ANNO XVIII Aprile 2024.  Direttore Umberto Calabrese

Martedì, 15 Agosto 2017 00:00

Il tributo fiscale, nel Vangelo

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Ora, Israele, che cosa ti chiede il Signore tuo Dio, se non che tu tema il Signore tuo Dio, che tu cammini per tutte le sue vie, che tu l'ami e serva il Signore tuo Dio con tutto il cuore e con tutta l'anima, che tu osservi i comandi del Signore e le sue leggi, che oggi ti do per il tuo bene? 


Ecco, al Signore tuo Dio appartengono i cieli, i cieli dei cieli, la terra e quanto essa contiene. 
Ma il Signore predilesse soltanto i tuoi padri, li amò e, dopo loro, ha scelto fra tutti i popoli la loro discendenza, cioè voi, come oggi. 
Circoncidete dunque il vostro cuore ostinato e non indurite più la vostra nuca; 
perché il Signore vostro Dio è il Dio degli dei, il Signore dei signori, il Dio grande, forte e terribile, che non usa parzialità e non accetta regali, 
rende giustizia all'orfano e alla vedova, ama il forestiero e gli dà pane e vestito. 
Amate dunque il forestiero, poiché anche voi foste forestieri nel paese d'Egitto. 
Temi il Signore tuo Dio, a lui servi, restagli fedele e giura nel suo nome: 
Egli è l'oggetto della tua lode, Egli è il tuo Dio; ha fatto per te quelle cose grandi e tremende che i tuoi occhi hanno visto. 
I tuoi padri scesero in Egitto in numero di settanta persone; ora il Signore tuo Dio ti ha reso numeroso come le stelle dei cieli. 



Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo 17,22-27. 
In quel tempo, mentre si trovavano insieme in Galilea, Gesù disse loro: «Il Figlio dell'uomo sta per esser consegnato nelle mani degli uomini 
e lo uccideranno, ma il terzo giorno risorgerà». Ed essi furono molto rattristati. 
Venuti a Cafarnao, si avvicinarono a Pietro gli esattori della tassa per il tempio e gli dissero: «Il vostro maestro non paga la tassa per il tempio?». 
Rispose: «Sì». Mentre entrava in casa, Gesù lo prevenne dicendo: «Che cosa ti pare, Simone? I re di questa terra da chi riscuotono le tasse e i tributi? Dai propri figli o dagli altri?». 
Rispose: «Dagli estranei». E Gesù: «Quindi i figli sono esenti. 
Ma perché non si scandalizzino, và al mare, getta l'amo e il primo pesce che viene prendilo, aprigli la bocca e vi troverai una moneta d'argento. Prendila e consegnala a loro per me e per te

Gesù fa il miracolo della moneta nel pesce che Simon Pietro troverà pescando e consegnerà al fisco perché i suoi discepoli, pescatori di mestiere da lui resi pescatori di uomini, non diventino evasori fiscali.

La parabola odierna del privilegio da dare all’amore di Dio senza mancare agli obblighi fiscali, che Dio aiuterà ad assolvere, sembra scritta giusto per i nostri giorni, qua in Italia. E non mi riferisco solo a quei credenti seguaci del condannato in via definitiva per elusione fiscale, che fanno il contrario. Parlo di ogni persona pratica che è pronta a distinguere l’ambito religioso dalla vita di tutti i giorni: come faccio a privilegiare la via divina ed assolvere ai miei impegni quotidiani?

Il religioso si obbliga al suo ordine che lo aiuterà a non evadere l’ordine civico. Il religioso laico sa che deve adempiere agli impegni con Dio senza mancare a quelli con gli uomini fiducioso che Dio l’aiuterà a non dar scandalo.

L’antico testamento radica l’orientamento nel timor di Dio da riamare sopra tutto.

Io ringrazio Dio di avermi fatto circoncidere otto anni fa e lo prego di circoncidermi il cuore che io non cada in tentazione. Lui è l’Autore di tutto. Lui è AMU[1].

