ANNO XVIII Aprile 2024.  Direttore Umberto Calabrese

Martedì, 23 Gennaio 2018 11:29

Venezuela, l'Ue approva sanzioni contro 7 esponenti del regime di Maduro

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 Tra i 7 responsabili colpiti dalle sanzioni Ue ci sono il ministro dell'Interno, Néstor Luis Reverol Torres, il capo dei Servizi di intelligence bolivariani nazionali, Gustavo Enrique González López, la presidente della Commissione elettorale nazionale, Tibisay Lucerna Ramírez e il presidente della Corte suprema, Maikel José Moreno Pérez.. Tra i 7 responsabili colpiti dalle sanzioni Ue ci sono il ministro dell'Interno, Néstor Luis Reverol Torres, il capo dei Servizi di intelligence bolivariani nazionali, Gustavo Enrique González López, la presidente della Commissione elettorale nazionale, Tibisay Lucerna Ramírez e il presidente della Corte suprema, Maikel José Moreno Pérez..
I ministri degli Esteri dell'Ue hanno approvato una serie di misure restrittive contro 7 responsabili del governo del Venezuela a causa del continuo deterioramento della situazione nel paese. I 7 responsabili sono coinvolti nel mancato rispetto dei principi democratico o dello stato di diritto, così come in violazioni dei diritti umani.
Le sanzioni includono il divieto di viaggiare nell'Ue e il congelamento dei patrimoni. "L'obiettivo delle misure restrittive è di contribuire a favorire soluzioni democratiche condivise che possano portare stabilità politica al paese e permettere di affrontare le pressanti esigenze della popolazione", spiega un comunicato del Consiglio Ue. Tra i 7 responsabili colpiti dalle sanzioni Ue ci sono il ministro dell'Interno, Néstor Luis Reverol Torres, il capo dei Servizi di intelligence bolivariani nazionali, Gustavo Enrique González López, la presidente della Commissione elettorale nazionale, Tibisay Lucerna Ramírez e il presidente della Corte suprema, Maikel José Moreno Pérez..
 

I paesi dell'Unione europea (Ue) hanno approvato le sanzioni emesse giovedì contro sette alti funzionari del governo venezuelano del presidente Nicolas Maduro per la repressione nel paese, misure che comportano il congelamento dei beni e il divieto di entrare nel territorio comunitario. Tra i sanzionati ci sono Nestor Reverol (ministro dell'Interno, della Giustizia e della Pace), Maikel Moreno (presidente della Corte suprema di giustizia) e Diosdado Cabello, numero due del Partito socialista unito, al governo. Lo conferma il quotidiano venezuelano "El Nacional". La decisione è stata presa dagli ambasciatori degli stati membri nel corso del loro incontro settimanale a Bruxelles e sarà formalizzata la prossima settimana in Consiglio dei ministri.

Le sanzioni sono già state concordate e aggiunte a quelle imposte a novembre: un embargo sulle armi e un veto su materiale che potrebbe essere utilizzato per la repressione interna in Venezuela. I ministri hanno quindi aperto la possibilità di imporre misure mirate contro i responsabili. Il portavoce del Servizio europeo per l'azione esterna (Seae), Catherine Ray, ha ribadito oggi durante la conferenza stampa quotidiana della Commissione europea (Ce), che l'Unione "mantiene il suo messaggio politico" e "sostiene fermamente gli sforzi per una soluzione negoziata" della crisi in Venezuela. La decisione arriva nel contesto del nuovo round di dialogo a Santo Domingo tra il governo e l'opposizione, sospeso per la mancata partecipazione del partito di opposizione Mesa de la Unidad Democratica (Mud).

