Eletto secondo la Costituzione brasiliana dal senato tre ore dopo che con 61 voti contro 20 si era destituita Dilma Rousseff per impeachement, mettendo la parola fine all’esperienza filo comunista di questa parte dell’America del Sud, prima con il voto popolare in Argentina che affida le sue sorti all’italo argentino Maurizio Macrì, ora il senato del Brasile sostenuto da milioni di brasiliani nelle piazze prima dell’ultimo voto del Senato. Ieri a Caracas milioni di venezuelani hanno invaso Caracas chiededendo la data del referendum revocatorio contro Maduro entro quest’anno, per liberarsi non solo di Nicolas Maduro ma del chavismo.
Da grande sostenitore di Dilma Rousseff, Michel Temer è diventato infatti il primo detrattore, decidendo, nel marzo scorso, di privare il governo laburista dell’appoggio del suo partito, la formazione centrista PMDB.
Da politico navigato, Temer ha intuito che l’era Rousseff volgeva al termine e ha cavalcato l’onda che l’ha portato fino alla presidenza.
Impopolare quanto Dilma Roussef, Temer deve riuscire dove Dilma ha fallito. Il neopresidente si trova di fronte un Brasile indebitato e messo in ginocchio da recessione, disoccupazione e inflazione.
Avvocato e professore di diritto costituzionale, Michel Temer entra in politica nel 1960; abile tessitore di trame politiche, ha dichiarato che non si candiderà per un secondo mandato, si pone comunque obiettivi ambiziosi per i mesi che verranno.
Michel Temer: “Inauguriamo una nuova era, una fase di due anni e 4 mesi e a partire da questo momento ci aspettiamo molto dal governo”.
A Temer spetta peraltro l’arduo compito di riconciliare una società brasiliana spaccata in due: una parte infatti considera illegittima la sua ascesa a Capo di Stato.
Ma non è tutto, i conti pubblici, così come la forte crisi economica che attraversa il Paese, spingono il governo a riforme strutturali che toccherano il sistema pensionistico così come lo stato sociale a scapito delle fasce più deboli della società.
Michel Temer e il suo governo dovranno fare i conti anche con lo scandalo “Lavaggio express”, l’inchiesta che ha messo a nudo un sistema faraonico di tangenti, che coinvolge la compagnia petrolifera di Stato Petrobras, le imprese di costruzione e lavori pubblici e la politica.
Lo scandalo ha già obbligato il presidente a fare pulizia all’interno del suo partito portando alle dimissioni di tre ministri, tra cui il suo braccio destro Romero Juca.
Ora è in Cina al G20, ha la stessa debolezza di Matteo Renzi è lì da nominato e non eletto dal popolo, costituzionalmente sono democraticamente i rappresentati dei loro popoli, ma il compito di Temer è più difficile in un paese dove vige il presidenzialismo a un presidente non eletto direttamente dal popolo non gli si perdonerebbe nessun errore. Ma il Brasile come l’America Latina ha bisogno di una nuova fase politica per ritrovare la crescita economica che fece proprio del Brasile uno dei paesi più ricchi della regione e la partita si gioca innanzitutto sul piano regionale Mercosur in primis: ridisegnare la geometria politica post filo comunista dando alla regione un quadro democratico e liberale, ed è quello che sta svolgendo da presidente incaricato e che ora da presidente costituzionale del Brasile la gente aspetta da lui.
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