ANNO XVIII Aprile 2024.  Direttore Umberto Calabrese

Lunedì, 04 Giugno 2018 17:51

Il rossore dell’oroborosh

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Oggi, 4 giugno 2018, il ringrazio GESH.BU, ‘Albero. conoscenza’, di avermi rivelato ‘la coda’ di orobo-rosh.

Avevo individuato il sintagma perfettamente simmetrico, principale espressione zumera (che non riuscivo a significare): rush-shur il 29 maggio.

È a tema[1] il rosso, secondo me[2]: ovvero la parola rossor[3] ed il suo etetimo[4].

Dimostrerò che rush (shu.r[5]) ha 4287 anni almeno.

Ero lontanissimo col pensiero dall’identità tra l’alchemico medievale oroboro, il serpente che si morde la coda, col zumero uruburu, che solo io sostengo così [Come si nota, le città uru, che vivevano isolate, restano unite da ubu [ASH, Uno d’origine]. Altra cosa è oroborosh, ‘il serpente con la coda fuori’, che notavo da –sh, ‘vita-morte’.

Bene.

Il vangelo di oggi contiene la parabola della vigna che chiude con:

Non avete forse letto questa Scrittura: La pietra che i costruttori hanno scartata è diventata testata d'angolo[6]

Perciò ho estratto le mie 60 pagine su Rabbunì, Rabboni.

-La pietra scartata dai costruttori è diventata testata d’angolo- per me significa: il maestro, rabbi vel rabbunì in ebraico, non è più maestro per i contemporanei. Non solo: l’espressione ebraica, che radica nella zumera, non viene letta così da nessuno.

Adesso, osserviamo la coda, lat. coda, var. pop. di cauda [lo Zingarelli 2018], zum. kud.a, ‘seme. taglio’ [Halloran: 149]: rosh di orobo-rosh.

Rosh esposto è ‘sacroru vita-mortesh’.

Il serpente può stare con la coda fuori: oroborosh, e con la coda dentro: oroborosh-shor.

Ragionare sui significati può portar lontano.

Preferisco chiudere col salmo 11:

Salmo 11 (10)

Nel Signore io mi rifugio:

perché osano dirmi: emigra,

come un passero fuggi al monte?

Ecco: gli empi mi tendono l’arco,

incoccata è la freccia alla corda,

per colpire nell’ombra i suoi giusti.

Se sono minate le basi del mondo

resterà indifferente il Giusto?

Il Signore vive, è nel santo suo tempio,

il Signore ha il suo trono nei cieli:

occhi, solo, che guardano,

pupille fisse a sondare ogni uomo.

Pio ed empio il Signore scandaglia

e chi ama violenza con odio ricambia:

zolfo e vento e carboni di fuoco

egli rovescia sugli empi:

Dalla coppa assorbiranno vento bollente;

il Signore è giusto e giustizia egli ama:

chi è retto di cuore vedrà il Signore.

 


[1] Legame, ma, della connessione, te, in zumero.

[2] Me pronome personale è esattamente il me di Zumer = ‘profumo (resh) nel cammino (er) della parola (me) della luna En zu’.

[3] Rossor, zum. rushshur. A circolo, intorno a O vel U, di shsh, rumore sibilante del serpente, vita-morte, in O di rr.

[4] Etimo dell’etimo.

[5] Letto via lettura circolare di ru.sh.

[6]

     

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Lunedì della IX settimana delle ferie del Tempo Ordinario

Seconda lettera di san Pietro apostolo 1,2-7. 
Grazia e pace sia concessa a voi in abbondanza nella conoscenza di Dio e di Gesù Signore nostro. 
La sua potenza divina ci ha fatto dono di ogni bene per quanto riguarda la vita e la pietà, mediante la conoscenza di colui che ci ha chiamati con la sua gloria e potenza. 
Con queste ci ha donato i beni grandissimi e preziosi che erano stati promessi, perché diventaste per loro mezzo partecipi della natura divina, essendo sfuggiti alla corruzione che è nel mondo a causa della concupiscenza. 
Per questo mettete ogni impegno per aggiungere alla vostra fede la virtù, alla virtù la conoscenza, 
alla conoscenza la temperanza, alla temperanza la pazienza, alla pazienza la pietà, 
alla pietà l'amore fraterno, all'amore fraterno la carità. 

Salmi 91(90),1-2.14-15ab.15c-16. 
Tu che abiti al riparo dell'Altissimo 
e dimori all'ombra dell'Onnipotente, 
di' al Signore: "Mio rifugio e mia fortezza, 
mio Dio, in cui confido". 

Lo salverò, perché a me si è affidato; 
lo esalterò, perché ha conosciuto il mio nome. 
Mi invocherà e gli darò risposta; 
presso di lui sarò nella sventura, 

lo salverò e lo renderò glorioso. 
Mi invocherà e gli darò risposta; presso di lui sarò nella sventura, lo salverò e lo renderò glorioso. 
Lo sazierò di lunghi giorni e gli mostrerò la mia salvezza. 


Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Marco 12,1-12. 
In quel tempo, Gesù si mise a parlare con parabole [ai capi dei sacerdoti, agli scribi e agli anziani]: 
«Un uomo piantò una vigna, vi pose attorno una siepe, scavò un torchio, costruì una torre, poi la diede in affitto a dei vignaioli e se ne andò lontano. 
A suo tempo inviò un servo a ritirare da quei vignaioli i frutti della vigna. 
Ma essi, afferratolo, lo bastonarono e lo rimandarono a mani vuote. 
Inviò loro di nuovo un altro servo: anche quello lo picchiarono sulla testa e lo coprirono di insulti. 
Ne inviò ancora un altro, e questo lo uccisero; e di molti altri, che egli ancora mandò, alcuni li bastonarono, altri li uccisero. 
Aveva ancora uno, il figlio prediletto: lo inviò loro per ultimo, dicendo: Avranno rispetto per mio figlio! 
Ma quei vignaioli dissero tra di loro: Questi è l'erede; su, uccidiamolo e l'eredità sarà nostra. 
E afferratolo, lo uccisero e lo gettarono fuori della vigna. 
Che cosa farà dunque il padrone della vigna? Verrà e sterminerà quei vignaioli e darà la vigna ad altri. 
Non avete forse letto questa Scrittura: La pietra che i costruttori hanno scartata è diventata testata d'angolo; 
dal Signore è stato fatto questo ed è mirabile agli occhi nostri»? 
Allora cercarono di catturarlo, ma ebbero paura della folla; avevano capito infatti che aveva detto quella parabola contro di loro. E, lasciatolo, se ne andarono. 

 
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