Maestro! [1]
GESH.BU, ‘Albero (di) conoscenza’, disse rab.bu.ni
- Alla Messa delle 8 di sabato 22 2017 ho sentito il sacerdote pronunciare Rabbonì [con la o stretta], ‘maestro’, magistro lat., ma2-gis tur zumero. Conosce l’ebraico! Martedì 25, l’ho ringraziato.
La O è il top del sacro in zum..
Ciò mi ha convinto a scrivere Rabbunì per relazionare al zumero.
bun(2); bu(7)
- [2].
Da questo lampo ripartiremo.
Bisognerà che impari a farlo per gli altri. Io ho convinto me dell’impianto.
Rabbunì, aiutami.
Non so l’ebraico. Rabbino reciproca Rabbuni [–inu > -uni].
Anzitutto, io ti riconosco come solo maestro, rabbì. Capace di farmi veder corrispondenza tra l’ebr. rabbì ed il zumero rab.bi.
Postuli zumero rab-bun-ì, ‘maestro buono’, rab-bi, ‘maestro’.
(gis) rab(3), rap
ring; clamp; fetter, shakle; stock; pillory; snare (to slide+ open container)[3].
bun(2); bu(7)
n., lamp, light; blister; bag-type of bellows; rebellion (holows container + nu11, ‘lamp’?).
v., to be swollen; to blow; to ignite, kindle; to shine brightly (cf., bul, to blow; to ignite’)[4].
i
n., cry of pain (Akk., naqu(m) I, ‘to cry (out), wail’; derived from er2, ir2, ‘tears; complaint’ ? [opportuno!]; cf., i-dutu; i-lu) [I archaic frequency].
v., to capture, defeat, overcome (cf., e3; i (Akk., kamu(m) II, ‘to bind’) [5].
-bi-
pron., it, them; inanimate /impersonal pronominal prefix in transitive hamtu, /-b-/ can also refer to 3rd pl. Subject; often in cohortative and in transitive maru, /-b-/ refers to the inanimate direct object[6].
-bi
possessive suffix, ‘its’, ‘their’, applies to singular and plural inanimate or non-personal categories (things, animals, and collective objects); used with cardinal numbers. [7]
-bi
demonstrative suffix, this (one), that (one) – in this sense con occur with animates[8].
Rab-bi, insisto perché sia chiara oltre ogni minimo dubbio l’identità ebr. rabbi = zum. rab-bi. Inoltre, come significhi in modo semplice: ‘proprio-bi del circolorab’.
Tu, Rabbi, hai chiarito bene la pa-rab-ola del seminatore, che sei tu, rab-bun-ì. Molte volte accade che il seme cada sulla strada, in un momento di disattenzione del cuore del seminato. Ed il maligno l’affoga tra tutte le altre parole laiche. Può cadere nel terreno sassoso, venir presa subito con gioia, ma la mancanza di radice e l’incostanza l’affogano nelle tribolazioni che creano motivo di rigetto. Può cadere tra le spine e le mondanità e le ricchezze la soffocano. C’è anche quel seme messo nella terra buona di colui che ascolta e comprende; qui dà frutto, a volte cento, a volte sessanta a volte trenta volte il seminato.
Dopo duemila anni il verbo seminare, sero, -is, sevi, satum, serere rivela zum. se.ru, ‘vita. sacro’.
Le Georgiche di Virgilio hanno l’incipit Quid faciat laetas segetes, zum. ku.di, ‘quale. Dio riempia di gioia i seminativi’ [se.get.es vel se.teg.es] ed il seminatore rimane non riconosciuto come Proteo, anche ‘a favorepro di Dioteo’, oltre che pascolatore di foche per conto di Nettuno. Dunque, se il maligno Antasubba-BabuSatan colpisce il seme pagano come può esimersi da colpire i sata cattolici, zum. sha-ta, ‘natura dell’utero’?
Venga il tuo regno sulla Terra, o Padre nostro che sei nei Cieli. Venga, come è già entrato in un umano nel mondo su sei. Venga pure sui terreni non pronti chè il terreno buono l’accoglierà con frutti.
Tu solo sei il Signore. Tu hai reso detestata la schiavitù eppure il maligno rende più schiavi di un tempo, sia tra i migrati sia tra i dissoluti.
