Scienza in rete sulla base dei dati della protezione civile ipotizza il picco dei contagi in Lombardia a metà aprile. Modello matematico elaborato per la pandemia da influenza del 2009 e ipotizzando due infezioni per ogni contaminato e “ entrata” del virus a gennaio
Modello e previsioni afflitti da incertezza considerato che è stato utilizzato per il virus dell’influenza, mentre il COVID 19 è un nuovo virus di cui parecchie cose non si conoscono.
Abbiamo in precedenti articoli scritto che i modelli usati per le evoluzioni delle epidemie si chiamano SIR e dove S sta per "Suscettibile", "Infetto" e "Recuperato". Suscettibile è chi può ammalarsi. Questo modello fissa il picco a metà aprile. Il problema dei modelli è di avere un grande livello di incertezza legata al non conoscere come evolverà questo nuovo virus .Nel trattare qualsiasi problema da modellare matematicamente la cosa importante è la identificazione della parte significativa del fenomeno. Chi con bassi margini di incertezza può dire che le variabili adottate sono quelle giuste? Il grande Kurt Godel diceva: “per pensare in modo corretto in primo luogo si deve capire cosa buttar via. Per andare avanti devi sapere cosa lasciare fuori, questa è l’essenza del pensare in modo efficace”.
I modelli si basano sulla statistica e quindi siamo nel campo delle probabilità. Sul valore del famoso R0, che misura quante persone saranno contagiate da un infettato, c’è chi dice 2, chi 2,6, un docente di Virologia della Università di Padova parla di oltre 3.
Nessuno sa quanti sono gli asintomatici. Sconosciuto è anche l’impatto del cambio di stagione sul virus. Un’altra anomalia riguarda l’incidenza della infezione in Italia. Esiste infine la relazione del Governo, acclusa all’ultimo decreto. Fissa il picco dei contagi al 18 di marzo, la fine al 30 aprile e un numero di contagiati pari a 92 mila e in quarantena 360 mila. Io credo che al di la dei modelli ora la risposta è come curare quel 5% di previste complicazioni - leggi polmonite - da trattare in terapia intensiva con ventilatori o ossigenazione extracorporea.
A tal fine plaudo all’ingegnere e al fisico bresciano che, usando la stampa 3D, hanno prodotto la valvola occorrente all’ospedale di Chiari (BS) per far funzionare apparecchio per la rianimazione.
Tempi non brevi di fornitura sostituiti da sei ore di stampante 3D. Al posto dei 10 mila euro di costo 1 euro. Se tutto andrà liscio potranno essere resi disponibili i file per la stampa 3D nella rete Lab in tutta Italia.