La fine del regno del Partito dei Lavoratori al potere con Lula e Rousseff da 13 anni passa dal voto degli 81 senatori. Durante il lungo dibattito in aula Rousseff ha preso la parola per tre quarti d’ora. Ha negato, ancora una volta, d’aver commesso alcun reato amministrativo manipolando il budget dello Stato ed ha denunciato un tentativo di golpe.
“La Costituzione è chiara, dice che per avviare una procedura di impeachment ci vuole un reato. Se non c‘è reato, allora questo processo di impeachment che esclude dal governo una persona innocente è un colpo di Stato” ha detto.
Rousseff indica chiaramente chi sono i responsabili di questo “attentato” alla massima carica dello Stato: il Presidente ad interim Michel Temer, l’ex-Presidente della Camera, Eduardo Cunha, dimessosi dopo essere stato travolto da scandali di corruzione, e i vertici ultraconservatori. Secondo tali accusatori la Presidente ha commesso un reato di responsabilità amministrativa violando la legge di bilancio. È questo uno dei motivi che l’articolo 85 della Costituzione indica come motivo per l’impeachment.
La Presidente risponde invece i suoi decreti messi sotto accusa erano degli aggiustamenti delle spese messi a bilancio nei limiti del tetto già votato dal Parlamento.
Durante i lavori in Parlamento a Sao Paolo si sono verificati scontri tra le forze dell’ordine e gruppi di sostenitori della Presidente. Stando all’intenzione di voto dei senatori, il destino di Rousseff è segnato: sui 54 voti a favore necessari per destituirla, 52 sarebbero già certi.
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