Aiutaci a riconoscere il seme buono. Aiutaci non solo a rubare un po’ meno, come sta facendo il Parlamento sui vitalizi dei parlamentari, ma a riconoscere il furto politico con legge ed a piegare ogni politico a detestarlo. Aiutaci a santificare il settimo giorno e a smettere di offendere il settimo comandamento.
Aiutaci ad amare come tu ami, AMU[9].
- 3)R = resh, rash, rish, rush, rosh.
Maestro buono, tu sei capo, Rash, in arabo. Ra-sh, ‘sole-luna’ in etrusco; Rashna ‘generati dal sole e dalla luna’ biunivoci in An-sh-ar, ‘cielo-luna-sole’. Vado subito ad evidenziare il capo di R-ab-bun-i’: R!
Ringrazio il decifratore Alfred Kallir, Segno e disegno, psicogenesi dell’alfabeto[10]. Ha chiarito la lettera R. “Il suono r è unico anche sotto un altro aspetto; è infatti il solo a non essere pronunciato isolatamente. Dicendo r, in realtà proferiamo una serie di r. Possiamo scrivere una r singola (pars pro toto), ma non pronunciarla: il suono r è un “plurale tantum fonetico” – di fatto il solo. E qua risiede un ulteriore elemento della sua forza. La stessa idea presentata visualmente come polygamma diviene percepibile all’udito come moltiplicazione. [..] Il latino ReRi, pensare, un frequentativo fonetico come MeMoria, implica anch’esso l’azione potente dell’intelletto”.
Chiarita la corrispondenza diretta con zumere:
re7; re6, ri6, ra2, ir10; e-re7; er, ir
to accompany, lead; to bear; to go; to drive along or away; to take possession; to stir, mix (suppletion class verb; plural hamtu e.re7-er; cf., du, gen, sub2)[11].
rig; ri
to bring; to tend; to pull; to glean, pick, collect (reduplication class) (flowing motion such as re7, ‘to accompany, lead, drive along’+ ig, ‘door, entrance’)[12].
ri
v., to direct; to throw, cast; to place, pour, put into; to place upon or against (with –shi- [vita nds]); to be located; to touch; to moor a boat; to break open; to expel, remove, throw away, sweep away (with ta); to emit; to ejaculate; to inseminate, impregnate; to beget; to blow; to blow (said as a storm); to inundate; to exchange; to take; to gather up, glean, pick up (including carcasses); to plain something (ri is hamtu form; ri-g is maru form, ri-ri-g is plural; cf., rig and de5 (-g) [RI]) (RI archaic frequency).
adj., far, distant[13].
E con: me-mu-ri-a, seme, a, che accompagna, ri, me e mu di me-lam-mu[14], ovvero la parola che fruttifica.
Rabbino.- Titolo spettante ai dottori della legge ebraica: rabh ‘maestro’; rabbì ‘maestro mio’. Rabban era il titolo dato ad un maestro molto eminente; lo stesso titolo di rabbi era in origine riservato solo ai soli capi scuola. Presso i sefarditi il r. è detto hakham ‘saggio’. La traduzione siriaca del Nuovo Testamento rende rabbi con ‘archisinagogo’, la persona incaricata del servizio divino. Il compito del r. è soprattutto l’insegnamento e la predicazione; aveva anche potere di decidere in questioni religiose e talvolta civili, compito per lo più riservato ad un funzionario apposito, detto dajjan ‘giudice’. Tale prerogativa cessò quando le autorità civili avocarono a sé ogni potere decisivo anche rispetto agli Ebrei[15].
Un rabbi fu Abba Areka (Arika o Ha-Arokh, ‘il lungo’, II secolo, detto per onore Rab)[16].
