Un Rapporto di GPMB (Global Preparedness Monitoring Board) denunciava i rischi di una pandemia da virus, che aggrediva le vie respiratorie. Il coronavirus non è letale ,ma una prova generale si spera, per verificare la risposta dei sistemi sanitari a una pandemia che prima o poi arriverà. Questo Rapporto, prodotto lo scorso anno dal titolo “Un mondo a rischio” , io credo che passata la buriana del coronavirus dovrebbe indurre i cittadini, a pretendere dai governi il potenziamento della sanità pubblica e invertire la letale politica di riduzione dei posti letti negli ospedali, e la contrazione del personale infermieristico. GPMB nato due anni fa , per aiutare i paesi a rispondere a epidemie ed emergenze sanitarie è stato istituito da OMS e Banca mondiale.
Nella prefazione del Rapporto 2019 è scritto che “una pandemia globale sarebbe catastrofica, creando su scala globale scompiglio, instabilità e insicurezza (…) il mondo non è preparato”.
A gennaio su Netflix è uscito il documentario “Pandemia Globale“, che narra come i soggetti istituzionali interessati si stanno preparando a un accadimento che si verificherà. Senza incubi millenaristici bisogna avere consapevolezza, che il Mondo si sta attrezzando per una guerra che non è per niente persa.
Nessuno sa quando succederà ma come evocato da esperti e anche da OMS prima o poi succederà. Quasi certamente considerando il dato meramente statistico e senza connotazioni etniche si svilupperà in Cina.
Asiatica del 1957, influenza di Hong Kong, Sars e ora il coronavirus questa area del mondo sembra essere privilegiata dai virus.
Intanto nel nostro Paese convive l’esigenza della minimizzazione del dato per motivi economici e di finanza pubblica insieme a drammatizzazioni e paure.
In aggiunta le agghiaccianti affermazioni, a livello di protezione civile che spesso i morti sono ottantenni o ultraottantenni come se dietro ognuno di questi non ci sia un nonno, un padre, uno zio, un fratello.
Intanto OMS ha elevato, a livello “molto alto” la minaccia di epidemia e gli USA portano l’allarme a livello 4. In una conferenza stampa a Ginevra due giorni fa, l’accusa del Direttore Generale dell’OMS è verso l’Italia che più degli altri ha contribuito ad estendere i contagi. Secondo OMS l’Italia è responsabile di aver esportato l’infezione in ben 20 Paesi. Intanto i contagi sono 1128 e 29 morti. Venerdì superavano di poco gli 800. Alla Lombardia il triste primato: 615 totale positivi con 25 morti. Veneto 191, Emilia Romagna 217, Piemonte 11, Liguria 42, Marche e Toscana 11, Lazio 6, Sicilia 4, Campania 13, Puglia 3, Bolzano 1, Friuli 1, Abbruzzo 2 e Calabria 1. Stucchevoli e improprie le comparazioni con il sistema Usa, imperniato sulle assicurazioni private un reddito pro capite pari a quasi 60 mila dollari, con una spesa sanitaria pari al 16,9 % del Pil rispetto alla nostra dell’8,8 % con componente pubblica meno del 7% e prevista al 6,4% nel 2022. Forse una occhiata ai numeri dell’Annuario Statistico del Servizio Sanitario, ai dati della Ragioneria Generale del MEF male non farebbe. Resta comunque il Servizio Sanitario Pubblico una eccellenza confermata su The Lancet Public Health, che cita i dati della Global Burdoni of Disease.