I contenuti dell'operazione sono stati delineati in una conferenza stampa dal sindaco di Reggio Emilia, Luca Vecchi e dall'assessore alla Rigenerazione urbana e del Territorio, Alex Pratissoli.
Il percorso – A conclusione della raccolta di manifestazioni di interesse da parte dei cittadini avviata in febbraio, i quali hanno richiesto la trasformazione della destinazione edificabile in destinazione agricola dei loro terreni, la giunta comunale ha approvato il 'Quadro conoscitivo' e il 'Documento preliminare' finalizzati all'adozione della variante, azioni che aprono il percorso – che richiederà alcuni mesi - della riclassificazione urbanistica definitiva delle aree da edificabili in agricole. L'approvazione della giunta attiva - attraverso la Conferenza di pianificazione la cui convocazione è prevista il prossimo 22 luglio - la consultazione con i Comuni contermini a Reggio Emilia, gli enti competenti in materia ambientale e la Provincia. Gli atti saranno presentati stasera alla Commissione consiliare. Conclusi i lavori della Conferenza, nei prossimi mesi il Consiglio comunale discuterà e voterà l'adozione della variante, che verrà pubblicata al fine di raccogliere le osservazioni dei cittadini. A conclusione di questa fase, lo stesso Consiglio sarà chiamato a votare le osservazioni ammesse tecnicamente e l'approvazione finale della variante.
La scelta della variante 'in riduzione' rientra fra gli obiettivi di mandato del sindaco Luca Vecchi in tema di limitazione dell'espansione edilizia, tutela del suolo e rigenerazione urbana, e rafforza ulteriormente la strategia promossa dall'Amministrazione comunale con l'approvazione, nel maggio scorso, della variante al Regolamento urbanistico ed edilizio (Rue) per semplificare le procedure relative ad interventi di riqualificazione degli edifici esistenti e promuovere pratiche di riuso temporaneo dei luoghi.
Ascolto dei cittadini - La riduzione delle previsioni di espansione prende il via dalle richieste di privati, raccolte attraverso una procedura partecipativa, con la quale i proprietari di aree attualmente 'urbanizzabili' hanno manifestato interesse a riclassificare le aree stesse come territorio rurale. Alle richieste pervenute già prima della pubblicazione della Manifestazione di interesse (pari a circa 34 ettari) si sono aggiunte ulteriori 21 manifestazioni corrispondenti ad oltre 100 ettari, recepite dall’Amministrazione al fine di garantire un riallineamento delle previsioni di espansione del Psc alle strategie di sviluppo della città fondate sul recupero del patrimonio edilizio esistente, sulla tutela e valorizzazione del territorio agricolo, nonché alle attuali dinamiche demografiche.
La rigenerazione nel PSC: situazione attuale - L’attuale piano urbanistico, il Psc, contiene già importanti politiche e azioni volte a ridurre il consumo di suolo e a promuovere la riqualificazione del patrimonio edilizio esistente.
In particolare la previsione dei nuovi ambiti potenzialmente urbanizzabili per funzioni residenziali, nel Psc, è mantenuta all'interno della soglia di incremento dello 0,8 per cento (di cui solo lo 0,1 per cento dal Psc e 0,7 per cento da pregresso Prg), inferiore al limite fissato dal Piano territoriale di coordinamento provinciale, che è pari al 3 per cento.
Inoltre l'insieme delle operazioni che coinvolgono le aree di riqualificazione della città corrisponde a due terzi degli interventi urbanistici complessivi previsti dal Psc. Ed è soprattutto da questi ambiti - area dismessa Officine Reggiane, quartieri Mirabello, Santa Croce, Stazione centrale e ancora i comparti Cap-Mapre, Area Nord, via Fratelli Cervi (Via Emilia) e gli ambiti di riqualificazione delle frazioni di Roncocesi, Cadè, Rivalta, Massenzatico, Pratofontana, Gaida, Sesso e Fogliano - che si vuole ripartire per promuovere le nuove politiche di rigenerazione della città.
