ANNO XVIII Aprile 2024.  Direttore Umberto Calabrese

Martedì, 10 Gennaio 2017 00:00

Mentana «Tutti all'attacco di Grillo e nessuno se la prende con Verhofstadt che aveva venduto la pelle dell'orso»

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Il giornalista de la7 chiude cosi il suo editoriale sulla vicenda dello schiaffo europeo al Movimento 5 stelle che aveva avuto una maggioranza vicina all'80% per fare l'accordo con i liberali che ora si defilano.

Va da sè che, come abbiamo dato notizia nel pomeriggio di ieri, le pressioni sul gruppo liberale per non fare l'accordo con gli euroscettici grillini erano già in atto con numerosi interventi. Ora, dice Mentana, dovrebbe il belga Verhofstadt dimettersi dalla presidenza del suo gruppo europeo, per coerenza.

Citiamo questa autorevole posizione sulla stampa perchè ci sembra la più obiettiva. Il che la dice lunga sull'accusa di Beppe Grillo alla stampa, nella quale accusa aveva tirato anche La7 (poi ritirata) per la quale aveva anche meritato una querela di Mentana (poi ritirata). Scriviamo questo perchè lo scacco ricevuto a livello europeo dai pantastellati non ha trovato adeguato trattamento dall'altra stampa che si è limitata a dare la giusta parola a chi ora sulla ferita europea del M5S ci mette il sale, da Salvini che chiama nel suo movimento gli euroscettici e antieuro, come del resto fa lo stesso la Meloni, e a seguire Forza Italia, Fitto, il Pd e sinistra italiana. La vicenda dei gruppi in europa rappresenta una storia a sè. Tutti ricorderanno la fase in cui, Berlusconi al potere in Italia, il partito democratico era nello stesso gruppo popolare europeo in cui stava Forza Italia (2004-2009), quindi non sono davvero scelte ideologiche, ma strategiche.

Anche perchè le regole rappresentano una realtà europea ove ciascuna forza nazionale è autonoma nelle decisioni. Certo, fa specie vedere una forza euroscettica allearsi con arcieuropei. Questa storia non è andata giù alla pancia del movimento, ma ha raccolto però solo un 20% di contrari.  Ora è già in atto la elezione del presidente Europeo, la scelta è tra Taviani, che è stato già presidente per conto di Berlusconi, e Pittella, portato dai socialisti europei. Verhofstadt poteva essere l'alternativa, ma adesso quale credibilità avrebbe avuto dopo il pataracchio che ha combinato? Non facciamo alcuno sconto a Beppe Grillo, gli rendiamo il merito sulle scelte di coinvolgere il corpo sociale che non vediamo spesso altrove, ma questa volta era una strada davvero incomprensibile se non lo fosse per ragioni di sopravvivenza dei gruppi nel parlamento, ma non è sufficente per sanare la ferita. Gli avversari lo sanno. 

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