi tratta di una corrente in crescita (come è in crescita il sionismo religioso), che avrebbe certamente diritto al rispetto di tutti. Questo rispetto è peròreso impossibile dall'intolleranza e dalla violenza di certe manifestazioni, dal rifiuto di accettare la legittimità di chiunque altro, in casi estremi dalla volontàconsapevole di ferire la maggioranza e di violare i diritti altrui.  

La questione femminile in questo senso è esemplare: nessuno vuole imporre agli haredim delle forme di socializzazione che essi disapprovano, per esempio la mescolanza dei generi durante la preghiera (che tutti gli ortodossi rifiutano e invece reform e conservative approvano). O nessuno vuole impedir loro di vestirsi con "modestia", anchese i suoi modelli vestimentari sono un esempio classico di assimilazione, ripresi come sono dai costumi ottocenteschi, di Polonia e Ucraina.ad Hana Bendkowsky, ebrea di Gerusalemme da anni attiva nel dialogo con tante realtà cristiane. Proprio a lei nell'ottobre 2010 la Santa Sede affidò il compito di raccontare agli israeliani il Sinodo per il Medio Oriente su un'apposita sezione in ebraico aperta sul sito della Radio Vaticana. Molto chiara la sua risposta alla domanda sui pregiudizi più diffusi tra i cristiani nei confronti degli ebrei: «Non ci conoscete - spiega -. In Israele cercate ancora gli ebrei dell'epoca del secondo tempio, quelli di duemila anni fa. Non capite la relazione che esiste tra la religione e i precetti. Credo, però, che lo stesso discorso valga, a parti invertite, anche per tanti ebrei nei confronti dei cristiani»

Tutto ció che ho descritto, in una parte é opera dei Francescani che si trovano e gestiscono, tra mille difficoltá, le Basiliche cattoliche dei luoghi Santi. E mi sembra nomale che un movimento mendicante, come loro, abbiano voluto pubblicare in un dossier, il pluralismo esistente in Israele, nella cultura, come negli aspetti religiosi. Quelli che si stracciano le vesti in Europa contro Israele e invocano inesistenti "maggioranze silenziose" contro "l'alleanza della destra e degli ultraortodossi" farebbero bene a spostare lo sguardo subito oltre i confini di Israele e a guardare il sangue sparso in Siria o in Egitto, dove i rapporti fra religione e politica e le dittature al potere sono davvero violente e intolleranti.

*Giá Professore di Relazioni Internazionali, ora pensionato.

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