Infine, per rafforzare le scelte del Psc e accelerare il raggiungimento degli obiettivi fissati in termini di rigenerazione urbana, la variante al Rue (Regolamento urbanistico edilizio), approvata dal Consiglio comunale nel maggio scorso, ha semplificato le procedure edilizie e urbanistiche per gli interventi di riqualificazione del patrimonio esistente.
Cosa cambia: gli obiettivi della variante in riduzione - Con la Variante in riduzione si vuole preservare il territorio rurale da trasformazioni che introducano usi diversi da quelli strettamente necessari alle attività agricole, riducendo in tal modo anche il consumo di suolo. Inoltre, riducendo le opportunità di nuovi insediamenti in territorio rurale, si accompagnano e accelerano le dinamiche in atto nel settore delle costruzioni, già oggi prevalentemente vocato al mercato del recupero dell’esistente. La riqualificazione del patrimonio immobiliare diviene pertanto fonte primaria di nuovi (cioè riqualificati) spazi per funzioni residenziali, produttive e terziarie, ma anche una eccezionale opportunità per rilanciare il lavoro nel settore delle costruzioni.
Dalle ville e i quartieri all'azione nazionale - Per quanto riguarda gli usi residenziali, i principali ambiti di intervento della variante, corrispondono allo stralcio dal Psc delle aree di espansione programmate a Fogliano e Pratofontana, nonché nella zona di San Maurizio. Complessivamente qui è previsto lo stralcio di 45 ettari di aree ad uso residenziale pari ad oltre 610 alloggi.
Per quanto riguarda gli altri usi, è previsto lo stralcio dell’area di espansione a nord di Mancasale nonché l’ambito di trasformazione di Codemondo per un totale di ulteriori oltre 90 ettari.
Complessivamente vengono pertanto stralciati dal piano un milione e 350.000 metri quadrati, corrispondenti al 30% delle previsioni residenziali per nuove aree di trasformazione.
L’Amministrazione comunale ha inoltre intenzione di perseguire anche per il futuro scelte di razionalizzazione delle aree di espansione programmate con il Psc a favore dell’attuazione degli ambiti di riqualificazione della città, dei poli funzionali e degli ambiti interstiziali nell’urbanizzato caratterizzati da importanti dotazioni pubbliche. A tal fine sarà possibile presentare e valutare, prima dell’adozione della variante urbanistica, ulteriori richieste di stralcio di aree urbanizzabili in territorio agricolo.
A tal fine, l'Amministrazione è fortemente impegnata, anche in sede Anci, affinché i disegni di legge e gli schemi di provvedimenti in materia di urbanistica, edilizia, territorio e consumo del suolo consentano agli Enti locali, in totale autotutela, di ridefinire previsioni 'dormienti' del Piano, previsioni cioè non più attuali rispetto alle dinamiche economiche e demografiche.
Come cambia l'edilizia: la rigenerazione – Oltre che alla precisa scelta politica di perseguire uno sviluppo sostenibile e competitivo del territorio riducendo drasticamente il consumo di suolo, la volontà dell'Amministrazione comunale di ridurre le previsioni di espansione in territorio agricolo consente di accompagnare ed accelerare dinamiche già in atto nel settore delle costruzioni, oggi prevalentemente vocato al mercato del recupero dell’esistente. La riqualificazione degli edifici vale infatti il 67 per cento dell’intero fatturato dell’edilizia e, rispetto ai dati del 2006, ha visto un balzo in avanti dell’11 per cento. Un dato decisamente controcorrente rispetto alla decrescita, a valori costanti del 30 per cento per cento, del settore delle costruzioni tradizionali.
Inoltre, il fatto che i tre quarti degli edifici urbani abbiano oggi più 40 anni, arco temporale oltre il quale vi è la necessità di rinnovare involucro e impianti, evidenzia la congiunturalità di questo passaggio che rappresenta contemporaneamente una importante occasione per liberare risorse ambientali ed economiche da reinvestire sul territorio, nonché per la definitiva riconversione del settore edile verso il recupero del patrimonio edilizio esistente.
