Da una parte ci sono il sindaco di Taranto, Melucci, e il governatore della Puglia, Emiliano, che hanno dichiarato guerra (e non solo sul fronte Ilva) al governo Renzi. E sin qui si tratta di faida piddina.
In questo scenario entra poi in gioco il ministro Calenda, alfiere politico e tecnico dei governi che hanno prodotto e fatto approvare i decreti salva Ilva (da monti a Renzi... sino a Gentiloni che gli ha conferito proprio l'incarico diretto sul tema).
E' di poco fa l'annuncio del congelamento (il secondo in un mese) delle trattative con Mittal (si parla di lavoratori e famiglie!!!) in attesa che il Tar si pronunci sui ricorsi che Comune e Regione stanno presentando contro l'Aia concessa dal Governo ai nuovi gestori indiani dell'acciaio made in Italy (che vede Taranto come assoluta capofila).
Un valzer indegno, dicevamo, un tira e molla politico che non risolve, allunga i tempi che lo stesso Governo millanta di voler rispettare (cantiere della copertura parchi da febbraio 2018???) e trascina Taranto nella contesa partitica che sa già di bassa e meschina campagna elettorale che si conduce sulla pelle dei tarantini.
Ilva VA CHIUSA ANCHE PER QUESTA RAGIONE: liberiamo Taranto dal nuovo ricatto messo in scena dal Pd e dal Governo. I lavoratori non possono aspettare che si consumino i dispetti politici, le famiglie non possono aspettare i tempi della Giustizia amministrativa chiamati in causa, ad arte, come armi di battaglia partitica. La gente che continua ad ammalarsi per colpa della produzione inquinante non può assistere a questo teatro indegno.
Chiusura subito, riconversione possibile. Uniche soluzioni per liberare Taranto.
* Eurodeputata M5S