ANNO XVIII Aprile 2024.  Direttore Umberto Calabrese

Mercoledì, 20 Gennaio 2021 09:47

Il Senato vota la fiducia a Conte, 156 i sì

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In Senato 156 voti a favore, 140 contrari e 16 astenuti. Il premier: "Ora l’obiettivo è rendere ancora più solida questa maggioranza. L'Italia non ha un minuto da perdere" I voti contrari sono stati 140, gli astenuti 16. Al governo mancano 5 voti per raggiungere la soglia di 161 che costituisce la maggioranza assoluta. Pd: scongiurato il salto nel buio. Renzi: non hanno i numeri, noi saremo all'opposizione. Il centrodestra chiede un colloquio con Mattarella. Meloni: "Non credo che il Colle chiuderà un occhio". Il premier: 'Ora rendiamo più solida la maggioranza'. Renzi: 'Pronti anche a un Esecutivo di unità nazionale'. Centrodestra chiede al Colle le elezioni, ma è caos in Forza Italia dopo il voto a favore di 2 senatori. Dopo avere incassato la fiducia al Senato, il premier Giuseppe Conte potrebbe incontrare il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella.

Il Senato conferma la fiducia al governo Conte II con 156 voti favorevoli. I voti contrari sono 140, gli astenuti 16. Il risultato del voto viene accolto dalla maggioranza con un applauso nell'emiciclo.  "Il Governo ottiene la fiducia anche al Senato. Ora l'obiettivo è rendere ancora più solida questa maggioranza. L'Italia non ha un minuto da perdere. Subito al lavoro per superare l'emergenza sanitaria e la crisi economica. Priorità a piano vaccini, Recovery Plan e dl ristori", commenta il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, su Twitter.

"Scongiurato il salto nel buio per l'Italia. C'è un governo che ha la fiducia nei due rami del Parlamento. Ora la priorità assoluta è stare vicino agli italiani: affrontare le emergenze e fare di tutto per garantire il rilancio dell'azione di governo". Così fonti Pd dopo la fiducia al Senato.

"Oggi dovevano asfaltarci ma non hanno la maggioranza", commenta invece Matteo Renzi a 'Porta a Porta'. "Mi sembra evidente" che da oggi saremo opposizione "il presidente del Consiglio ha scelto di costituire un'altra maggioranza, non ci vuole con se", ha aggiunto.

Il centrodestra invece insorge dopo la fiducia del Senato. Matteo Salvini, Giorgia Meloni e Antonio Tajani si sentono al telefono, dopo la proclamazione del risultato, e concordano la linea: chiederanno l'intervento di Sergio Mattarella. "Ci rivolgeremo sicuramente al Colle", annuncia il segretario leghista, "se c'è un governo che non ha la maggioranza e passa il tempo a convincere, non voglio pensare con quali proposte, qualcuno a cambiare casacca, un governo che da oggi, se c'è, è ancora più debole, non credo che il garante della Costituzione potrà osservare questo scempio ancora a lungo".

Dello stesso avviso la leader di Fratelli d'Italia, forse ancora più dura con la maggioranza. "La sinistra, che si considera al di sopra delle regole, ritiene che il presidente Mattarella, in questo caso, chiuderà un occhio - sostiene Meloni -, ma ho troppo rispetto del presidente Mattarella per crederlo, a maggior ragione in un momento come questo". Forza Italia "chiede un incontro al capo dello Stato per valutare la situazione che si è venuta a creare".

Il verdetto dell'Aula di Palazzo Madama arriva segnato dalla polemiche. Il presidente Casellati blocca il voto: l'ex 5S Ciampolillo e Nencini arrivano sul filo e riescono a votare, a sostegno del governo, solo in extremis. Protestano Lega e FdI, che annunciano si appelleranno al Colle. Italia Viva conferma l'astensione, in segno di "disponibilità", seppure a tempo, a discutere ancora con la maggioranza. I senatori guidati da Matteo Renzi al momento tengono in ostaggio l'esecutivo giallo-rosso: se si sommassero alle opposizioni, a Palazzo Madama i rapporti di forza cambierebbero (senza Nencini, sono infatti 17 in tutto, contando anche un senatore assente per Covid, e dunque sommati ai 140 no delle opposizioni supererebbero l'attuale maggioranza).

