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Mercoledì, 02 Settembre 2020 17:09

Morto lo storico dell'arte Philippe Daverio

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Docente e saggista, ex assessore alla Cultura del Comune di Milano, nella giunta Formentini Lega, con le deleghe alla Cultura, al Tempo Libero, all'Educazione e Relazioni Internazionali, e si è occupato della ricostruzione del Padiglione d'Arte Contemporanea distrutto a seguito dell'esplosione della bomba avvenuta il 27 luglio 1993 partendo dalla ricerca degli sponsor al coordinamento degli interventi sia tecnici sia amministrativi, aveva 71 anni. Franceschini: 'Straordinaria umanità'. Sala: 'Protagonista della cultura milanese, colpito dalla sua libertà di pensiero'. Vittorio Sgarbi: Daverio era aria libera. Nonostante qualche screzio, i nostri rapporti sono stati di grande amicizia. Mentre gli altri erano stati uomini di regime, Daverio è stato uno che si è sporcato le mani con la politica: ci ha messo la faccia.

È morto lo storico e critico dell'arte Philippe Daverio. A dare la notizia la regista Andrée Ruth Shammah, direttrice del Teatro Parenti di Milano. Philippe Daverio, nato il 17 ottobre 1949 a Mulhouse, in Alsazia, è stato anche assessore del Comune di Milano dal 1993 al 1997 nella giunta Formentini Lega, con le deleghe alla Cultura, al Tempo Libero, all'Educazione e Relazioni Internazionali, e si è occupato della ricostruzione del Padiglione d'Arte Contemporanea distrutto a seguito dell'esplosione della bomba avvenuta il 27 luglio 1993 partendo dalla ricerca degli sponsor al coordinamento degli interventi sia tecnici sia amministrativi.

Nato il 17 ottobre 1949 a Mulhouse, in Alsazia, Philippe Daverio iniziò la carriera come mercante d'arte: quattro le gallerie d'arte moderna da lui inaugurate, di cui due a New York. Dal 1993 al 1997 è stato assessore alla Cultura del Comune di Milano, dove si è occupato soprattutto del restauro e del rilancio del Palazzo Reale e della ricostruzione del Padiglione d'Arte Contemporanea distrutto a seguito dell'esplosione della bomba mafiosa del 27 luglio 1993.

Opinionista per "Panorama", "Liberal", "Vogue", "Gente", consulente per la casa editrice Skira, Daverio si è sempre definito uno storico dell’arte. In questa veste lo scopre il pubblico televisivo di Rai3: nel 1999 in qualità di 'inviato speciale' della trasmissione "Art'è", nel 2000 come conduttore di "Art.tù", poi autore e conduttore di "Passepartout", programma d’arte e cultura che ha avuto grande successo e notevole riconoscimento di critica e di pubblico.

Si è occupato inoltre di strategia ed organizzazione nei sistemi culturali pubblici e privati e svolge attività di docente: è stato incaricato di un corso di storia dell'arte allo Iulm di Milano e ha tenuto corsi di storia del design al Politecnico di Milano. Dal 2006 era professore ordinario di sociologia dei processi artistici alla Facoltà di Architettura (dipartimento Design) dell'Università degli Studi di Palermo. Nel 2008 era stato nominato direttore della rivista d'arte "Art e Dossier" della casa editrice Giunti. Nel 2010 è stato anche autore e conduttore di "Emporio Daverio" su Rai5, una proposta di invito al viaggio attraverso le città del Belpaese, un'introduzione al museo diffuso ed uno stimolo a risvegliare le coscienze sulla necessità di un vasto piano di salvaguardia. E' autore di numerose pubblicazioni, tra cui figurano: "Il Museo Immaginato" (Rizzoli, 2011), "Il Secolo lungo della Modernità" (Rizzoli, 2012), "Guardar lontano veder vicino. Esercizi di curiosità e storia dell’arte" (Rizzoli, 2013).

È morto nella notte a Milano lo storico dell'arte Philippe Daverio. Lo ha reso noto la regista e direttrice del Franco Parenti Andree Ruth Shammah.

