quindi ha fatto un appello a “disarmare gli spiriti” e a rilanciare tutti insieme, governo, opposizioni e forze sociali, la strada impegnativa ma comunque obbligata del dialogo.
“Nel nostro Paese, il 2016 è finito in malo modo, con grande disperazione. Il bilancio è da tutti i punti di vista”. Così il presidente della Conferenza episcopale venezuelana (Cev) e vescovo di Cumaná, monsignor Diego Padrón Sánchez, nel corso della prolusione che sabato 7 gennaio ha inaugurato a Caracas l’assemblea plenaria dei vescovi venezuelani, intitolata “Una Chiesa di comunione per un Venezuela più giusto e credente”, che si è aperta anche al Consiglio nazionale dei laici. Il presidente della Cev ha messo in fila le cifre e i fatti degli ultimi mesi: “Quasi 29.000 morti violente; la fame e la mancanza di cibo che causano agonia e malnutrizione; la carenza di medicinali, che provca decessi e il riapparire di epidemie; più di 120 prigionieri politici ingiustamente e illegalmente detenuti; la corruzione diffusa, l’attacco sistematico alle imprese private e ai media indipendenti; l’inconsulta, violenta e incostituzionale ideologizzazione dell’educazione; i tentativi di ignorare l’Assemblea nazionale; la chiusura al percorso elettorale (per il referendum revocatorio del presidente Maduro, ndr); la crisi finanziaria e, più recentemente, l’improvvisazione e la confusione con il ritiro, poi smentito, della banconota di maggior valore, decisione che ha creato grande incertezza e ansia nella popolazione, soprattutto i più poveri” Informa Agensir.
Mons. Padrón ha citato anche alcuni fatti accaduti nelle ultime settimane: il massacro di Barlovento, commesso da gruppi paramilitari, saccheggi e atti di vandalismo a Cumaná, Ciudad Bolívar e altre città, l’aggressione al monastero trappista di Mérida. Nel corso della relazione il presidente della Cev ha difeso il tentativo della Santa Sede di favorire il dialogo tra la parti, pur ammettendo che tale sforzo non ha finora funzionato. Ed ha smentito con energia che sia stato proprio questo tentativo di dialogo a far naufragare i tentativi dell’opposizione di promuovere un referendum revocatorio rispetto alla presidenza Maduro. L’unico responsabile della mancata convocazione del referendum, richiesto dal parlamento, è stato secondo il vescovo il Governo nazionale.
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