Agli obiettivi di sviluppo sostenibile del territorio e alle dinamiche di mercato si aggiunge una valutazione legata alla significativa attenuazione del trend di crescita demografica che ha caratterizzato gli anni Duemila: a fronte di un incremento di popolazione che, dal 2008 al 2011, è stato del 4,8 per cento, attualmente si registra lo stesso numero di abitanti di tre anni fa.
I numeri del consumo di suolo – Per avere un'idea di quanto sia controcorrente la variante in riduzione promossa dal Comune di Reggio Emilia e di quanto potrebbero essere positivi gli effetti se le norme contenute fossero estese a un ambito nazionale, sono utili alcuni numeri.
Mille chilometri quadrati: ecco quanto l'Italia ha irreversibilmente perso in termini di suolo tra il 2008 e il 2013, in media 55 ettari al giorno.
Se negli anni Cinquanta la superficie "consumata", quindi non agricola e non naturale, ammontava al 2,7 per cento del totale, nel 2014 è arrivata a coprire il 7 per cento del territorio. In termini assoluti, una perdita di 21.000 chilometri quadrati in poco più di 60 anni, pari alla superficie di Basilicata e dell'Abruzzo.
Il rapporto Ispra del ministero dell'Ambiente mostra inoltre come nella storia del Paese ci sia stata una forte antinomia tra andamenti demografici e conversione urbana dei suoli: le città sono infatti cresciute anche in presenza di stabilizzazione, in alcuni casi di decrescita, della popolazione residente. Lo dimostra il fatto che il suolo consumato pro-capite sia aumentato costantemente nei decenni: dai 167 metri quadrati del 1950 si passa ai 350 metri quadrati nel 2013.
La lettura dei dati Ispra rivela che si è consumato suolo anche a fronte di cali demografici e lo si è fatto, artificializzando il territorio in maniera diffusa, principalmente nelle aree di margine e nei territori suburbani, tra i 5 e i 10 chilometri di distanza dai centri urbani maggiori: il cosiddetto sprawl urbano, modello insediativo caratterizzato da bassa densità, ma da una irrimediabile alterazione del territorio e del paesaggio, con conseguenti scarsi livelli di servizi e di vivibilità.
Agricoltura come limite all'espansione - Il vero bersaglio del consumo di suolo in Italia sono i territori a destinazione agricola: qui si concentra il 60 per cento del nuovo consumo di suolo tra il 2008 e il 2013. I nuclei urbani che avevano, prima della massiccia espansione urbana recente, dei confini definiti, si sono sfrangiati, creando una città senza un fronte urbano riconoscibile e una campagna indefinita che si trova ad essere terreno piuttosto che territorio.
Servono perciò politiche e azioni volte non solo a frenare, ma soprattutto ad invertire le tendenze in atto. La Variante in riduzione segna da un lato un cambio di rotta nel senso dell'inversione di tendenza: dopo lo stop al cemento, il ritorno all'agricolo. Occorre inoltre che gli strumenti di programmazione della città si occupino anche di aziende agricole, terreni coltivati e sovranità alimentare. Occorre rivedere cioè la visione urbanocentrica della pianificazione, consegnando all’agricoltura lo spazio che merita.
Si rafforza così la resistenza del tessuto rurale alle pressioni esercitate dalla città: l’agricoltura periurbana può cioè rappresentare uno strumento innovativo di contrasto al consumo di suolo.
A tal fine verrà promossa - attraverso un Protocollo di intesa con la Regione Emilia-Romagna, le associazioni di categoria e gli ordini professionali, Enti ed Istituti di ricerca - una forma di agricoltura urbana che si basi su progetti di filiera corta, in grado di prevedere rapporti diretti tra produttori e consumatori, di beni e servizi. Tali pratiche possono fare della campagna periurbana uno spazio integrato in modo virtuoso con la città, andando a costituire una fascia di naturale contenimento di consumo del suol