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Sabato, 04 Febbraio 2017 00:00

Osservatorio militare, uranio impoverito: Claudio Caboni la 340^ vittima

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L’osservatorio militare, insieme all’avvocato Angelo Fiore Tartaglia, Domenico Leggiero e Mary Tagliazucchi danno il triste annuncio della morte di Claudio Caboni

L’uranio impoverito, il killer silenzioso, ha fatto un’altra vittima, la numero 340. L’ufficiale di Alghero, specialista nell’aviazione e uno dei massimi esperti di velivoli, appartenente alla Brigata Sassari con alle spalle oltre 20 missioni all’estero, a soli 59 anni lascia moglie e figlia stremato da un cancro linfatico . I funerali verranno celebrati oggi ad Alghero, in forma privata, nella parrocchia di Santa Maria Goretti.

Come riferito dal deputato di Unidos, Mauro Pili il militare, malato già dal 2014 più volte si era rivolto all’Osservatorio Militare , che da sempre aiuta e sostiene i militari malati, vittime dell’uranio impoverito per vedersi riconosciuta la malattia causata, come sempre dall’esposizione a questo killer letale e silenzioso. Naturalmente tutto verificato dalle analisi svolte da Caboni e che attestavano l’avvenuta contaminazione avvenuta durante le sue missioni all’estero.

I nostri soldati italiani continuano a morire, mentre si nega ancora l’evidenza del nesso causale di tutte queste morti, che giorno dopo giorno allungano una lista che sembra non voler terminare mai.

Mauro Pili, ha annunciato che chiederà alla commissione d’inchiesta di acquisire questo, nuovo, fascicolo per far sì che un’altra morte non passi inosservata.

I militari, vittime dell’U235 (Deplete Uranium), giorno dopo giorno stanno sempre più coscienti e agguerriti nel chiedere giustizia. Da oltre 16 anni prosegue questa “guerra silenziosa” fra chi tace la verità e la grida a gran voce. I soldati ammalati che hanno servito il nostro Paese, diversi per età e appartenenza, hanno un qualcosa in comune: si sono scoperti malati di cancro. Diverse le patologie, ma simili. Tumori alla pelle, alle vie respiratorie, neoplasie polmonari, linfomi di Hodgkin, tumori all’intestino. Effetti tragici che per manifestarsi impiegano anche 15 anni.

A Roma, nel frattempo continua a battersi la Commissione d’inchiesta Parlamentare, presieduta dall’Onorevole Gian Piero Scanu, per far riconoscere i giusti indennizzi a queste “vittime del dovere”. L’intento è quello di attuare una proposta di legge atta ad abbattere il muro che ha impedito fino ad oggi ai soldati di accedere ad un sistema universalistico per quanto riguarda la sicurezza sul lavoro e il riconoscimento delle malattie professionali, gli indennizzi e l’assistenza sanitaria durante tutte le fasi della malattia correlata all’attività lavorativa.

Nel frattempo, in attesa che finalmente vengano presi provvedimenti, i nostri militari italiani continuano a morire. Questo nella completa omertà e ostruzionismo dei vertici militari che, a tutt’oggi non sembrano prendere atto della drammatica, quanto grave situazione

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