Le terapie di conversione o riparazione dell’orientamento sessuale sono pratiche prive di ogni fondamento scientifico, basate sull’idea che l’eterosessualità sia l’unico orientamento sessuale naturale e che quindi tutti gli altri orientamenti siano sbagliati, cioè da correggere e curare.
Il Consiglio Nazionale dell’Ordine degli Psicologi già nel 2013, tramite una nota dell’allora Presidente dott. Giuseppe Luigi Palma, ha chiarito come gli psicologi, secondo il codice deontologico, non possono prestarsi ad alcuna “teoria ripartiva” dell’orientamento sessuale di una persona, bensì collaborare con i propri pazienti nel caso di disagi relativi alla sfera sessuale. E proprio all’inizio del 2016, è arrivata l’autorevole presa di posizione del World Psychiatric Association che ha bollato le teorie riparative come “anti scientifiche, non etiche, inefficaci e dannose”, sostenendo la loro inefficacia scientifica e sottolineando i danni e gli effetti deleteri di questi trattamenti.
Proteggere i minori da queste pratiche, alle quali talvolta sono costretti dalle stesse famiglie di origine, è un urgenza che molti paesi si stanno ponendo: lo stesso presidente degli Usa, Barack Obama, ha espresso nei mesi scorsi in più occasioni parole dure di condanna verso queste teorie e i conseguenti percorsi terapeutici, auspicandone il divieto esplicito in tutti gli stati.
Non sarebbe male se per una volta il nostro Paese fosse tra i primi a prendere provvedimenti concreti di tutela verso i cittadini omosessuali e transessuali, anziché giungere sempre ultimo ed in forte ritardo. Perciò confidiamo che si avvii rapidamente l’iter di discussione del disegno di legge presentato dal Senatore Lo Giudice e che si giunga presto alla sua approvazione”, conclude Piazzoni.
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