Gioisco di aver ricevuto l’ispirazione di iniziare il 2017 con AMU.

Ho prova, adesso, che Dio mi ama. Vi trasferisco quanto scritto ieri pomeriggio, prima che la Juve andasse a perdere con la Lazio, orfana di Bonucci.

Cerco … l’entrata nell’Aldilà.

So molto bene di suscitare uno scoppio di risate quando azzardo esprimere: -cerco l’entrata nell’Aldilà-.

Io l’ho già proposta più volte: è h di hubur nell’ (h) uruburu.

Tuttavia, avendo chiarito in.izi = ‘corrente. fuoco’, la ricerca del punto d’attacco del bil.ki.lib.ba, ‘doppio circolo corrente di fuoco di cielo e terra’, è legittima sul piano letterario.

Io vedrei una possibile risoluzione in:

hilib, halib [IGI.KUR]

  entrance in the netherworld (cf., ganzer3) (loanword from Akk. halipu, ‘accuser, prosecutor’?; cf., hi-li-ba)[2].

L’entrata nell’Aldilà qua è espressa chiaramente. Abbiamo precisamente hilib al posto di kilib. Ovvero, h pro k. L’egizio Ankh riassuntivo di cieloan Cielokh è d’obbligo.

Ki, terra, sfuma in h ed è hilib.

L’omologo hal-ib suscita hal-hal.

hal

n., crotch, upper thigh; secret; divination expert; portion, share (cf., gi-hal, ha-la and pap-hal (-la)) (loans from Akkadian hallu I and pahallu, cf., Orel & Stolbova #1928 *pahal- “leg. thigh’ and #1929, *pahal- “break through, split”) [HAL archaic frequency].

  v., to stream, run; to drain a reservoir (in order to irrigate land); to divide, separate, to deal out, distribute, allot, assign, allocate (hal-ha in maru). [3].

hal-hal

  to rolla long; designation of the Tigris as the ‘rolling river’ (although one text from Ras Shamra equates to Euphrates); description of a plant (Akkadian ammu II, ‘a name of the Tigris’, qararu(m), ‘to write, grovel, rolla round[4].

(lu2) hal-hal-la

  n., slanderer[5].

Siamo arrivati ad hallah etetimo di Allah[6].

Allah. Nome arabo di Dio, formato, come generalmente si crede, dall’articolo al e la parola ilah, che vale “Dio, divinità”, ed è ancora oggi conservata nell’uso arabo (occorrono ambedue le parole nella formula di fede musulmana la ilah illa allah “non vi è altra divinità al di fuori di Dio”) e corrisponde all’ebraico ‘eloah, all’aramaico elah, al siriaco allaha, al sudarabico ilah. Nelle iscrizioni safaitiche appare, con uguale formazione (cioè l’articolo, che in safaitico è ha e ilah), la forma hallah.

A. era venerato nell’Arabia preislamica e aveva anzi assunto una posizione preminente tra le divinità dei pagani; la parola era ed è adoperata per indicare Dio da parte degli ebrei e dei cristiani [copti, nda], e fu poi adottata dai musulmani. [Enc. Cattolica]

Noi viviamo nella dimensione del XXI sec. d.C., col fenomeno del Califfato, che ammazza chi non è con l’Isis. Qui, Allah è adorato com’era visto, forse (come prova il Corano < KUR ANU ‘montagna cielo’), ai tempi di Maometto, al di fuori della storia, negata e distrutta nei resti. Culturalmente, questa dimensione -chi è con noi esiste, chi non è con noi deve morire- abbozza, forse, la visione sumero-accada di Is (-tar), dea della vita (per noi) e della morte, (nam-)tar, di chi sta contro di noi.

