ANNO XVIII Aprile 2024.  Direttore Umberto Calabrese

Giovedì, 22 Marzo 2018 13:42

Facebook è gratis, e lo sarà sempre

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«Facebook è gratis, e lo sarà sempre». L'abbiamo già letto centinaia di migliaia di volte mentre facevamo il login con il nostro profilo. Vi siete mai chiesti perché il grande colosso dei social è gratis? E cosa ottiene Facebook in cambio?

Ma andiamo al dunque: Facebook vende i tuoi dati, quelli sensibili, quelli che fornisci ogni volta che condividi un post, dimostri qualche preferenza, una debolezza oppure una tendenza per qualcosa. Il grande colosso si serve e si è sempre servito dei tuoi dati, i quali vengono «anonimizzati» e poi venduti alle multinazionali che al fine di migliorare le vendite, li acquistano a prezzi molto alti.

Esistono innumerevoli agenzie che fanno il lavoro di raccolta dati, una di loro è la Cambridge Agency, nel mirino per aver «manipolato» i dati di oltre 50.000 utenti per influire sul referendum della Brexit, sulle presidenziali negli USA e addirittura, sulle ultime elezioni in Italia. Un'articolo pubblicato sul 'New York Times' mette Steve Bannon (stratega), Robert Mercer (finanziatore) e Aleksander Kogan (manipolatore della psiche) sul banco degli imputati per aver usato illegalmente i dati degli utenti.

Tra le conseguenze: facebook ha bannato la pagina della 'Cambridge Analytica' e a sua volta, Mark Zuckerberg è stato convocato da Antonio Tajani (Presidente UE) e dal Parlamento Europeo per evitare che la deriva informatica causi ulteriori danni.

Il tutto è cominciato con uno dei tanti test messi in giro sui social che si intitolava «Thisisyourdigitallife». Attraverso questo 'test di psicologia', la Cambridge Agency avrebbe sottratto i dati sensibili degli oltre 50.000 utenti in questione per analizzarli e, ovviamente, influenzare il voto attraverso le tendenze rilevate.

Niente di nuovo in tutto ciò, tranne per il fatto che forse la Cambridge Agency non ha agito di conformità con le formalità richieste da facebook, ma per ciò che riguarda i migliaia di utenti in questione, non è la prima volta che i loro dati vengono venduti ad un terzo soggetto. Se erano già stati manipolati dalle multinazionali, cosa c'è di strano quando un associazione politica fa altrettanto?

Non possono sfuggirci le reazioni delle autorità governative, le quali, fanno finta di non sapere nulla quando invece, molti di loro si avvalgono in un modo o nell'altro di tali meccanismi di controllo che violano quotidianamente la nostra privacy. La loro ipocrisia si confonde in mezzo all'innocenza relativa degli innumerevoli utenti che, quotidianamente, condividono tutta la loro vita in questa piattaforma.

In realtà, non possiamo neanche dare tutta la colpa al Grande Fratello. Quando i nostri dati sono venduti, paghiamo il prezzo di una piattaforma che ci offre «il proprio spazio». È un rapporto di scambio: Noi ci esibiamo nel più ampio narcisismo e loro vendono i dati che noi stessi abbiamo fornito. Siamo sicuri che è gratis?

 

 

 

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