ANNO XVIII Aprile 2024.  Direttore Umberto Calabrese

Martedì, 28 Novembre 2017 10:01

La caverna dei bambini

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Racconto tratto dal romanzo "L'archeologo di Dio", questo appellativo attribuito per scherno dai colleghi universitari a un geologo con la passione dell'archeologia biblica. La Caverna dei bambini è un capitolo della prima parte del romanzo, siamo nel 1925, il giovane trentenne Nelson Bentham Mill' e il suo fotoreporter il ventitreenne  Sam Peterson sono, o meglio erano impegnati sugli scavi delle scuderie di Re Salomone, finché.., lo dedichiamo a tutti i bambini del mondo.

 

Non avevo detto la verità a Sam: se stavamo davvero nel tempo del faraone Ramses II, era il 1290 a.C. Per questo dittatore Israele era un popolo non integrabile con quello egiziano. La storia dell’oppressione fu vera. Come vero fu che per fiaccare e umiliare il popolo li costrinse a costruire due città, e usò lo stratagemma delle ostetriche per uccidere i maschi. Il Piano del Faraone era di attribuire la morte al parto, e in tal modo rendeva, agli occhi degli stessi schiavi, crudele il loro Dio di Israele, che non proteggeva il suo popolo. Ma non avendo obbedienza dalle ostetriche, incominciò l’azione scoperta, affidata a tutti gli Egiziani: uccidere i neonati gettandoli nel Nilo, in pasto ai coccodrilli.

Io guardavo il fiume e pensai: “Se fosse questo un affluente del Nilo?”

Quindi i bambini che avevamo visti erano davvero morti! Stavo pensando a questo, quando senti Sam  gridare: «Lascialo, lascialo!»

Era un coccodrillo che portava un bambino tra le grandi fauci.

Io feci cenno a Sam di andare, e cominciammo a correre per sfuggire a quell’orribile visione.

Nella corsa ci spostavamo, ma non mutava l’aspetto della caverna, il fiume vi scorreva con le sue acque cupe e ogni tanto ricomparivano le teste di scheletro dei bambini. Era una tortura spirituale quella scena, ma stavamo ripercorrendo la storia, il dramma degli oppressi e noi stessi, in quel momento, lo eravamo.

Si consumava sui più deboli il calcolo politico, come sempre, e quella caverna ne portava tutta la testimonianza. Quando fummo stanchi, ci fermammo per riposarci un po’. Avevamo il fiatone. Piegati in avanti con le mani serrate sulle ginocchia. Non ricordavo da quanto tempo c’eravamo dissetati o avevamo mangiato. Bisogni che avevamo rimosso. Ora c’erano altre incombenze.

Rumori venivano dal fondo, come dei passi strascicati. Restammo in attesa.

C’era una scritta su una pietra, erano geroglifici che mostravano bambini. C’erano bambini e ragazzi più grandi distesi su lettini, tanti.

A questo punto ricordai che anche l’ultimo flagello di Dio parlava della morte dei primogeniti del popolo egiziano, la risposta più dura per il cuore di pietra del Faraone egizio. Ecco il simbolismo.

Quella era la grotta dei bambini!

Quando mi voltai, erano là, migliaia di ragazzi che venivano verso di noi, di diversa altezza. Sam ed io riprendemmo a correre a perdifiato, li sentivamo parlare, dicevano solo parole semplici, più che parole erano suoni che creavano un fracasso assordante amplificato dal ventre della caverna. Corremmo fino a quando trovammo un’uscita e fummo fuori da quell'incubo. Era tarda sera, ricordo solo che nella foga urtai un albero e persi conoscenza. Quando rinvenni c’era Sam su di me. Era caduto da un’altra parte e aveva raccolto del cibo da una casa. Si avvertiva un vociare. Mangiammo in silenzio, era pane raffermo ma con la fame che avevamo, non facemmo storie. Sam aveva preso anche un orcio con dell’acqua fresca.

Io pensavo alla caverna dei bambini, ora che s'era allentata l’adrenalina, la tensione era sparita e ripensavo a quelle anime semplici. Volevano solo dirci, come tutti i bambini del mondo, che loro erano pura innocenza ferita a morte.

Era la certezza dell’archeologo che registravo nel mio cuore e nei miei occhi umidi. Quella caverna non faceva più paura. (L'Archeologo di Dio 220 pag edito da Roberto De Giorgi su Sreettlib)

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