La forma safaitica di Allah, hallah, è perfettamente circolare; chiarisce quel che intendo con l’espressione lineare biunivoca il circolo antico: Zag-ros-gaz sarebbe l’equivalente dei grafi Zagros. Il capodanno ebraico, a memoria Ros Anshanà, espone il ‘capo’ all’inizio, Ras Shamra, in arabo [in particolare, Ugarit].1 Gaz è ‘rottura’, rush-rash-resh-rish-rosh, capo (unione di sole, ra, e luna, sh), ‘totalità’ (unione di luna, sh, e sole, ra), rash, rush, rish, resh, rosh, zag è ‘confine’; stiamo parlando della Galassia, via al centro del cielo notturno, rimasta ‘uguale’ nei millenni, che noi vediamo come gli antichi. È una striscia sfrangiata di stelle.

L’uso specifico in Allah dell’articolo ha e ilah agevola il riconoscimento della dimensione circolare della lingua sumera, priva di articoli. Il grafo hal si leggeva hal-lah. Re.:

hal

n., crotch [posizione di chi si accuatta], upper thigh [parte alta della coscia]; secret; divination expert; portion, share (cf., gi-hal, ha-la and pap-hal -la-) (loans from Akkadian hallu I and pahallu; cf. Orel & Stolbova #1928, * pahal- “leg, thigh” and #1929, *pahal- “break through, split”) [HAL archaic frequency].

v., to stream, run; to drain a reservoir (in order to irrigate land); to divide, separate; to deal out, distribute, allot, assign, allocate (hal-ha in maru).

(gis) shim HAL

(c.f. (gis)shim buluh).

hal-hal

to roll along; designation of the Tigris as the ‘rolling river’ (although one text from Ras Shamra equatesi t to the Euphrates) [da intendere come fiumi divini e, specificamente, da precisare che anche i grafi devono esser fatti girare secondo eme ghir -lingua sumera-]; description of a plant [anche stereo, nda] (Akkadian ammu II, ‘a name of the Tigris’ [lat. amnicola, che sta sul fiume, amnensis, vicino al fiume, amnis, fiume. Sum. am3-nis, con am ventitivo (che rende attore il secondo elementi) –nis = 20, il sole (ed il sole è la massima divinità accadica -dei lungo il Tigri-)], qararu(m), ‘to writhe [torcersi, nda], grovel [strisciare per terra], roll around’.2

Se la Lettura Circolare del Zumero non vi portasse subito, con tutto questo torcersi del Tigri a leggere hal-lah su hal, allora vogliate leggere Ti-gir su Tigri, ‘vita (ti) giro (gir/gri)’. Oltre a ciò, la parola araba ilah, dio/divinità, compone sumera il, dio (chiaro in Bab-il, ‘porta di Dio’ ed antico nome di Babilonia),3 ah, ‘sputo’. Lo sputo di Dio dal cielo sarebbe il mondo, e la pratica dello sputo attuata dal dio che si ritira e lascia il posto al dio nuovo subentrante al comando in Terra è in diversi miti.

Dunque, il fondamento base dell’archeologia del linguaggio, che sta nel perdurar millenni dei nomi degli dèi, trova conferma colossale nel nome di Allah! Se vogliamo limitarci ad un prudentissimo dal 2000 a.C., se osiamo arriveremmo ad Uruk, 5.500 a.C.!

I millenni sono percorribili nella lingua con i nomi degli dèi.

Manca lo sviluppo specifico di [igi.kur ‘guardar da dentro della montagna’ della divinità]. C’è:

igi-KAR2 (guru6?)

to look upon; to examine; inspect; to select (often with –si-) (‘eyes’ + ‘to illuminate’)[7].

Guardar giù. Se kur, giù dalla montagna, è il punto di vista di Dio.


[2] John Alan Halloran, Sumerian lexicon, Los Angeles, Logogram Publishing, 2006 : 113.

[3] John Alan Halloran, Sumerian lexicon, Los Angeles, Logogram Publishing, 2006 : 109.

[4] John Alan Halloran, Sumerian lexicon, Los Angeles, Logogram Publishing, 2006 : 109.

[5] John Alan Halloran, Sumerian lexicon, Los Angeles, Logogram Publishing, 2006 : 109.

[7] John Alan Halloran, Sumerian lexicon, Los Angeles, Logogram Publishing, 2006 : 122.

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