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Mercoledì, 27 Dicembre 2023 09:02

Dopo l'attacco, decine di attori si schierano contro il linciaggio a Depardieu

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 Gerard Depardieu Gerard Depardieu

La lettera pubblica su Le Figaro che si intitola "Non cancellate Gerard Depardieu" ha scatenato una nuova ondata di indignazione in Francia. 

Quasi 60 attori francesi e altre personalitàdi spicco hanno denunciato il "linciaggio" della leggenda del cinema caduta in disgrazia Gerard Depardieu, accusato di stupro e alle prese con una serie di altre accuse di violenza sessuale. 

Una lettera aperta intitolata "Non cancellate Gerard Depardieu", che vede tra i promotori la britannica Charlotte Rampling, dall'ex first lady e cantante francese Carla Bruni e dall'ex compagna di Depardieu, l'attrice Carole Bouquet, sostiene che la star è vittima di un "torrente di odio".

"Gerard Depardieu è probabilmente il più grande di tutti gli attori", si legge nella lettera pubblicata dal quotidiano francese Le Figaro nella tarda serata del giorno di Natale.

Depardieu, che ha girato più di 200 film e serie televisive, è stato accusato di stupro nel 2020 ed è stato accusato di molestie sessuali e aggressioni da più di una dozzina di donne. Nonostante l'assenza di una sentenza giudiziaria a suo carico, negli ultimi giorni molti si sono affrettati a prendere le distanze dall'attore.

I suoi sostenitori hanno dichiarato: "Non possiamo più rimanere in silenzio di fronte al linciaggio che sta affrontando". La lettera dice che Depardieu è stato attaccato "in barba alla presunzione di innocenza di cui avrebbe beneficiato, come tutti, se non fosse il gigante del cinema che è".

Depardieu ha definito i firmatari "coraggiosi" e ha elogiato la lettera. "L'ho trovata bellissima", ha detto l'attore intervenuto telefonicamente all'emittente RTL. Depardieu ha ammesso di aver ricevuto la lettera prima della sua pubblicazione, ma ha ribadito di non averla richiesta.

L'attore si trova ad affrontare un nuovo scrutinio per i commenti sessualmente espliciti, tra cui uno su una giovane ragazza a cavallo durante un viaggio del 2018 in Corea del Nord, che sono stati trasmessi per la prima volta in un documentario sulla televisione nazionale questo mese.

"Quando le persone attaccano Gerard Depardieu in questo modo, stanno attaccando l'arte", si legge nella lettera che aggiunge "la Francia gli deve molto. Il cinema e il teatro non possono fare a meno della sua personalità unica e straordinaria", affermano le celebrità.

"Nessuno potrà cancellare l'impronta indelebile del suo lavoro sui nostri tempi" insiste.

Sulla vicenda è intervenuto persino il presidente francese Emmanuel Macron che ha dichiarato che Depardieu era diventato l'obiettivo di una "caccia all'uomo", mentre la sua famiglia ha denunciato una "cospirazione senza precedenti".

Gli attivisti per i diritti hanno condannato i commenti di Macron come un "insulto" a tutte le donne che hanno subito violenza sessuale. Anche i politici hanno chiamato in causa Macron, compreso l'ex presidente francese Francois Hollande.

La lettera, intitolata "Non cancellate Gerard Depardieu", ha scatenato una nuova ondata di indignazione in Francia. 

Laurent Boyet, fondatore di Les Papillons (Butterflies), un gruppo che lotta contro la violenza sui bambini, ha dichiarato che la lettera è "indecente" e ha aggiunto che l'organizzazione sta abbandonando uno dei firmatari, l'attore Pierre Richard, come suo ambasciatore.  "Siamo e saremo sempre dalla parte delle vittime", ha dichiarato Boyet.

Anne-Cecile Mailfert, direttrice della Fondazione delle donne, ha dichiarato all'AFP che "nessuno è al di sopra della legge", mentre l'attivista Emmanuelle Dancourt, del gruppo #MeTooMedias, si è detta "rattristata" e "sconvolta" dalla lettera, ma ha anche detto di comprendere come gli amici di Depardieu si siano sentiti in dovere di difenderlo.

"Le persone che fanno questo sono i nostri amici, i nostri padri, i nostri mariti, i nostri vicini, i nostri colleghi, persone che conosciamo", ha detto a BFMTV.

Intanto, il Ministro della Cultura Rima Abdul Malak ha dichiarato che l'attore potrebbe essere privato della Legion d'Onore, il massimo riconoscimento del Paese. AGI

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