"Volevo tornare insieme a lei, avevo rabbia perché lei non voleva". Filippo Turetta risponde così alla domanda sul perché abbia ucciso Giulia Cecchettin, che gli ha posto l'avvocato Nicodemo Gentile, legale di Elena Cecchettin. "Sentivo di aver perso per sempre la possibilità di tornare insieme, di non sentirla mai più. Ho percepito la possibilità di perdere il rapporto". Per la prima volta dall'inizio dell'interrogatorio Filippo Turetta piange pronunciando queste parole.
"Volevo tornare assieme a lei, soffrivo molto e provavo risentimento verso di lei. Avevo rabbia perché soffrivo di questa cosa e questo mi ha sconvolto". È il momento cruciale dell'interrogatorio di Filippo Turetta che, rispondendo alle domande dell'avvocato di Elena Cecchettin, afferma di avere ucciso la sue ex compagna perché non voleva ricucire la relazione.
"Quando ho scritto quella lista avevo ipotizzato il piano di rapirla, stare con lei qualche tempo e poi farle del male e toglierle la vita". Filippo Turetta risponde così alla domanda del pm Andrea Petroni sul perché avesse compilato un elenco di cose da comprare, tra i quali lo scotch e i coltelli, indice della premeditazione, per la Procura, dell'omicidio di Giulia Cecchettin. L'imputato parla a testa bassa, la sua narrazione è spesso interrotta da momenti di titubanza.
Filippo Turetta ammette di avere raccontato delle bugie nel primo interrogatorio, in particolare quando raccontò al pm di avere acquistato lo scotch nei giorni precedenti all'omicidio per la festa di laurea di Giulia Cecchettin. Il nastro adesivo, in realta', gli sarebbe servito per far tacere la ragazza. "Nel primo interrogatorio non ho dato la risposta corretta ad alcune domande e di questo mi dispiace" afferma richiamandosi anche a un memoriale che ha consegnato ai giudici in cui c’è un capitolo intitolato 'Perché ho mentito'. In seconda fila, Gino Cecchettin ascolta con attenzione l'interrogatorio.
È il giorno di Filippo Turetta al processo per l'omicidio di Giulia Cecchettin, uccisa l'11 novembre 2023 a Vigonovo. È in aula "per onorare la memoria di Giulia", ha spiegato il suo legale Giovanni Caruso che sta portando avanti una strategia di "minima difesa": un processo rapido, senza testimoni e senza recriminazioni rispetto all'accusa, devastante, codice alla mano, di omicidio volontario aggravato da premeditazione, crudeltà e legame affettivo, e dei reati di sequestro di persona, occultamento di cadavere e porto d'armi.
Per lo studente di 22 anni ancor più difficile che guardare negli occhi i giudici della Corte d'Assise sarà reggere lo sguardo di Gino Cecchettin, il padre di Giulia che più volte ha espresso la sua vicinanza ai genitori del ragazzo, provati, ha detto, da un dolore più grande del suo. E anche per lui arriva la prova più difficile: ascoltare com’è stata uccisa la figlia, nei dettagli, da quel giovane che per la figlia era stato il primo amore.
Elena Cecchettin non è in aula ad ascoltare Filippo Turetta nel processo che lo vede accusato dell'omicidio della sorella Giulia. "Oggi e lunedì 28 ottobre non sarò presente in aula - scrive sui social-. Non per disinteresse, ma per prendermi cura di me stessa. Sono più di 11 mesi che continuo ad avere incubi, 11 mesi che il mio sonno è inesistente o irrequieto. La mia salute mentale e soprattutto quella fisica ne hanno risentito. Ho perso il conto delle visite mediche che ho dovuto fare nell'ultimo anno. Seguirò a distanza anche tramite i miei legali, tuttavia non parteciperò. Sarebbe per me una fonte di stress enorme e dovrei rivivere nuovamente tutto quello che ho provato a novembre dell'anno scorso. Semplicemente non ne sono in grado". "Sono umana, e come tutti non sono invincibile"conclude. AGI