Cresce la tensione nel Nord del Mali, dove sono tornati a essere operativi gli ex ribelli, il Coordinamento dei movimenti Azawad(Cma), un'alleanza composta principalmente da gruppituareg. Con un comunicato succinto ma chiaro, diffuso sui social network - "autenticato" da un portavoce degli ex ribelli all'agenzia francese France Presse - dicono di essere in "tempo di guerra" con la giunta golpista al potere a Bamako e invitano "tutti gli abitanti di Azawad a scendere in campo per contribuire allo sforzo bellico".
Se questo dovesse concretizzarsi, significherebbe l'acuirsi di un conflitto partito già nel 2012. Il testo diffuso da Cma ha un titolo eloquente: "La comunicazione in tempo di guerra". Tutto ciò, tuttavia, non è stato possibile verificarlo attraverso una fonte indipendente, anche se gli avvenimenti degli ultimi mesi e, in particolare degli ultimi giorni, vanno tutti in questa direzione. Proprio ieri, infatti, il Cma ha rivendicato l'occupazione della di Bourem, nella regione di Gao - le autorità governative smentiscono - nell'ambito "della conduzione di operazioni di autodifesa di fronte alle provocazioni dei terroristi dell'esercito maliano".
È dal 2012 che i tuareg rivendicano questi territori. I ribelli tuareg del Coordinamento dei Movimenti Azawad, hanno combattuto lo Stato centrale prima di firmare un accordo di pace nel 2015, rivendicando l'indipendenza di quel territorio. Gli scontri si moltiplicano e da mesi le tensioni tra la Cma e la giunta militare continuano a crescere, facendo temere la fine del cosiddetto accordo di pace di Algeri e la ripresa delle ostilità iniziate nel 2012.
L'indipendenza e le insurrezioni salafite hanno poi gettato il Mali, paese povero e senza sbocco sul mare, in una profonda crisi di sicurezza, politica e umanitaria dalla quale non è ancora uscito. Tanto che la giunta militare non controlla buona parte del territorio maliano. Se i gruppi prevalentemente tuareg hanno accettato un cessate il fuoco nel 2014, i jihadisti hanno continuato la lotta contro lo Stato centrale e contro qualsiasi presenza straniera, sotto la bandiera di Al-Qaeda e dell'organizzazione dello Stato islamico.
La diffusione jihadista ha raggiunto il centro del paese che confina con il Burkina Faso e il Niger e in particolare la cosiddetta area dei Tre Confini. Nelle vaste aree desertiche o semidesertiche del Nord, cosi' come nelle regioni di Timbuktu e Gao, nelle ultime settimane si sono intensificate le rivalità tra la moltitudine di attori armati che si contendono il controllo del territorio: gruppi jihadisti contro l'esercito maliano, gruppi jihadisti tra loro, gruppi armati tuareg contro jihadisti e gruppi tuareg contro l'esercito maliano. Un'area strategia per i traffici illeciti di ogni tipo che vi transitano, compreso la tratta di essere umani.
Tutto ciò ha dato luogo a un susseguirsi di attacchi, incidenti di sicurezza e scontri tra l'esercito e la Cma. La tensione e la crisi è ulteriormente aggravata, inoltre, dalle tensioni tra lo Stato maliano e i ribelli ex tuareg della Cma. Nel suo comunicato stampa, che vuole essere il primo comunicato stampa dell'Esercito Nazionale Azawadiano, la Cma si astiene dal parlare di dichiarazione di guerra, ma fa riferimento a una "risposta di legittima difesa" a ciò che definisce "l'aggressione" dell'esercito maliano e del gruppo paramilitare russo Wagner.
È opinione diffusa che i soldati che hanno preso il potere con la forza nel 2020 in Mali si siano assicurati i servizi di Wagner, nonostante le loro smentite, ma che ormai non sono un segreto per nessuno, nonostante la morte del capo indiscusso dei mercenari russi, Eugenij Priogojin. Gli ex ribelli tuareg accusano l'esercito di aver bombardato le sue postazioni, ma anche i civili, mentre i soldati maliani e i mercenari di Wagner hanno commesso abusi contro le popolazioni.
Gli ex tuareg accusano esercito e mercenari di "crimini di guerra" e "crimini contro l'umanità", e invita i civili a stare lontani dalle posizioni dei "terroristi" dell'esercito maliano e di Wagner. Questa escalation coincide con una riconfigurazione della sicurezza nel Nord dopo la partenza della forza anti-jihadista francese nel 2022 e quella, in corso, della missione Onu (Minusma), entrambe "invitate" a lasciare il paese dalla giunta militare.
E anche la fine della missione delle Nazioni Unite è oggetto di controversie, tanto che gli ex ribelli tuareg ritengono che le basi gestite dalla Minusma non debbano essere consegnate alle autorità del paese, come è stato fatto nell'agosto scorso a Ber, vicino a Timbuktu, ma che, in base agli accordi del 2014 e del 2015, questi settori dovrebbero tornare sotto il controllo degli ex ribelli del Nord.
La giunta militare, tuttavia, ha fatto del ripristino della sovranità uno dei suoi mantra, un obiettivo che si scontra con i diversi gruppi armati, che controllano vaste aree di territorio. A quasi tre anni dalla presa del potere le autorità militari golpiste sembrano essere, tuttavia, incapaci di ripristinare una qualche parvenza di sicurezza in Mali. AGI