Docente e saggista, ex assessore alla Cultura del Comune di Milano, aveva 71 anni. "Mi ha scritto suo fratello stamattina per dirmi che Philippe è mancato stanotte" ha detto Shammah all'ANSA. 

"Amico mio ....il tuo silenzio per sempre è un urlo lancinante stamattina" ha scritto Shammah su Instagram. Ha commentato Emanuele Fiano del Pd: "Andree Ruth #Shammah ci da purtroppo notizia della scomparsa di Philippe #Daverio uomo di grande cultura, simpatia e umanità. Una grande perdita per #Milano e per tutti. Sono molto addolorato per la sua scomparsa. Sia lieve a lui la terra".

"Una gravissima perdita - ha aggiunto il presidente dell'Anpi provinciale di Milano Roberto Cenati - per il Paese, per Milano, per la cultura, per tutti noi".

"Intellettuale di straordinaria umanità - così il Ministro per i beni e le attività culturali e per il turismo, Dario Franceschini -, un capace divulgatore della cultura, uno storico dell'arte sensibile e raffinato. Con sagacia e passione, ha accompagnato le italiane e gli italiani nell'affascinante scoperta delle architetture, dei paesaggi, dell'espressione creativa, degli artisti, delle fonti del nostro patrimonio culturale. Tutto questo era Philippe Daverio, un uomo di cui ho sempre apprezzato la grande intelligenza e lo spirito critico e che già manca a tutti noi".

"Con Philippe Daverio scompare uno dei grandi protagonisti della vita culturale di Milano degli ultimi decenni". Così il sindaco di Milano, Giuseppe Sala, ha ricordato sulla sua pagina Facebook lo storico dell'arte. "Daverio è stato un innamorato di Milano cui ha sempre dato la forza della sua originalità e della sua competenza, dal Comune alla Scala fino al Museo del Duomo e a Brera. L'ho visto all'opera in tanti frangenti, non sempre ho condiviso le sue posizioni, ma mi ha sempre colpito la sua libertà di pensiero. - ha aggiunto - Soprattutto Milano e l'Italia devono allo spirito internazionale e alla capacità comunicativa di Philippe la sua lotta in difesa del bello e dell'arte del nostro paese di cui fu un instancabile e geniale divulgatore. Grazie, Philippe, and 'save Italy'".

Vittorio Sgarbi: Daverio era aria libera.

È stato tra i più importanti e autorevoli protagonisti della critica degli ultimi anni. Tramontate personalità come Argan e Calvesi, erano rimasti sulla piazza Celant e Bonito Oliva, che hanno rappresentato una critica d’arte avara e militante, legata soltanto alla contemporaneità per schieramenti, mentre Daverio ha rappresentato una dimensione non faziosa ma illuminata.

Nonostante qualche screzio, i nostri rapporti sono stati di grande amicizia.

Mentre gli altri erano stati uomini di regime, Daverio è stato uno che si è sporcato le mani con la politica: ci ha messo la faccia.

Oltre a storico e critico d’arte è stato anche un importante mercante d’arte. E poi aveva capito l’importanza della televisione.

Sia io che lui abbiamo fatto politica ma eravamo nell’arte “non politici”; infatti tutti quelli che ce l’hanno con me dicono : “ah, come critico d’arte non si discute, ma non siamo d’accordo su... “ , e questo si può dire anche per lui perché la sua esperienza come assessore leghista non ha determinato una scelta ideologica , come se il mondo dell’arte fosse un “paradiso dell’innocenza”.

Ecco, lui e stato in un paradiso dell’innocenza: è certamente il più leggibile, il più godibile, il più piacevole , il più divertente, il più allegro e quindi ci mancherà la felicità , l’allegria il divertimento, il paradosso, rispetto alla seriosità di Celan o di Calvesi: due critici d’arte per pochi.

Daverio è stato uno storico al servizio del popolo e quindi lo ha divertito, gli ha raccontato l’arte , lo ha fatto con la televisione. Quindi onore a Daverio.

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