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Giovedì, 14 Settembre 2023 10:10

Ian McEwan: "Ecco perché il romanzo non morirà"

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Ian McEwan Ian McEwan

Lo scrittore britannico sottolinea l'importanza del genere letterario e perché è destinato a sopravvivere nonostante il successo delle serie televisive. 

"Se il romanzo fosse destinato a morire sarebbe già scomparso da anni". A sottolineare l'ottimo stato di salute del genere letterario più noto è lo scrittore britannico Ian McEwan, intervenuto per l'uscita in Spagna di 'Lezioni', la sua ultima fatica letteraria arrivata nelle librerie italiane lo scorso maggio.

Il 75enne nativo di  Aldershot, ha spiegato come il romanzo è destinato a sopravvivere "nonostante il fatto che noi intellettuali tendiamo a essere pessimisti". Amante delle serie televisive, McEwan riflette che "a priori, sembrerebbe che nessuno possa resistere alla divisione in tanti episodi o capitoli che compongono serie come 'The Office' o 'Succession'" ma che, allo stesso tempo, "non abbiamo ancora trovato una forma superiore di indagine sull'uomo come il romanzo, nemmeno la poesia o il teatro".

Andando più nello specifico, McEwan ricorda come i romanzi abbiano "dei tentacoli lunghissimi per andare a fondo, penetrare nella mente degli altri è davvero un grande dono, cosa che non credo le serie televisive riescano ancora a fare". Secondo lo scrittore è "il modo migliore per illustrare il flusso di coscienza" la possibilità più concreta "di immedesimarsi in qualcun altro" e il modo più semplice per comprendere "fino a che punto siamo simili gli uni agli altri".

Di cosa si occupa 'lezioni'

"Lezioni" è incentrato sul personaggio di Roland Baines, con cui l'autore condivide alcuni elementi, che viene mandato dai genitori in un collegio, dove prende lezioni di pianoforte con una giovane insegnante, con la quale vive un'esperienza affascinante e traumatica in parti uguali, e che segnerà per sempre la sua vita.

Nel corso del tempo, Roland viaggia e vive in diversi luoghi, si sposa e ha un figlio, ma la sua vita va in pezzi quando la moglie, Alissa Eberhardt, lo lascia senza spiegazioni, e lui è costretto a ricostruire i suoi ricordi per cercare di capire cosa è successo, dall'infanzia a Tripoli, dove il padre militare era di stanza, attraverso i grandi eventi degli ultimi settant'anni: "La crisi di Suez, i missili di Cuba, la caduta del muro di Berlino, Chernobyl, la Brexit, la pandemia".

Come il protagonista, McEwan stesso ha vissuto, a Tripoli, la crisi del canale di Suez, quando però aveva solo 8 anni. "Fu un evento importante per la Gran Bretagna, la Francia, Israele e l'Egitto ma solo ora, scrivendo il romanzo, ho capito quanto fosse importante per me, perché significava la fine dell'inganno del sogno imperiale". AGI

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