ANNO XVIII Aprile 2024.  Direttore Umberto Calabrese

Domenica, 22 Marzo 2020 17:32

L’affanno della sanità italiana, tra efficienze, scienza, ritardo nell'uso di nuove tecnologie

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Un decreto che proclama lo stato di emergenza sanitaria per l’epidemia porta la data del 31 gennaio e ieri sera ascoltavamo le lamentele del farmacista di Bergamo, che lamentava la mancanza di bombole di ossigeno

Sola ora ci si accorge della mancanza di mascherine, respiratori? E’ mai possibile, che né le Regioni, né lo Stato abbiano un piano per le emergenze epidemiche? Possibile che nemmeno in questa ora di grande dolore la macchina burocratica cinicamente richiede che i respiratori siano acquistati su Consip?

A cosa servono modelli matematici, best practies, autoesaltazione se non si è stati in grado dopo più di due mesi di far produrre mascherine, a sufficienza per medici, infermieri, forse dell’ordine e ce le dobbiamo far regalare dalla Cina. Dove sono, i toni rassicuranti del tutto va bene, dell’abbracciare i cinesi, che ci deve stare, ma solo dopo averne verificata l’assenza del virus come per esempio a Padova nel mese di gennaio chiedeva il virologo Prof. Crisanti? Quale possibilità poi francamente aveva, per esempio un modello di controllo usando le tecnologi digitali come, a Taiwan se ogni sera vediamo nelle conferenze stampa gli uomini dell’Istituto Superiore di Sanità fatto solo da sanitari? Una questione così complessa non può avere un approccio solo sanitario! Deve essere interdisciplinare. La Sars è stata gestita anche usando i big data, la mappatura degli spostamenti da cellulare, i tamponi dedicati. Qua nulla. Sponsorizzano il modello italiano? Bene, ma rivelatosi insufficiente a contenere una vera e propria quantità inaccettabile di decessi e infezioni. Poveri morti senza cari e, chissà se un giorno potranno portare loro un fiore, accendere un cero. Taiwan 24 milioni di abitanti, 130 km da Pechino, 50 infettati e un morto. E’ un’isola, sì. E allora? Anche la Gran Bretagna lo è e ogni Stato, in questa emergenza andrebbe considerato un’isola! Questa è una battaglia durissima che si vince usando tutte le risorse disponibili e le strategie possibili. Anche usando le migliori pratiche usate. Taiwan come tutto il mondo ha saputo il 31 dicembre 2019 che, in Cina erano state diagnosticate polmoniti virali da cause ignote.

Dal 31dicembre hanno iniziato a monitorare gli arrivi dalla Cina verificando la presenza di anticorpi, per 26 tipi di virus diversi e chi presentava sintomi veniva messo, in quarantena. Oms si riunisce per la prima volta il 22 gennaio e Taiwan vieta dal 26 i voli dalla Cina ed elaborando 126 protocolli di sicurezza.

Della politica applicata da Taiwan ne è stata fatta una pubblicazione. Singapore usando un’applicazione per smartphone, traccia tutti i contatti di quelli che stanno tornando dalla Gran Bretagna. In tal modo contatti con positivi al virus sono subito identificati. L’applicazione funziona usando il bluetooth identificando, in tal modo tutti quelli che in un raggio di due metri sono gravitati con il soggetto controllato. Il tutto è gestito da un’Agenzia Digitale Governativa e trasferita al Ministero della Salute. Impegno del Governo di sospendere l’uso dell’applicazione dopo la cessazione dell’epidemia. Da cosa è dipesa tutta questa efficienza di Taiwan? Uso dei big data al servizio della sanità dopo le epidemie da coronavirus Sars 17 anni fa. Da noi invece si sponsorizza il piano per il digitale, s’incamerano 7 miliardi per il 5G, ma quando si tratta di usare il meglio della innovazione ci cristallizziamo sui saperi consolidati! O peggio si da la colpa alle polveri. Una proposta di azione usando le tecnologie digitali dopo l’esperienza di Taiwan, ma anche dei coreani è stata presentata alla Regione Lombardia da un professore della Bocconi, ma inutilmente! Meglio per la Regione ricostruire sul cartaceo invece, che con i big data prodotti dal traffico sui smartphone di un soggetto positivo al coronavirus. I dati provenienti dagli smartphone consentono una mappatura rigorosa della serie di contatti consentendo di intervenire puntualmente, per ridurre la trasmissione. A Taiwan, in Corea, a Singapore usando l’associazione tra luogo e persona (georeferenziazione) s’identificano le cosiddette zone di sviluppo del contagio (cluster o mappa del contagio). La raccolta dei dati è in forma anonima. I modelli matematici forniscono evoluzioni preoccupanti dei contagi.

Sono però modelli e incapaci di schematizzare e cogliere la complessità del fenomeno pandemico in atto, ma un po’ di ausilio lo danno. Anche la proposta della Fondazione Hume di fare un’indagine nazionale su un campione rappresentativo avrebbe una sua utilità. Invece nulla. Abominevole quanto scrive in un articolo il Prof. Ricolfi riguardante l’estensione dei tamponi al maggior numero di persone. Ricolfi si chiede quale sarebbe la base logica indicata da OMS, per non fare i tamponi di massa eccola “altrimenti si possono determinare effetti collaterali; per esempio, il fatto di aver all’inizio effettuato troppi tamponi ha generato una focalizzazione dell’attenzione mondiale sull’Italia, che ha finito per essere indicata come paese di ‘untori’”. Quindi conclude Ricolfi il danno sarebbe per il turismo. Abominevole, spregevole, cinico. Tesi dei tamponi limitati, sostenuta dal rappresentante italiano in OMS, nominato da Gentiloni e ora consulente del Ministro della Salute. Prof. Ricciardi.

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