ANNO XVIII Aprile 2024.  Direttore Umberto Calabrese

Venerdì, 18 Maggio 2018 00:00

Gesù prega anche per noi che crediamo in lui

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Gesù, alzati gli occhi al cielo, così pregò:  «Non prego solo per questi, ma anche per quelli che per la loro parola crederanno in me; 
perché tutti siano una sola cosa. Come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch'essi in noi una cosa sola, perché il mondo creda che tu mi hai mandato 

 

In quei giorni, il tribuno, volendo conoscere la realtà dei fatti, cioè il motivo per cui Paolo veniva accusato dai Giudei, gli fece togliere le catene e ordinò che si riunissero i sommi sacerdoti e tutto il sinedrio; vi fece condurre Paolo e lo presentò davanti a loro. 
Paolo sapeva che nel sinedrio una parte era di sadducei e una parte di farisei; disse a gran voce: "Fratelli, io sono un fariseo, figlio di farisei; io sono chiamato in giudizio a motivo della speranza nella risurrezione dei morti". 
Appena egli ebbe detto ciò, scoppiò una disputa tra i farisei e i sadducei e l'assemblea si divise. 
I sadducei infatti affermano che non c'è risurrezione, né angeli, né spiriti; i farisei invece professano tutte queste cose. 
Ne nacque allora un grande clamore e alcuni scribi del partito dei farisei, alzatisi in piedi, protestavano dicendo: "Non troviamo nulla di male in quest'uomo. E se uno spirito o un angelo gli avesse parlato davvero?". 
La disputa si accese a tal punto che il tribuno, temendo che Paolo venisse linciato da costoro, ordinò che scendesse la truppa a portarlo via di mezzo a loro e ricondurlo nella fortezza. 
La notte seguente gli venne accanto il Signore e gli disse: "Coraggio! Come hai testimoniato per me a Gerusalemme, così è necessario che tu mi renda testimonianza anche a Roma". 


Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Giovanni 17,20-26. 
In quel tempo, Gesù, alzati gli occhi al cielo, così pregò: 
«Non prego solo per questi, ma anche per quelli che per la loro parola crederanno in me; 
perché tutti siano una sola cosa. Come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch'essi in noi una cosa sola, perché il mondo creda che tu mi hai mandato. 
E la gloria che tu hai dato a me, io l'ho data a loro, perché siano come noi una cosa sola. 
Io in loro e tu in me, perché siano perfetti nell'unità e il mondo sappia che tu mi hai mandato e li hai amati come hai amato me. 
Padre, voglio che anche quelli che mi hai dato siano con me dove sono io, perché contemplino la mia gloria, quella che mi hai dato; poiché tu mi hai amato prima della creazione del mondo. 
Padre giusto, il mondo non ti ha conosciuto, ma io ti ho conosciuto; questi sanno che tu mi hai mandato. 
E io ho fatto conoscere loro il tuo nome e lo farò conoscere, perché l'amore con il quale mi hai amato sia in essi e io in loro»

Gesù, che ha vinto la morte, ascoltato da Giovanni, alzò l’ultima preghiera sacerdotale pregando anche per noi che crediamo in lui, perché stiamo insieme e, pregando, diventiamo una cosa sola col Padre e con lui.

Sottolineo il fatto importantissimo: la sua preghiera (ka thar in zumero) chiude il circolo dei credenti ed esclude i non credenti, secondo il progetto del Padre. La misericordia non esclude la possibilità che un non credente si ravveda, ma questo è un fatto eventualmente possibile in modo estremo di cui rallegrarci così come gioiamo alla vittoria alla lotteria.

Scommettere la propria salvezza eterna alla lippa è il gioco meno intelligente.

Mi rivolgo al 90% degli italiani che non vanno neanche a Messa la domenica perché hanno cose più importanti da fare: siete sicuri di far bene così?

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