ANNO XVIII Maggio 2024.  Direttore Umberto Calabrese

Mercoledì, 06 Marzo 2024 14:56

Lavora solo una donna su 2, per la parità dei salari ci vorranno 130 anni

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Il gender pay gap ha raggiunto i 7.922 euro nel nostro Paese, secondo il Global Gender Gap Report 2023 del World Economic Forum.

In Italia lavora ancora solo poco più di una donna su due, un numero che pone il Paese all'ultimo posto per occupazione femminile in Europa, con quasi 15 punti percentuali in meno rispetto alla media Ue. Non solo, la busta paga arriva lo stesso giorno degli uomini, ma lo stipendio delle donne è diverso, mediamente più basso. Il gender pay gap ha raggiunto i 7.922 euro nel nostro Paese, secondo il Global Gender Gap Report 2023 del World Economic Forum. La parità in busta paga tra uomini e donne viene stimata per il 2154, tra 130 anni, dovranno passare ancora cinque generazioni. Il tasso di occupazione delle donne di età compresa tra i 20 e i 64 anni è pari al 55 per cento, mentre quello medio Ue si attesta al 69,3 per cento, annota uno studio realizzato dalla Camera dei deputati a fine 2023. 

 

Le donne occupate sono circa 9,5 milioni, mentre i maschi che lavorano sono circa 13 milioni. A questo si aggiunga che una donna su cinque fuoriesce dal mercato del lavoro a seguito della maternità. Un dato indice della difficoltà per le donne a conciliare le esigenze di vita con l'attività lavorativa vista l'offerta limitata e diffusa solo su alcuni territori di servizi di welfare di sostegno alla genitorialità. La decisione di lasciare il lavoro è determinata per oltre la metà, il 52%, da esigenze di conciliazione e per il 19% da considerazioni economiche. 

 

A causa del calo delle nascite (dunque dei potenziali utenti dei servizi), annota lo studio della Camera, "si riduce gradualmente il gap fra bambini e posti nei nidi", e la frequenza si avvicina al target europeo fissato per il 2010 (33%) ma "resta ampia la distanza rispetto al target per il 2030 (45%)". E' in ripresa dopo la pandemia di Covid l'offerta dei nidi (+1.780 posti), ma le richieste di iscrizione sono in gran parte insoddisfatte, soprattutto al Mezzogiorno (66,4% nel pubblico, 48,7% nel privato). Nell'accessibilità al servizio vengono penalizzate soprattutto le famiglie più povere, sia per i costi delle rette, sia per la carenza di nidi in diverse aree del Paese. 

 

Dal punto di vista delle caratteristiche del lavoro svolto, la bassa partecipazione al lavoro delle donne è determinata da diversi fattori, come l'occupazione ridotta, in larga parte precaria, in settori a bassa remuneratività o poco strategici e una netta prevalenza del part time, che riguarda poco meno del 49 per cento delle donne occupate (contro il 26,2 per cento degli uomini). In Italia persistono retaggi maschilisti. Il divario di genere, annota una analisi di Marta De Philippis, economista di Banca d'Italia, si misura anche tra il tempo dedicato al lavoro domestico e di cura: per le donne sono quasi 5 ore al giorno, per gli uomini 2 ore. 

 

Il paper annota che i divari di genere nelle scelte dei percorsi di studio sono determinati principalmente da differenze nelle preferenze individuali. Tuttavia l'evidenza mostra come queste preferenze non siano innate, ma dipendano fortemente da fattori di contesto (familiare, scolastico, sociale). Nei Paesi dove sono più diffusi valori culturali a favore della parità di genere i" rendimenti scolastici in matematica delle ragazze sono migliori". Contano anche i retaggi storici. Nei comuni dove era più elevata la quota di donne iscritte alle corporazioni medioevali, "c'è una maggiore presenza di laureate STEM ed occupate in professioni tecnico-scientifiche".  AGI

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