ANNO XVIII Maggio 2024.  Direttore Umberto Calabrese

Sabato, 10 Settembre 2016 08:26

No all’idolatria, sì all’albero buono

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Sabato della XXIII settimana delle ferie del Tempo Ordinario -Prima lettera di san Paolo apostolo ai Corinti 10,14-22. 

Miei cari, fuggite l'idolatria. 
Parlo come a persone intelligenti; giudicate voi stessi quello che dico: 
il calice della benedizione che noi benediciamo, non è forse comunione con il sangue di Cristo? E il pane che noi spezziamo, non è forse comunione con il corpo di Cristo? 
Poiché c'è un solo pane, noi, pur essendo molti, siamo un corpo solo: tutti infatti partecipiamo dell'unico pane. 
Guardate Israele secondo la carne: quelli che mangiano le vittime sacrificali non sono forse in comunione con l'altare? 
Che cosa dunque intendo dire? Che la carne immolata agli idoli è qualche cosa? O che un idolo è qualche cosa? 
No, ma dico che i sacrifici dei pagani sono fatti a demòni e non a Dio. Ora, io non voglio che voi entriate in comunione con i demòni; 
non potete bere il calice del Signore e il calice dei demòni; non potete partecipare alla mensa del Signore e alla mensa dei demòni. 
O vogliamo provocare la gelosia del Signore? Siamo forse più forti di lui? 




Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Luca 6,43-49. 
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Non c'è albero buono che faccia frutti cattivi, né albero cattivo che faccia frutti buoni. 
Ogni albero infatti si riconosce dal suo frutto: non si raccolgono fichi dalle spine, né si vendemmia uva da un rovo. 
L'uomo buono trae fuori il bene dal buon tesoro del suo cuore; l'uomo cattivo dal suo cattivo tesoro trae fuori il male, perché la bocca parla dalla pienezza del cuore. 
Perché mi chiamate: Signore, Signore, e poi non fate ciò che dico? 
Chi viene a me e ascolta le mie parole e le mette in pratica, vi mostrerò a chi è simile: 
è simile a un uomo che, costruendo una casa, ha scavato molto profondo e ha posto le fondamenta sopra la roccia. Venuta la piena, il fiume irruppe contro quella casa, ma non riuscì a smuoverla perché era costruita bene. 
Chi invece ascolta e non mette in pratica, è simile a un uomo che ha costruito una casa sulla terra, senza fondamenta. Il fiume la investì e subito crollò; e la rovina di quella casa fu grande». 

La mia via viene riassunta da san Paolo col no all’idolatria e col sì all’albero buono.

Noi partecipiamo all’unico pane, zum. an-pa:

an

  n., sky, heaven; the god An; grain ear/date spadix (cf., a2-an) (‘water’ + ‘high’) [AN archaic frequency].

  v., to be high.

  adj., high; tall.

  prep., in front[1].

an-pa

  zenith (‘sky’ + ‘branch of a dial?’ vel ‘territorio del’)[2].

La lettura circolare porta a pan, il teonimo classico noto ai Romani.

Bisogna sacrificare a Dio e non ai demoni vel a babu satan. La mensa, zum. men(4)-sag, ‘head-crown’ vel men(4)-sha, ‘corona dell’utero’ è una; non si può partecipare con antasubba.

La cosa più divertente sta nel paragone con l’albero zumero Gesh.

Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Luca 6,43-49. 
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Non c'è albero buono che faccia frutti cattivi, né albero cattivo che faccia frutti buoni. 
Ogni albero infatti si riconosce dal suo frutto: non si raccolgono fichi dalle spine, né si vendemmia uva da un rovo. 
L'uomo buono trae fuori il bene dal buon tesoro del suo cuore; l'uomo cattivo dal suo cattivo tesoro trae fuori il male, perché la bocca parla dalla pienezza del cuore. 
Perché mi chiamate: Signore, Signore, e poi non fate ciò che dico? 

Gesh.bu

La mia via è Gesù;

 zum. uia-ga2 (-k), come:

u-i-a, riconosciuta in latino da Ernout e Meillet, in zumero: i, sentiero, tra tutto/cielo, u, e terra, a;

-ga2 (-k)

/-gu10-ak/, 1sg. Possessive suffix + genitive = ‘mine’ or locative –a[3].

e-ga2 vel e-gu10 in lettura circolare portano ad ega, riconosciuto da Semerano ed al classico ego latino, di per se sufficiente a falsificare la presunta unicità isolata dei Zumeri non riconosciuti dai ‘sumerologi’ (virgolette per denunciare gli incapaci di riconoscere l’etnico dei Zumeri su se stessi studiosi).

La mia via è l’albero Gesh di conoscenza –bu precisata bun.

Cominciamo da Gesh:

gesh2,3,4, gish2,3, ges2,3,4,

   sixty (cf., gesta –vel tagesh nds)[4].

