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Sabato, 01 Settembre 2018 12:09

Il declino del tanga, il ritorno dei mutandoni della nonna

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Per anni il dilemma nella scelta dell'intimo femminile è stato dettato dall'opportunità: deve o no vedersi. O anche solo intuirsi, attraverso pantaloni (poi pantacollant e leggins) sempre più aderenti?

Le mutandine. Indumento intimo irrinunciabile, sono allo stesso tempo la migliore arma di seduzione femminile. Che si tratti di culotte, brasiliane o tanga, la lingerie di una donna è sempre stata simbolo di femminilità. Più o meno raffinata.

Oggi, il capo icona sono le culotte, che sorpassano e scalzano il trend di tanga e mutandine alla brasiliana. “Marks & Spencer” - racconta il Guardian - dichiara che il tanga ormai conta meno del 10% nelle vendite degli indumenti intimi. La catena ha iniziato a venderli negli anni '80, il boom fu negli anni '90, ma la tendenza è cambiata, a causa di celebrità come Kim Kardashian e Beyoncé, in mostra con mutande sempre più grandi.

La storia del tanga

Inizialmente chiamato “G-String”, la storia del tanga inizia negli anni '30 quando Margie Hart, conquistò i palchi di New York indossando un perizoma di lana nera per dare l'impressione al pubblico di essere totalmente nuda. Negli anni '50 con l'arrivo di Marilyn Monroe, le vendite subirono una brusca frenata. La diva preferiva indossare le mutande a vita alta. Nei '60 si portavano le mutandine di nylon sotto la minigonna, e non fu un periodo d’oro per il tanga.

Negli anni ’80 tornò alla ribalta e gli anni ’90 lo videro protagonista indiscusso. Per indossarlo, non era importante essere una silhouette, anzi, doveva essere ben visibile, uscire dai jeans. Fu soprannominato “la coda di balena” per l'effetto che faceva vederlo spuntare dalla vita sempre più bassa dei pantaloni.

Oggi son tornati i tempi bui, è cambiata nuovamente la moda e sono mutati i canoni di bellezza: per indossarlo bisogna avere un fisico da angelo di “Victoria’s Secret”. Ma prima o poi tornerà di moda: la biancheria intima rispetta la storia e i suoi cicli. (agi)

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