Ieri l'ex presidente del governo spagnolo Felipe Gonzalez si era espresso sulla situazione affermando che in questo contesto le elezioni presidenziali che si dovrebbero celebrare entro l'anno in Venezuela non saranno "limpide", e per questo l'Unione europea farebbe bene a varare nuove sanzioni individuali nei confronti dei dirigenti del governo di Nicolas Maduro. Il leader socialista accusa Caracas di aver presentato il dialogo in atto tra governo e opposizioni non parlando di "democrazia" ma di "pace e concordia". "Maduro non consegnerà il potere e, se ci dovessero essere elezioni, sarà perché il presidente ha scelto l'oppositore giusto da sfidare", ha detto Gonzalez sottolineando che il presidente "non darà garanzie di elezioni limpide. Dimenticatevelo, non succederà", ha aggiunto.

La richiesta di maggiori garanzie sullo svolgimento di elezioni democratiche è uno dei temi messi dalle opposizioni sul tavolo dei negoziati in corso in queste settimane a Santo Domingo. Secondo alcune indiscrezioni, le parti avrebbero ragionato sulla possibilità di riformare l'autorità elettorale facendo nominare due componenti al governo, due alle opposizioni e uno di comune accordo. Altro punto in agenda sarebbe il riconoscimento dell'Assemblea nazionale costituente (Anc), organo voluto dal governo di Nicolas Maduro come camera di compensazione utile alla pacificazione del paese, ma mai ritenuta legittima né dalle opposizioni né da parte della comunità internazionale. Gonzalez, in sintonia con gli esponenti più critici del fronte antigovernativo, si augura che l'opposizione non riconosca la "fraudolenta" Anc, così come chiede il governo.

L'ex presidente del governo ha definito una "presa in giro" il tema della possibile liberazione dei prigionieri politici come oggetto di trattativa. Alla vigilia di Natale le autorità governative avevano proclamato la concessione di misure alternative per almeno 44 persone in carcere, passo da più parti riconosciuto come utile a creare un clima di distenzione nel paese. L'organizzazione non governativa Foro penal venezolano ha però più volte ribadito da ultimo che nessuno dei "prigionieri politici" liberati gode in realtà di una vera libertà e che il numero di persone agli arresti è ancora molto alto. All'apertura del negoziato, dice Gonzalez citando dati del Foro, i prigionieri erano 74, oggi sono oltre 300. "Non esiste democrazia con prigionieri politici, questo non è negoziabile, così come non lo è il potere dell'Assemblea costituente. L'unica cosa su cui si potrebbe trattare sono elezioni limpide. Che non ci saranno", ha aggiunto.

Gonzalez ha poi invitato il gruppo di Lima a non desistere dal suo lavoro di forcing su Caracas. Si tratta dell'insieme dei paesi americani critici con il governo venezuelano del presidente Nicolas Maduro:Argentina, Brasile, Canada, Cile, Colombia, Costa Rica, Guatemala, Honduras, Messico, Panama, Paraguay e Perù. Il gruppo è stato creato ad agosto del 2017, quando i dodici hanno firmato una dichiarazione nella quale si affermava che il Venezuela non "è più una democrazia" e che "gli atti emanati" dall'Assemblea nazionale costituente (Anc) "sono illegittimi".

Il Venezuela sta vivendo da mesi una grave crisi politica, scatenata ad aprile, quando le opposizioni hanno iniziato ad organizzare una serie di manifestazioni per protestare contro la politica economica del governo e contro due sentenze con cui la Corte suprema (Tsj) privava il parlamento, controllato dalle forze antigovernative, dei suoi poteri. Gli scontri che ne sono seguiti hanno portato a circa 150 morti e oltre un migliaio di feriti. L'Assemblea nazionale costituente (Anc), creata a fine luglio dal governo come camera di compensazione delle istanze del paese, non è mai stata riconosciuta dalle opposizioni, le quali – con il sostegno di parte della comunità internazionale – hanno poi contestato il procedimento delle elezioni regionali tenute a metà ottobre 2017 e delle amministrative di dicembre. Con informazione dell'Ansa e Agenzianova

 

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