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Martedì, 25 Aprile 2023 14:58

Da Del Noce a Violante, le citazioni di Meloni nella lettera al Corriere della Sera

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Luciano Violante Luciano Violante

Un filosofo, un politico (anzi, due) e un editorialista. Sono tre i riferimenti 'mirati' che punteggiano i passaggi salienti del messaggio con cui il premier affronta i temi della Festa della Liberazione. 

Un filosofo, un politico (anzi, due) e un editorialista. Sono tre citazioni 'mirate' quelle che punteggiano i passaggi salienti della lettera al Corriere della Sera con cui Giorgia Meloni affronta i temi della Festa della Liberazione, delle sue radici e delle polemiche che ne hanno accompagnato quest'anno l'avvicinarsi.

I filosofo Augusto Del Noce

Il filosofo è Augusto Del Noce, al quale il presidente del Consiglio si richiama quando critica l'uso della "categoria del fascismo come strumento di delegittimazione di qualsiasi avversario politico: una sorta di arma di esclusione di massa, come ha insegnato Augusto Del Noce, che per decenni ha consentito di estromettere persone, associazioni e partiti da ogni ambito di confronto, di discussione, di semplice ascolto".

Il politico Luciano Violante

"Un atteggiamento talmente strumentale - riprende - che negli anni, durante le celebrazioni, ha portato perfino a inaccettabili episodi di intolleranza come quelli troppe volte perpetrati ai danni della Brigata ebraica da parte di gruppi estremisti. Episodi indegni ai quali ci auguriamo di non dover più assistere". Un tema che si collega al passaggio in cui si richiama il politico, cioè Luciano Violante, al quale Meloni rende merito per il "suo memorabile discorso di insediamento da presidente della Camera quasi trent'anni fa" per avere individuato "proprio in una certa 'concezione proprietarià della lotta di Liberazione uno dei fattori che le impedivano di diventare patrimonio condiviso da tutti gli italiani".

Un concetto, prosegue Meloni, che fu ripreso "nel 2009 da Silvio Berlusconi, allora presidente di un Consiglio dei ministri nel quale sedevo anche io, in un altro famoso discorso, quando a Onna, celebrando l'anniversario della Liberazione sulle macerie del terremoto, invitò a fare del 25 Aprile la 'Festa della Libertà'', così da superare le lacerazioni del passato". Un auspicio - aggiunge - che non solo condivido ma che voglio, oggi, rinnovare, proprio perché a distanza di 78 anni l'amore per la democrazia e per la libertà è ancora l'unico vero antidoto contro tutti i totalitarismi. In Italia come in Europa", osserva ancora.

L'editorialista Galli della Loggia

Lo sguardo all'oggi. "Capisco quale sia l'obiettivo di quanti, in preparazione di questa giornata e delle sue cerimonie, stilano la lista di chi possa e di chi non possa partecipare, secondo punteggi che nulla hanno a che fare con la storia ma molto hanno a che fare con la politica. Il frutto fondamentale del 25 Aprile è stato, e rimane senza dubbio, l'affermazione dei valori democratici, che il fascismo aveva conculcato e che ritroviamo scolpiti nella Costituzione repubblicana", spiega allora la premier che parla della Carta come di un "paziente negoziato volto a definire principi e regole della nostra nascente democrazia liberale, esito non unanimemente auspicato - annota - da tutte le componenti della Resistenza", il cui frutto fu "un testo che si dava l'obiettivo di unire e non di dividere, come ha ben ricordato alcuni giorni fa su queste pagine il professor Galli della Loggia", ovvero, appunto l'editorialista che completa il quadro delle citazioni.

C'è anche una riflessione sul passato, nella disamina di Meloni. Per esempio quando ricorda che "i Costituenti affidarono dunque alla forza stessa della democrazia e della sua realizzazione negli anni il compito di includere nella nuova cornice anche chi aveva combattuto tra gli sconfitti e quella maggioranza di italiani che aveva avuto verso il fascismo un atteggiamento 'passivo'" e sottolinea che "chi dal processo costituente era rimasto escluso per ovvie ragioni storiche, si impegnò a traghettare milioni di italiani nella nuova repubblica parlamentare, dando forma alla destra democratica. Una famiglia che negli anni ha saputo allargarsi, coinvolgendo tra le proprie fila anche esponenti di culture politiche, come quella cattolica o liberale, che avevano avversato il regime fascista".

"È nata così - rimarca - una grande democrazia, solida, matura e forte, pur nelle sue tante contraddizioni, e che nel lungo Dopoguerra ha saputo resistere a minacce interne ed esterne, rendendo protagonista l'Italia nei processi di integrazione europea, occidentale e multilaterale". 

L'eccidio di Porzûs Brigate Osoppo

L'eccidio di Porzûs consistette nell'uccisione, fra il 7 e il 18 febbraio 1945, di diciassette partigiani (tra cui una donna, loro ex prigioniera) delle Brigate Osoppo, formazioni di orientamento cattolico e laico-socialista, da parte di un gruppo di partigiani – in prevalenza gappisti – appartenenti al Partito Comunista Italiano. L'evento, considerato uno dei più tragici e controversi della Resistenza italiana.

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