Un’altra fonte è opportuna: https://it.wikipedia.org/wiki/Rabbino
La parola originaria rabbi deriva dalla radice semitica R-B-B, in alfabeto ebraico רַב rav, che in aramaico biblico significa "grande" in molti sensi, tra cui "riverito", ma appare principalmente come prefisso nelle forme di status constructus.[3] Sebbene l'uso di rabbim "molti" (come in 1 Re 18:25, הָרַבִּים) "la maggioranza, la moltitudine" avvenga per indicare l'assemblea della comunità, nei Manoscritti del Mar Morto non esiste prova che sostenga un'associazione col titolo successivo di "Rabbi/Rabbino".[4] La radice è imparentata con l'arabo ربّ rabb, che significa "signore" (usato generalmente quando si parla di Dio, ma anche di signori terreni). Come segno di grande rispetto, alcuni rinomati rabbini vengono chiamati semplicemente "il Rav".
Il rabbino non è un'occupazione che si riscontra nella Bibbia ebraica,[5] e le antiche generazioni non utilizzavano titoli correlati, come Rabban, Ribbi o Rab per descrivere i saggi babilonesi e i dotti di Israele.[6] I titoli "Rabban" e "Rabbi" vengono menzionati per la prima volta nella Mishnah (circa 200 d.C.). Il termine fu usato inizialmente con Rabban Gamaliel il Vecchio, Rabban Shimon suo figlio e Rabban Jochanan Ben Zakkai, che furono tutti patriarchi o presidenti del Sinedrio.[7] Il titolo "Rabbi" appare (nella traslitterazione greca ῥαββί rhabbi) nei vangeli di Matteo, Marco e Giovanni nel Nuovo Testamento, in cui viene usato per riferirsi agli "Scribi e Farisei" come anche a Gesù.[8][9]
[1] Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Giovanni 20,11-18.
In quel tempo, Maria stava all'esterno vicino al sepolcro e piangeva. Mentre piangeva, si chinò verso il sepolcro
e vide due angeli in bianche vesti, seduti l'uno dalla parte del capo e l'altro dei piedi, dove era stato posto il corpo di Gesù.
Ed essi le dissero: «Donna, perché piangi?». Rispose loro: «Hanno portato via il mio Signore e non so dove lo hanno posto».
Detto questo, si voltò indietro e vide Gesù che stava lì in piedi; ma non sapeva che era Gesù.
Le disse Gesù: «Donna, perché piangi? Chi cerchi?». Essa, pensando che fosse il custode del giardino, gli disse: «Signore, se l'hai portato via tu, dimmi dove lo hai posto e io andrò a prenderlo».
Gesù le disse: «Maria!». Essa allora, voltatasi verso di lui, gli disse in ebraico: «Rabbunì!», che significa: Maestro!
Gesù le disse: «Non mi trattenere, perché non sono ancora salito al Padre; ma và dai miei fratelli e dì loro: Io salgo al Padre mio e Padre vostro, Dio mio e Dio vostro».
Maria di Màgdala andò subito ad annunziare ai discepoli: «Ho visto il Signore» e anche ciò che le aveva detto.
[2] John Alan Halloran, Sumerian lexicon, Los Angeles, Logogram Publishing, 2006: 35.
[3][3] John Alan Halloran, Sumerian lexicon, Los Angeles, Logogram Publishing, 2006 : 218.
[4] John Alan Halloran, Sumerian lexicon, Los Angeles, Logogram Publishing, 2006: 35.
[5] John Alan Halloran, Sumerian lexicon, Los Angeles, Logogram Publishing, 2006: 116.
[6] John Alan Halloran, Sumerian lexicon, Los Angeles, Logogram Publishing, 2006: 32.
[7] John Alan Halloran, Sumerian lexicon, Los Angeles, Logogram Publishing, 2006: 32.
[8] John Alan Halloran, Sumerian lexicon, Los Angeles, Logogram Publishing, 2006: 32.
[9] http://www.tellusfolio.it/index.php?prec=%2Findex.php&cmd=v&id=20760
[10] Milano, Spirali/Vel, 1994: 434 e segg..
[11]John Alan Halloran, Sumerian lexicon, Los Angeles, Logogram Publishing, 2006 : 218.
[12] John Alan Halloran, Sumerian lexicon, Los Angeles, Logogram Publishing, 2006 : 219.
[13] John Alan Halloran, Sumerian lexicon, Los Angeles, Logogram Publishing, 2006 : 218.
[14] http://www.archeomedia.net/wp-content/uploads/2015/10/Melammu.pdf
[15] Enciclopedia Cattolica.
[16] Enciclopedia Cattolica.