I "due presidenti" del Venezuela, Nicolas Maduro e (l'autoproclamato) Juan Guaidó, si sono sfidati in piazza, in un braccio di ferro anche sull'Italia.
Prima che Guaidó salisse sul palco a La Mercedes nell'est della capitale, è stata letta una missiva firmata dai sostenitori italovenezuelani e indirizzata al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Chiedono "di seguire il resto d'Europa nel riconoscimento" della presidenza a interim di Guaidó' offrendo così al Paese la possibilità di "stare da parte giusta della storia".
Dall'altra parte della città, nell'Avenida Bolivar, è stato Maduro in persona a ringraziare, tra gli altri, Roma "per la solidarietà dimostrata".
Il riferimento è al veto posto dall'Italia al riconoscimento di Guaidó come presidente del Venezuela alla riunione dei ministri degli Esteri Ue. A replicare da Roma, su Twitter, è stato il sottosegretario agli Esteri, Giuglielmo Picchi: "Caro Nicolas Maduro, lascia subito. Nessuna solidarietà da Roma. Non ti riconosciamo come presidente. Elezioni subito".
Posizione Italiana è chiara, non riconosciamo esito elezioni presidenziali in #Venezuela. Nuove elezioni sono necessarie. Caro @Roberto_Fico no a terza via, #Maduro deve lasciare.
— Guglielmo Picchi (@guglielmopicchi) 1 febbraio 2019
Il Carroccio continua quindi a marcare la distanza sulla questione del M5s. Eppure a Strasburgo i parlamentari di entrambi i partiti si sono astenuti sul riconoscimento di Guaidó come presidente.
Il generale disertore
Nella sua prima uscita in pubblico, dopo l'attentato durante la parata militare dell'agosto scorso, il capo di Stato ha rivendicato la vittoria contro il tentativo fallimentare del golpe e ha aperto comunque al dialogo per risollevare l'economia del Paese.
Si è detto pronto ad anticipare le elezioni (agi)