ANNO XVIII Maggio 2024.  Direttore Umberto Calabrese

Lunedì, 26 Marzo 2018 09:08

Il guaio della tecnocrazia…crea deflazione con la «austerità espansiva»

Written by 
Rate this item
(0 votes)

Il pericolo mortale delle società contemporanee è rappresentato oggi dalle tecnocrazie. Il nostro Paese ha conosciuto e continua a conoscere, i danni prodotti dalle tecnocrazie di Bruxelles nella gestione della crisi economica iniziata nel 2008 e, gestita con la cosiddetta “austerità espansiva “.

Una soluzione che ha determinato deflazione, crisi sociale e politica nei paesi dell’Europa del Sud. Una tecnocrazia ancora più subdola e nemica della “società aperta “è quella di alcuni ministeri italiani. Rilevanti e nostro giudizio al di fuori delle competenze del suddetto direttore, nonché contrari alle norme interne e comunitarie, appaiono alcune determinazioni assunte dal direttore generale del ministero dell’ambiente. In particolare nel riesame dell’autorizzazione integrata ambientale alla centrale a carbone di Brindisi, la seconda più grande d’Europa e, nel procedimento del gasdotto TAP. Gasdotto che trasporta metano dall’Azerbaijan e attraverso il Mar Caspio in Italia, passando Grecia, Albania, Mar Adriatico, Salento.

Nel luglio di due anni fa il Ministero della Salute vincolava il suo assenso al riesame, dell’AIA alla centrale di Brindisi, a condizione che il gruppo istruttore dell’aia acquisisse una valutazione sanitaria degli effetti e, che accogliesse altre integrazioni relative a determinati inquinanti. Ulteriori prescrizioni, a “maggior tutela della salute della popolazione e dei lavoratori “. Eguale motivazione fu espressa dal Sindaco di Brindisi, per giustificare il suo “no” al riesame dell’Aia. Intervenne a questo punto il no del direttore generale del ministero dell’ambiente, che definì l’Aia” una autorizzazione esclusivamente ambientale “e che gli aspetti sanitari erano disciplinati dalla normativa, in maniera estremamente limitata (sic!!!). Argomentazione palesemente smentita dalla direttiva IED (direttiva 75/2010/UE) dove in 4 considerando e 3 articoli si richiama espressamente l’aspetto relativo alla salute umana. Argomentazione del direttore generale ulteriormente smentita dalla sentenza del Consiglio di Stato n 163/2015. Non considerati nemmeno i numerosi studi sulla situazione sanitaria dei cittadini di Brindisi. Il dissenso fu superato portando la questione in Consiglio dei Ministri. Una procedura introdotta almeno due decenni fa da alcuni olezzosi novatori, per fare a pezzi buon senso, federalismo e norme comunitarie, senza incidere minimamente sullo sviluppo economico che mediamente negli ultimi 20 anni ha registrato un tasso medio dello 0,20%!! Quali erano le prescrizioni integrative richieste dal ministero della Salute? Limite agli IPA (tutti componenti cancerogeni e mutageni) su media di otto ore, limite a mercurio, cadmio e tallio su media oraria, limite a policrolrobifenile e diossina espressi in termini di tossicità equivalente con media su otto ore. Tali inquinanti dovevano essere presenti nel piano di monitoraggio e controllo, accluso al parere di Aia! Sulla “marginalità “di Aia rispetto alla salute, espressa da DG ministero si richiama oltre alla direttiva, al codice ambiente e alla sentenza del Consiglio di Stato il VI Programma comunitario “Ambiente 2010: il nostro futuro, la nostra scelta “. All’interno dell’obiettivo generale “ambiente salute “lo strumento di elezione è rappresentato proprio dal concetto di prevenzione e riduzione integrata dell’inquinamento (IPPC/AIA), determinato dagli impatti del sistema industriale. Il livello della protezione ambientale è scaduto ancor più nei 5 anni della passata legislatura. Una sorta di illegalità “istituzionale” congiunta alla totale e generalizzata inadeguatezza delle strutture amministrative. La vicenda riesame Aia ne è fedele riscontro. Anche sul procedimento del metanodotto Tap si registrano delle originali determinazioni di questo direttore generale. Esenzione della direttiva Seveso con cancellazione della prescrizione (A 13 contenuta nel DM 223/2014) Via segmentata sul Tap. Direttive Seveso che disciplinano il rischio di incidenti rilevanti e eliminazione della prescrizione anche a seguito del pareredella Commissione UE e del ministero dell’interno. La motivazione? Il terminale di ricezione del gasdotto non rientrava nella definizione giuridica di “stabilimento” (definizione di stabilimento: tutta l'area sottoposta al controllo di un gestore, nella quale sono presenti sostanze pericolose all'interno di uno o più impianti, comprese le infrastrutture o le attività comuni o connesse) e quindi la direttiva Seveso non andava applicata. Inoltre nella centrale SNAM d’intercettazione del metano erano dichiarate 48,6 tonnellate di gas e quindi sotto le 50 tonnellate che è limite di applicazione della direttiva sugli incidenti rilevanti. La “Seveso” s’intende una specifica normativa emanata in ambito comunitario, per regolare la gestione della sicurezza relativa ad alcune attività industriali che possono, per loro natura, costituire una rilevante fonte di pericolo sia per gli operatori impiegati che per la popolazione e il territorio circostante. Chiaro? Due ministeri Sviluppo e Interni strologano sulla differenza di rischio tra 50 tonnellate di gas e 48, in un’area urbanizzata come se 1,5 tonnellate riducessero il rischio rispetto una soglia numerica creata dalla burocrazia comunitaria. Forse portare la vicenda in Corte di Giustizia UE non sarebbe sbagliato! Un metanodotto approvato con due procedure portate in consiglio dei ministri (come per Brindisi), una sulla Seveso e l’altro sulla Via. Esentata dalla Via sempre su interpretazione della commissione Via/Vas sollecitata in tal senso sempre dal direttore generale   del ministero anche il micro tunnel di approdo del Tap. Alle stravaganti interpretazioni dell’inadeguata burocrazia ministeriale si sommano quelle degli uffici legislativi. La sentenza ultima della Consulta su Ilva, che ha dichiarato illegittimo il decreto che ha messo sullo stesso piano tutela della salute e attività economica.   Finalmente la Corte è intervenuta sullo sfregio operato dal Governo, che ha disapplicato l’attuazione delle prescrizioni Aia che rappresentavano già sei anni fa il bilanciamento tra due diritti costituzionali: salute e produzione. In conclusione procedure poste, a tutela della salute, della vita sono svuotate da burocrati ministeriali e da probabili reti d’interessi trasversali che saccheggiano territori, beni comuni e futuro d’intere comunità. Una nuova politica non può prescindere dal risolvere questi problemi iniziando, a selezionare le burocrazie ministeriali sulla base del criterio dell’elevata competenza e dell’etica deontologica, superando il pericoloso e devastante criterio della prossimità partitica o peggio dell’appartenenza, a gruppi di pressione partitica. Vedremo quando e se sarà attivata quella distruzione creatrice iniziando dalle burocrazie ministeriali e bilanciando per davvero i vari interessi in campo.

Sostieni Agorà Magazine I nostri siti non hanno finanziamento pubblico. Grazie Spazio Agorà Editore

Sostengo Agorà Magazine
Read 1853 times

Utenti Online

Abbiamo 1269 visitatori e nessun utente online

La tua pubblicità su Agorà Magazine