La vicenda di Baglioni-migranti-Salvini nasce da un’affermazione del direttore di Sanremo in risposta ad una domanda semplice di un cronista sull’attualità: «Ci sono milioni di persone in movimento, non si può pensare di risolvere il problema evitando lo sbarco di 40-50 persone» La politica entra nel ring sanremese delle canzoni e mette all’angolo la musica? Bacchettate della Rai che però ci mette una pezza, perché poi le richieste si fanno pesanti, commissioni di vigilanza, dichiarazioni.
Se alla fine di una giornata caldissima De Santis ha parlato di «comizio», la Stampa raccontava invece che, imbarazzata dall’esternazione anti Salvini, non prevista nel briefing pre-conferenza stampa (anche perché il «la» è arrivato dalla domanda di un cronista) la direttrice avesse decretato la fine dei giochi sanremesi per Baglioni, ponendo il veto a una sua terza direzione artistica. Da viale Mazzini, mentre De Santis ancora taceva e il deputato pd Michele Anzaldi invocava «una replica sua e della commissione di Vigilanza Rai», spiegavano all’Agi che De Santis non commentava «perché non si rettificano i retroscena». Ma che non le sarebbe passato mai per la testa di censurare un artista come Baglioni che per nove anni ha organizzato il Festival di Lampedusa ‘O Scià, nato per accendere i fari sul problema dell’immigrazione clandestina. Dicevano in Rai che la terza edizione baglioniana non era ancora un’opzione e quindi non c’era nessun accordo da strappare.
Fin qui la vicenda Rai con una pezza. Ma l’umore della piazza è legata agli haters che scatenano la gogna social contro Claudio Baglioni sulla rete.
Ecco la pezza: «Il Festival di Sanremo – si legge nel tweet di Fabrizio Salini dell’ufficio stampa Rai de l’ad di Viale Mazzini – è patrimonio degli italiani. Il mio compito, e quello di tutta la Rai, è garantirne la qualità e il successo. Grazie al prezioso contributo di tutte le nostre professionalità, stiamo lavorando per far sì che il direttore artistico, in un clima di piena collaborazione, possa realizzare, insieme a Rai1, un festival in linea con le aspettative del grande appuntamento che unisce il Paese». Baglioni è un signore della nostra cultura e non solo musicale e la vicenda migranti urla alle coscienze di un paese culla del cattolicesimo.