E' quanto emerge dal monitoraggio della Coldiretti sugli effetti congiunti delle nuove scosse e della neve in un territorio a prevalente economia agricola con una significativa presenza di allevamenti di pecore e bovini che in migliaia sono costretti al freddo. Per effetto del maltempo - sottolinea la Coldiretti - e' crollata fino a dimezzarsi la produzione di latte negli allevamenti in queste zone a causa dello stress termico in una situazione in cui solo nelle Marche si contano ora seicento mucche e cinquemila pecore al freddo nelle neve senza ripari.
Si stima infatti - sottolinea la Coldiretti - che appena il 15% delle strutture di protezione degli animali siano state completate fino ad ora e gli allevatori non sanno ancora dove ricoverare mucche, maiali e pecore, costretti al freddo, con il rischio di ammalarsi e morire, o nelle strutture pericolanti che stanno cedendo sotto il peso della neve e delle nuove scosse. La neve - precisa la Coldiretti - ostacola la circolazione soprattutto nelle strade rurali con difficolta' a raggiungere gli allevamenti e garantire la mungitura che deve essere fatta due volte al giorno ma anche per le consegne dei mangimi necessarie all'alimentazione degli animali e la raccolta del latte dagli animali che risulta difficile dal Lazio all'Abruzzo dove in molti sono stati costretti a gettarlo. In difficolta' e' quindi anche il fiorente indotto agroindustriale con caseifici, salumifici e frantoi dai quali si ottengono specialita' di pregio famose in tutto il mondo che sostengono che il flusso turistico che e' la linfa vitale per la popolazione.
Dove possibile - riferisce la Coldiretti - e' scattata la solidarieta' tra agricoltori che si sono stati mobilitati anche con i trattori attrezzati come spalaneve per togliere la neve dalle strade e garantire la circolazione nelle campagne ma restano gravi difficolta' ed e' dunque importante l'intervento annunciato dell'esercito per garantire la circolazione. La situazione - afferma la Coldiretti - e' insostenibile per gli uomini e gli animali che sono rimasti nelle campagne terremotate dove a distanza di 5 mesi dalle prime scosse si registrano pesanti ritardi ed inefficienze burocratiche con le difficolta' che si aggravano con il maltempo.