E così - si legge sulla Cnn - i simboli che aiutano ad esprimere le emozioni nella comunicazione digitale possono essere ammirati vicino ad un Picasso o un Pollock. A guardare i numeri lo strumento non è indifferente al popolo di internet: ogni giorno 6 miliardi di emoji circolano sul web e ad usarli è il 90% degli internauti.
I primi simboli alla fine degli Anni '90
Alla fine degli anni '90 il progettista
Perché le emoji non possono diventare una lingua
Le lingue sono dei sistemi complessi che per essere considerate tali hanno bisogno di regole e parole. Ciò che le differenzia da tutte le altre forme di comunicazione è proprio la possibilità di esprimere con esse idee complesse. Ecco perché gli emoji non possono diventare una vera e propria lingua:
- Il vocabolario è molto ristretto, anche se ogni anno vengono introdotti nuovi simboli, attualmente ne esistono circa 2000.
- Le forme pittografiche, a differenze di una qualsiasi lingua, non danno la possibilità di esprimere concetti astratti. I simboli si prestano per parole come ‘melanzana’, ‘pizza’, o per mandare un sorriso, un bacio, un saluto, ma è molto difficile parlare ad esempio di ‘femminismo’.
- Manca una struttura grammaticale che in una lingua viene usata continuamente e permette di creare frasi articolate.
Il designer Ken Hale, appassionato di emoji, ha cercato di rappresentare dei personaggi attraverso i simboli come ad esempio Alice nel paese delle meraviglie. Hale chiama il suo sistema ‘crypto-semantico’. Ma fin quando non si sviluppa un processo di apprendimento per capire cosa ogni simbolo rappresenti e come si combina con gli altri, il linguaggio di Hale è destinato a rimanere una lingua sconosciuta.
Comunicare emozioni nell’era digitale
Ma se le emoji non sono una lingua allora come si possono considerare? Molti credono che siano strumenti solo per adolescenti e che porteranno all’analfabetismo. Ma questo è un pregiudizio che non tiene conto, invece, di quanto le emoji incidano come strumento di comunicazione. Se è vero che la lingua permette di fare discorsi complessi, una parte importante della comunciazione dipende dal linguaggio non verbale. Quando si parla non contano solo le parole, ma anche i gesti, l’espressione del viso, il linguaggio del corpo e l’intonazione della voce. Tutti strumenti che servono per accentuare il messaggio trasmesso dalle parole. Un tipo di sguardo o un sorriso, spesso aiutano la comprensione del discorso. Parlare sul web è diventata un’abitudine, ma non sarà mai come un incontro faccia a faccia. Il linguaggio digitale è povero e le sfumature di un discorso tendono a perdersi. Ed ecco che un emoji può aiutare. Esso compie la funzione del gesto, dell’intonazione della voce e del linguaggio del corpo.(agi)
Sostieni il tuo quotidiano Agorà Magazine I nostri quotidiani non hanno finanziamento pubblico. Grazie Spazio Agorà Editore