Il bullismo è all’ordine del giorno e le Babygang sono una realtà presente nelle piccole e grandi realtà. Il presente evidenzia il risultato di un continuo bombardamento di informazioni alle quali i giovani vengono sottoposti. Molte di queste informazioni progettate da una buona parte del mondo dello spettacolo, mass media e social network esaltano la violenza come una specie di moda nella quale conta soltanto l’umiliazione, spesso senza misura, dell’altro.
Napoli, 3-3-2018
“Facciamo presto, devo andare in allenamento” sembrano le parole innocenti di un giovane sportivo e sono invece il preludio del violento omicidio di una guardia giurata nella stazione di Napoli. Gli assassini? Tre minorenni, due sedicenni e un diciasettenne. La loro giustificazione è stata “volevamo rubargli l’arma e rivenderla”.
Fermati dalla polizia e portati in caserma, sono stati trasferiti al carcere di Nisida. I tre ragazzi abitavano nella periferia nord di Napoli, non andavano a scuola e la sera frequentavano “gli amici” girando fino a tarda notte in città: sono stati dimenticati dalla società e le istituzioni, una ragione che ci fa capire le origini del reato che ha spento la vita di Francesco Della Corte, deceduto dopo 12 giorni di agonia.
Nottingham, 17 Marzo 2018.
Miriam Moustafa, 18enne viene aggredita e uccisa da un gruppo di 10 persone. La ragazza, nata ad Ostia e trasferita a Nottingham per continuare i suoi studi. Durante la notte dell’omicidio, era stata informata del buon visto dell’università per il corso di studi che tale episodio le avrebbe impedito di frequentare.
Miriam era già stata aggredita dalle stesse persone quando era stata ferita anche la sorella minore. Lei ha denunciato l’episodio diffondendolo anche sui social network ma il suo appello è stato ignorato dalle istituzioni che hanno sottovalutato il problema. Le illusioni dei genitori Moustafa si sono infrante contro la prematura scomparsa della loro figlia.
Queste due tragedie, e tanti altri casi di bullismo, erano inevitabili? Bisogna sempre piangersi addosso ogni tragedia senza mai riuscire ad evitarla? Oppure la cultura dell’emergenza è diventata una comoda sostituta della prevenzione?
Questi casi di bullismo non sono inevitabili se, di fronte alla cultura dell’emergenza come qualcosa d’inevitabile ci rimbocchiamo le maniche per costruire meccanismi di prevenzione. Le nuove generazioni non hanno bisogno di un’educazione spartana, né di un ritorno al passato, ma di un insieme di regole che rendano più chiara la distribuzione dei ruoli.
Se le istituzioni, la scuola e i genitori si impegnano ad insegnare (a partire dall’esempio) la responsabilità come compagna inseparabile della libertà e il senso del dovere senza il quale non c’è libero arbitrio ma anarchismo, il bullismo e il fenomeno delle baby gang verranno sconfitti dalle origini.
Anche se queste misure non ci riporteranno in vita Miriam né Francesco, un atteggiamento più responsabile da parte delle istituzioni (se non hanno perso il senso della misura), sarebbe un segnale di rispetto alla loro memoria.
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