In Aula come nelle commissioni, paralizzando l'attività parlamentare. Che vi sia un "problema di numeri" lo mette a verbale anche il premier: "se non ci sono, il governo va a casa", dice chiaro e tondo davanti ai senatori. Dove ingaggia anche un duello con l'ormai rivale Renzi: l'ex premier sceglie di intervenire in discussione generale, così da garantirsi la replica del premier. Lo accusa di "non essere salito al Quirinale per paura" e di chiudersi in "un arrocco dannoso". Come il centrodestra, parla di "mercato indecoroso di poltrone" e con un tono apocalittico torna a ripetere la necessità di un cambio di passo, dalla scuola all'economia, "o i nostri figli ci malediranno", dice. C'è chi si chiede se il leader di Iv abbia in serbo un cambio di strategia, cercando la rottura definitiva e infischiandosene del rischio diaspora fra i suoi: i parlamentari di Italia Viva si riuniranno poco dopo e confermeranno l'astensione.

Conte riprende la parola e si difende: rivendica il dialogo e ribadisce come la responsabilità della rottura sia tutta sulle spalle di Italia Viva, "difficile governare con chi mina equilibri", attacca. Occupare "le poltrone" poi non la reputa un'accusa pertinente: l'importante è farlo "con disciplina e onore", come recita la Costituzione. Quello di cui il Paese ha bisogno "è una politica indirizzata al benessere dei cittadini" per evitare che "la rabbia sociale" esploda e si trasformi in "scontro", è la tesi argomentata dall'avvocato. E dunque serve un governo, in grado di agire. Con il voto a tarda sera si chiude la maratona parlamentare e si apre però la difficile composizione della crisi aperta dal senatore di Rignano con le dimissioni delle ministre una settimana fa. E ora sarà il momento delle scelte: c'è il ministero dell'Agricoltura da affidare, la delega dei servizi da esercitare e, soprattutto, l'azione del governo da rilanciare con un nuovo patto di legislatura, a partire dal Recovery plan, cercando di allargare la maggioranza a quel drappello di responsabili o 'volenterosi', come li ha definiti il presidente del Consiglio, in grado di traghettare in acque più sicure l'esecutivo.

Dieci giorni è l'arco temporale che il presidente del Consiglio si dà per rimettere mano alla sua squadra. Sono le 9.30 quando il premier si alza nell'Aula del Senato la prima volta ma i pontieri non hanno in realtà mai smesso di tenere i contatti e fare di conto. La senatrice Liliana Segre, classe 1930, scende a Roma da Milano per garantire il proprio sostegno. L'Aula le tributa un lungo applauso al suo arrivo e molte le dichiarazioni che ne apprezzano la scelta. A metà mattinata l'asticella segna quota 153 voti certi in favore del governo, 8 in meno dalla maggioranza assoluta pari a 161 (anche se un senatore 5S è assente giustificato per ragioni di Covid), che metterebbe in sicurezza il Conte II.

Alla maggioranza basta, lo vanno ripetendo nei corridoi da giorni, qualche voto in più delle opposizioni per cavarsela. Annunciano il voto favorevole anche il senatore a vita Mario Monti, convinto dalla conversione europeista del premier, la senatrice a vita Cattaneo e Casini. Non ci sono Renzo Piano e Carlo Rubbia. Ma proprio senatori a vita subiscono l'attacco di Matteo Salvini: tira in ballo Grillo, il leader della Lega e ricorda - scatenando la bagarre nell'emiciclo - quando il fondatore M5S diceva "muoiono troppo tardi" per stigmatizzare la loro discesa nell'arena parlamentare. Per il sì sono poi arruolati, Lonardo (la moglie di Mastella), l'ex M5S Buccarella, Tommaso Cerno che annuncia di tornare nel Pd e De Falco. Durante tutta la giornata si spera anche nell'effetto Polverini (che ha votato alla Camera la fiducia lasciando FI e ritrovandosi al centro di molti gossip): e a sera sono due i senatori azzurri che votano sì, Maria Rosaria Rossi, che è la vera sorpresa, dal momento che era fra le fedelissime di Berlusconi, e Andrea Causin. Espulsi entrambi dal partito, sono un viatico per l'operazione responsabili.

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