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Caro Oliviero Diliberto, ho letto il tuo punto di vista su Diliberto «L'unico dovere della mia generazione è sparire. Abbiamo fallito miseramente»
Ho voglia di dialogare con te. Capita che i tuoi 61 anni stiano con i miei settanta. Dunque, la tua dichiarazione di fallimento generazionale mi comprende nei dieci anni.
Comincio col darti ragione in politica. Io sono stato un socialista lombardiano per l’alternativa socialista, tu un socialproletario. Adesso, l’Italia è in mano alla turbo-democrazia, che fa orrore a te come a me. Abbiamo alle spalle il mese del fallimento di Matteo Renzi, che sopravvive coi suoi zombi (strettamente uniti a lui); quindi il suo fallimento continua.
Vorrei che tu ti tenessi personalmente la responsabilità di aver consegnato il curdo Ocalan alla Turchia, come dici:
Una delle azioni più criticate da ministro della Giustizia, fu la liberazione del guerrigliero curdo Abdullah Ocalan: "È il tempo di raccontare la verità. L'avevamo arrestato per omicidio sul mandato di cattura emesso dai tedeschi. Poi mi telefonò il vicecancelliere Joschka Fischer dicendo che l'ordine era stato revocato in quanto non volevano che l'Italia lo estradasse in Germania. E sa perché? Per non avere rogne con la Turchia".
La Germania rifiutò di consegnarlo. L’Italia lo consegnò. Io mi vergogno ancor oggi di quell’azionaccia che, immagino scaricherai sul governo di cui eri parte, ma che ancora dovrebbe roderti, perché tu ne sei personalmente responsabile come ministro di Grazia e Giustizia. Ocalan è in carcere ancor oggi. Le probabilità che Erdogan lo faccia ammazzare sono superiori a quelle che viva fino a morire in carcere. Due alternative mortali.
Il diritto di cui non ti sei spogliato in che cosa consiste? Nel servire il potere comunque?
Allora, siamo diversissimi. Io non riuscirei a dormire coll’immagine di Ocalan in carcere per colpa mia. Tu, invece, continui a fare il becchino.
Ti saluto con gioia.
Carlo Forin, Vittorio Veneto.
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