La rosa fu l’arbusto che Bilgamesh[2], guidato da Utnapishtim, ebbe solo per un poco in mano. Lo avrebbe reso l’immortale se il serpente non gliel’avesse rubata ringiovanendo la propria pelle.
Questo è l’uruburu il serpente che si morde la coda, noto ai medievalisti come oroboro, ed ignoto (ahimè) come zumero uruburu = cittàuru connessaubu (a) cittàuru zumera: la pelle è la storia, che sembra cambiare ogni volta tutto; il corpo del serpente è sempre lo stesso da 4.286 anni, ovvero dal Capodanno della fine del regno di Rimush [‘camminori del serpentemush’] e dell’inizio del regno di Manishtushu[3]. Naram Sin, il nipote di Sharru kin, dovrebbe nar-ra-re la luna Sin ed il sole assieme Nar; a chi ha la pazienza di osservare i nomi. Ma chi ce l’ha nel turbinio di oggi?
L’uomo che sapeva tutto (Umberto Eco) fece ‘La ricerca della lingua perfetta nella cultura europea’; non la trovò con gioia degli accademici che andavano a scuola da lui all’università di Bologna (chi andrebbe ancora a lezione da questi insipienti?): non riconobbe neppure il paleonimo Eu.ru.pa = ‘territoriopa sacroru della luna pienaeu’. Si perse nella eco dei miti. Adesso si perdono con lui quelli che gli fanno i monumenti, e si perderanno giù da Pape Satàn vel Antasubba, a meno di misericordia di Dio.
Non fu capace di leggere la parola zumera mi.ti = ‘vitati (del) Vento (Spirito di Dio). Non riuscì a leggere nemmeno il suo cognome: e.ku: ‘riconoscoku (il) battitoe’. E sapeva tutto!
Sharru kin comprova l’origine del top del sacro zumero, ru, combinato col top del sacro accado shar. Il sacro non è mai piaciuto ad Eco. Figuratevi la rosa mistica!
Mircea Eliade, autore di Cosmologia e alchimia babilonesi e di Storia delle Credenze e delle idee religiose, fu un altro che non riconosceva il sacro, shakar, pur vedendolo.
Amo la rosa perciò. Basta aggiungere una m, ‘ventitiva’,
m
a verbal prefix theorized to be a ventitive element, indicating motion towards the deictic center [4].
Ed abbiamo la direzione del sacro dentro a Zumer –polygammar in -cammino di accompagnamento-er della m ventitiva della scienza della luna Zu-:
Ruz am.
shushur [5]
zur, zuru [AMAR]
n., offering, sacrifice; prayer (repetitive activity + flow/ protect).
v., to furnish, provide; to rock [cullare] (an infant); to arrange, tend; to offer; to pray[6].
amar
calf; young animal (ama2, ‘wild cow mother’, + re7, ‘to accompany, plural’ –più semplicemente + r polygamma- [AMAR archaic frequency][7].
Basta leggere zur via l.c.z.[8]
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[1] http://www.agoramagazine.it/index.php?option=com_k2&view=item&id=21743:la-rosa-di-sargon-il-grande&Itemid=713
[2] Non Ghilgamesh, come erroneamente, propagandò Giovanni Pettinato con la sua peraltro eccellente La saga di Ghilgamesh.
[4] John Alan Halloran, Sumerian lexicon, Los Angeles, Logogram Publishing, 2006 : 165.
[5] John Alan Halloran, Sumerian lexicon, Los Angeles, Logogram Publishing, 2006 : 272.
[6] John Alan Halloran, Sumerian lexicon, Los Angeles, Logogram Publishing, 2006 : 318.
[7] John Alan Halloran, Sumerian lexicon, Los Angeles, Logogram Publishing, 2006 : 19.
[8] Lettura circolare del zumero.