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Lunedì, 26 Agosto 2019 10:57

Braccio di ferro su Conte. Salvini non molla e spera nel flop

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Luigi Di Maio non molla la presa sul Conte bis. Il vicepremier M5S punta a fare breccia nel muro alzato dai dem. Non a caso, al termine della telefonata con il segretario Pd Nicola Zingaretti, trapelava un certo ottimismo da parte del capo politico pentastellato. Il leader democratico, raccontano all'Adnkronos fonti grilline di primo piano, "era molto possibilista": "In verità", viene spiegato, "sono rimasti solo lui e Paolo Gentiloni a dire no" alla riconferma di Giuseppe Conte a Palazzo Chigi. E infatti l'ala renziana del Partito democratico ha subito colto l'occasione per incalzare il segretario, chiedendogli di dare il via libera alla riconferma del premier uscente.

La giornata ha poi vissuto un picco di tensione: in conferenza stampa al Nazareno Zingaretti ha ribadito l'esigenza di una "discontinuità" anche sui nomi. Gelida la risposta dei grillini: "L'Italia non può aspettare il Pd, la soluzione è Conte". Ma dietro le quinte si continua a lavorare, come dimostra l'invito di Zingaretti a incontrare il M5S "da domani (oggi, ndr)". Indiscrezioni, per ora non confermate, parlano di un possibile vertice dello stato maggiore M5S con Davide Casaleggio, in programma sempre domani a Roma, per fare il punto della situazione.

Al momento non sarebbe stato ancora deciso se sottoporre o meno a referendum sulla piattaforma Rousseau l'alleanza di governo col Pd. Forti sono i timori di un responso negativo della base ed è anche per questo motivo che, viene evidenziato, si starebbe insistendo sulla figura di Conte: "L'unico", ragiona un esponente pentastellato di peso, "in grado di far digerire ai nostri elettori un'intesa di questo tipo".

Dalla partita per la premiership si è intanto sfilato il presidente della Camera Roberto Fico. Fonti della presidenza di Montecitorio hanno fatto sapere che la terza carica dello Stato intende "dare continuità" al suo ruolo. Ma i tempi per chiudere l'accordo si assottigliano sempre di più. Il Movimento è consapevole che dal Quirinale non faranno sconti sui tempi e già domani sera - dice un big M5S - il Colle si aspetta segnali concreti in vista del secondo giro di consultazioni, fissato a martedì.

Resta sullo sfondo la questione del forno leghista, che i 5 Stelle non hanno mai detto ufficialmente di voler chiudere. Le parole di Conte di ieri, infatti, sono attribuite alla sua volontà di non ripetere l'esperienza gialloverde, ma non impegnano in alcun modo il Movimento. Ma anche chi tiene quotidianamente i contatti col Carroccio cede allo scetticismo: "Se tornassimo indietro accettando il 'corteggiamento' di Matteo Salvini, non terremmo più i gruppi. Sarebbe molto complicato far accettare ai nostri un'inversione a U di questo tipo".

Nessuno chiude la porta, ma certo adesso il boccino è in mano ad altri. La Lega guarda alle prove di intesa tra M5S e Pd ma non rinuncia a minare il dialogo tra Luigi Di Maio e Nicola Zingaretti. Matteo Salvini, anche oggi a Roma in costante contatto con i suoi, mantiene ferma la linea: far fallire a ogni costo il 'matrimonio' tra 5 stelle e dem. Il leader del Carroccio dovrà tirare fuori un nuovo jolly per far cambiare rotta all'amico Luigi. La promessa, dichiarata anche in Senato, del taglio dei parlamentari non ha scalfito il capo del M5S. L'offerta di palazzo Chigi, mai confermata pubblicamente ma nemmeno negata, non ha ottenuto l'effetto sperato. Salvini pensa ad altro, qualcuno si aspetta una mossa a sorpresa dell'ultima ora, e intanto non 'spegne il telefono'. 

 Salvini non molla e spera nel flop
 

Dai piani alti di via Bellerio si continua a scrutare l'orizzonte. Quello che succederà nelle prossime ore è nelle mani di Di Maio e Zingaretti, però ogni minuto che passa senza che i due trovino un accordo consuma il tempo che il Capo dello Stato ha concesso ai partiti per trovare un'intesa. Tempi stretti, visto che Mattarella riapre il Quirinale tra 48 ore, e quindi: 'no news good news', ragionano nella war room leghista. Ovvero, "così andiamo al voto entro novembre".

Eppure, nel Carroccio resta attivo un nutrito e qualificato numero di sherpa - si contano ministri, sottosegretari e dirigenti - "in costante contatto con i cinque stelle". Anche oggi. "Sarebbero pure d'accordo a riprovarci a governare assieme - spiega una fonte autorevole all'Adnkronos -. L'idea di avere Di Maio a palazzo Chigi non dispiace ai grillini, ma di Salvini in questo momento non si fidano". Adnkronos

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