È uno dei temi centrali del documento programmatico di “Insieme” alla cui stesura ha contribuito proprio Leonardo Becchetti, con l’economista Stefano Zamagni, professore ordinario di Economia Politica Università di Bologna, un documento che, in oltre trenta pagine, affronta temi come welfare, sviluppo, scuola, università e ambiente.
Avv. Cosimo Buonfrate |
I lavori del convegno sono stati aperti dall’intervento di Giancarlo Infante, portavoce nazionale del movimento “Insieme”, già giornalista RAI, e conclusi da quello dell’Avvocato tarantino Cosimo Buonfrate, responsabile “Insieme” per la Puglia.
Proprio l’Avvocato Cosimo Buonfrate ha scritto una lettera al Professor Giuseppe Conte, Presidente di Consiglio, chiedendo al Capo del Governo una maggiore attenzione verso Taranto, la città in cui il movimento muove i suoi primi passi nel Meridione «superando inadeguatezze, omissioni, rancori e delusioni».
A Taranto, ha poi sottolineato nella missiva Cosimo Buonfrate, «c’è una diffusa rivendicazione di diritti: noi di Insieme vorremmo farci carico soprattutto di quello forse meno diffuso: il diritto alla speranza della gente».
Nella lettera il responsabile pugliese di “Insieme” richiama l’attenzione di Giuseppe Conte su alcuni punti programmatici che il movimento Insieme ritiene essenziali per riaccendere la speranza nel popolo tarantino.
Intervento dell'Arcivescovo Mons Santoro |
Innanzitutto «la ripresa del tavolo istituzionale per il contratto di sviluppo con l’attuazione piena dello strumento del BES (Benessere Equo e Sostenibile) territoriale, criterio di misura dello sviluppo, che rivendichiamo come diritto essenziale, costituzionale, di una comunità che vuole costruire da sé, e non da sola, la sua generatività».
Cosimo Buonfrate invita poi il Capo del Governo alla «esplicitazione chiara, nella sua progettualità, di quanto annunciato e previsto sui documenti finanziari-economici circa la ricerca e l’innovazione scientifico-universitaria».
Per i tarantini l’attuazione di entrambi, secondo Cosimo Buonfrate, significherebbero l’uscita da «stalli che diventano sempre più incomprensibili e per vivere in credibilità alcune linee programmatiche che potrebbero davvero significare cambiamento».