Ho pensato al Maresciallo Vincenzo Carlo Di Gennaro e al suo collega ferito, Pasquale Casertano.
Ai militari che mi hanno fermato avrei voluto fare le mie condoglianze ed esprimere la mia solidarietà, ma, per una forma di rispetto diversa e più intima, sono stato zitto.
Ho pensato, inoltre, a quanto sia diventato difficile fare questo lavoro, specie in questi tempi, dove si assiste al puntuale sovvertimento dei valori, dove il buono - al cospetto delle moderne "Sacre Inquisizioni" - deve dimostrare di aver fermato il cattivo senza avergli fatto male.
Ma come si può fermare il cattivo, sempre, in guanti bianchi?
Alle volte non è possibile!
Molta gente, che blatera senza sapere, dovrebbe provare cosa vuol dire stare lì, come i Carabinieri di ieri sera, sotto un lampione in mezzo alla strada, giocando a dadi con la sorte, oppure intervenire il più velocemente possibile in una situazione critica dove la vita e la morte prevalgono l’una su l’altra in base a decisioni da prendere in frazioni di secondo con il cuore in gola.
Rivedere gli eventi sulla carta… è un’altra cosa, una cosa troppo distante dalla realtà!
Col senno di poi si è tutti bravi e capaci di adottare la decisione migliore, anche perché quella decisione non dovrà mai passare l'inappellabile vaglio della realtà!
Siccome sono solo servitori dello Stato, e presto saranno dimenticati… perché un Carabiniere morto in servizio non fa grande audience, dedico questa amara vignetta a Vincenzo Carlo Di Gennaro, al suo collega Pasquale Casertano e alle loro famiglie.
Condoglianze alla famiglia delle vittima e all’Arma dei Carabinieri.