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Lunedì, 28 Settembre 2020 16:34

Alta tensione in Spagna, scontro istituzionale sulla monarchia

Written by  Francesco Russo
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Il re di Spagna Felipe VI e il premier Pedro Sanchez Il re di Spagna Felipe VI e il premier Pedro Sanchez

Con una decisione senza precedenti, il governo non ha autorizzato il re a partecipare alla cerimonia di consegna dei diplomi ai nuovi giudici. La successiva telefonata di cortesia di Felipe VI al presidente dell'organo di autogoverno della magistratura ha suscitato le ire delle sinistre, che lo hanno accusato di violare la neutralità del suo ruolo. Sanchez tace e i popolari lo attaccano: "Vigliacco".

Si fanno sempre più accesi i toni della polemica politica esplosa in Spagna in seguito alla telefonata del re Felipe VI a Carlos Lesmes, presidente del Cjpg, equivalente iberico del Csm, nella quale il monarca aveva affermato che "gli sarebbe piaciuto" essere presente alla cerimonia di consegna dei diplomi ai nuovi giudici. Con un gesto senza precedenti, il governo non aveva autorizzato la tradizionale partecipazione del re alla cerimonia, tenutasi venerdì scorso a Barcellona. La Moncloa aveva probabilmente ritenuto inopportuna la presenza del monarca in seguito alla fuga all'estero del padre, il re emerito Juan Carlos, accusato di evasione fiscale. La decisione ha però suscitato l'irritazione della magistratura (i membri del Cjpg si sono detti "infastiditi" dall'assenza del re) e dell'opposizione conservatrice. La notizia della telefonata aveva, a sua volta, provocato l'ira dei partiti di sinistra alleati di governo del premier socialista, Pedro Sanchez, che hanno accusato il capo di Stato di non aver rispettato la neutralità politica. 

Di mancanza di "rispetto istituzionale" ha parlato Pablo Iglesias, vice premier e capo di Podemos, ricordando che "la sovranita' appartiene al popolo spagnolo". Ancora più pesanti le dichiarazioni del ministro del Consumo Alberto Garzon, leader di Sinistra Unita, che ha accusato il re di "manovrare contro il governo democraticamente eletto" e di "violare" la Costituzione che gli impone di essere neutrale. Il ministro è arrivato a definire "insostenibile" la posizione della monarchia, spingendo il presidente del Partito Popolare, Pablo Casado, a chiederne le dimissioni. Non è servito a calmare le acque il chiarimento della Corona, secondo la quale la telefonata del re a Lesmes è stata semplice "cortesia".

Il silenzio di Sanchez

Il premier al momento si è tenuto fuori dalla polemica, portando Casado a definirlo "complice" e "vigliacco" per non aver preso le distanze dalle dichiarazioni di Iglesias e Garzon. "Sono tre giorni che Sanchez non difende il re di Spagna", ha detto Casado in un'intervista a Onda Cero, "ricordo a tutti gli spagnoli che quarant'anni fa votammo perché la forma di Stato fosse la monarchia parlamentare e sei anni fa perché la incarnasse Filippo di Borbone".

Secondo Casado, "Sanchez è un mentitore e un codardo perché non ha il coraggio di difendere il re e l'unità nazionale, né la legge e le pene decise dai tribunali". Quest'ultimo è un riferimento agli indulti e alle modifiche del codice penale relative al reato di sedizione che, afferma il presidente dei popolari, sono state progettate "su misura degli indipendentisti", sul cui appoggio esterno si regge il governo. AGI

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