Quello che ci ha colpito di piu' e' l'assenza di riferimenti al maggior prodotto che l'America-Latina e il Messico esportano verso il nostro Paese e il nostro continente, la cocaina. Esportazione che vede la 'ndrangheta calabrese come maggior referente di import per lo Stivale e per l'Europa. Un prodotto, la cocaina, il cui valore economico va molto oltre quelli che sono i livelli delle altre merci che viaggiano tra i due continenti. La cocaina, il cui mercato ha un costo di riflesso per l'economia e le istituzioni che ha e continua a sconvolgere i minimi assetti di legalita' di ogni Paese al mondo. Aver relegato questa economia e questo prodotto nel generico “lotta al crimine organizzato”, al di la' delle buone e indiscutibili intenzioni dei vari capi di governo e ministri che ne hanno parlato in questa Conferenza, ci da' la percezione di come, in tutto il mondo, sia sottovalutato il fenomeno e, soprattutto, sottovalutato l'attuale sistema e metodo di lotta al business criminale (proibizionismo) gestito da bande criminali sempre piu' transnazionali, bande in cui l'Italia e' tra i primi Paesi per presenza territoriale.
In questa Conferenza, l'unica nota che e' stata evidenziata dai media come dissonante, e' stato il rinnovato rifiuto del presidente boliviano, Evo Morales, al trattato di libero commercio tra i due continenti. Il resto, cioe' il macigno della cocaina e delle droghe illegali e del narcotraffico, non ha trovato spazio. E' stato il grande assente. E siccome stiamo parlando del principale business tra i due Continenti (business che coinvolge anche l'Africa come ponte tra i due, e coi suoi strascichi di illegalita' e disastri istituzionali ed economici), non ci sembra di fare la parte di coloro che “cercano il pelo nell'uovo”. Questo “uovo” e' marcio, ed e' tale per responsabilita' degli Stati, per come lottano contro di esso (proibizionismo) e per come fanno finta che non esista o -peggio- relegandolo a fenomeno di semplice e complessiva “lotta al crimine organizzato”.
(1) Ci ha colpiti il nostro presidente del Consiglio che, per avvalorare e storicizzare il suo entusiasmo ha citato Cristoforo Colombo e Amerigo Vespucci. Con tutto il rispetto storico per questi due personaggi, in termini economici e' come se il presidente messicano Enrique Pena Nieto avesse citato il fatto che il pomodoro e' originario del Messico e solo dal XVI secolo in poi, dopo la “scoperta” delle Americhe (o l'arrivo nelle Indie, dipende dai punti di vista); e quindi avesse avvalorato la rinomata cultura gastronomica italiana, in cui il pomodoro ha un posto determinante, come figlia della civilta' aztecha-messicana. Piu' di qualcuno avrebbe alzato un sopracciglio... proprio come probabilmente hanno fatto alcuni americolatini/messicani alle pronunce del premier italiano.
Vincenzo Donvito, presidente Aduc
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