60, ad onta di Odifreddi, è il numero del dio cielo zumero, an, vel an-ur da leggere ur-an. Può coniugarsi con –bu, come:

geshbu, gespu, gesba, gespa

  bow; boomerang; throw-stick (gish, ‘tool’, shub, ‘to cast, throw’, + nominative a; ending reflects vowel harmony prior to vowel contraction)[5].

geshbu2, geshpu2 [SU.DIM4]

  fist(s); hook; handle; grappling hook for a wrestler; wrestling (often linked with lirum3, ‘athletics’) (gish, ‘wooden tool’, + bu(4), ‘to pull, draw’)[6].

Qua emerge gesh = mezzo con cui vestirsi/indeizzarsi. Il mezzo animato in modo vegetale è l’albero.

gesta, ges2, gis2 [DIS]; gesh3,4, gish3

  sixty (cf., ge –es – tu, ‘six hundred’, and ni –gi –da, ‘thing of sixty’; read instead (?) gesta, ges2, gis2, cf., igi-se3…du, ‘to walk in front of, Akk., igistu, gestu, ‘very first, leading’; gistu4, ‘(writing) board’; Sum., igistu, gestu4 [IGI.DU]; cf., ugula-ges2-da, ‘officer in charge of sixty men’; Akk., susi, ‘sixty’)[7].

Questo è un altro passaggio importantissimo:

sessantesimo vel gesta vel tagesh: tagesh è il bimbo con volto di vecchio scavato in un campo che scombinava Cicerone, ottimo avvocato, pessimo linguista. Tagesh è il fondatore dell’etrusca disciplina come Gesù bambino dodicenne che predicava ai sacerdoti nel tempio, avendo abbandonato anzitempo Maria e Giuseppe.

L’accado susi postula un zumero zuzi vel zu-ziz, ‘conoscenza-martello’, vel zu-iz-zi, ‘conoscenza-casa del fuoco’, che fa crasi in izi.

izi [NE]

  fire; fever (cf., iz-zi) (NE archaic frequency)[8].

La lettura circolare propone di leggere il fuoco nel grafo NE come EN il Signore:

en

   n., dignitary; lord; high priest or priestess; ancestor (statue); diviner [EN archaic frequency].

  v., to rule.

  adj., noble (cf., uru16 [EN] (-n))[9].

En-zu, signora luna, letta Su-en, poi Sin, di Sin-tag-mah, ‘pezzotag generato-generantemah –dalla LunaSin. Ovvero:

itud, itid, itu, iti, id8; it4, id4

  moon; month; moonlight (i3-, ‘impersonal verbal conjugation prefix’, + tud, ‘to give birth, to be born, reborn’)[10].

Il circolo è dunque la struttura sia linguistica sia operativa –il boomerang è appunto l’attrezzo che, lanciato dall’esperto gli ritorna in mano dopo un lungo giro- di vita in eme ghir:

eme – gir15/gi7

   Sumerian language (‘tongue’ + ‘native’) [11].

È il me in origine che gira e si dispiega in eme per terminare nel destino me.

bu (-bu) –i

  n., knowledge, awareness; shoot, scion, offspring (Akk., edutu, nipru).

  v., to grasp, clench; to sprout (cf., bur12/bu; bul(5)/bu(5))[12].

bun(2); bu(7)

  n., lamp, light; blister; bag-type of bellows; rebellion (holows container + nu11, ‘lamp’?).

  v., to be swollen; to blow; to ignite, kindle; to shine brightly (cf., bul, to blow; to ignite’)[13].

bul/5); bu(5)

  to blow; to winnow; to ignite; to sprout (onomatopeic; cf., ul7, ‘to sprout’)[14].

Qua sopra ho riferito le tre dimensioni di –bu: conoscenza consapevole, lampo, soffio.

Il lampo bun è crasi di bu-nu vel bw-nu. buu-nu porta a buono.

Lampo è da me-lam-mu, una conoscenza che unifica me e mu, due facce della stessa medaglia.

mu

n., name; word; year – where the words that follow could be a year formula; line of a tablet, entry; oath; renown, reputation, fame (cf., gu10  -kin, kig2, message) [MU, archaic frequency].

 v., to name, to speak (cf., mug –chisel-).

 Prep., because; to; toward; in.

 Emesal dialect for gis/ges. Also with additional Emesal meanings: sky; instructions; fire; house; great. Also Emesal dialect form for gis2,3/ges2,3/us, man, male, penis[15].

mu2-mu2

  always being reborn (such as the moon) (reduplicated ‘to ignite; to sprout, appear’)[16].

Concludo riproponendo la connessione, zum. te, col lat. et, col perimetro te.men da leggere a circolo con men.te:

 

temen [TE]

  perimeter; foundation(s), basis; foundation-charter; foundation platform; a figure on a ground made of ropes stretched between pegs, or the pegs themselves; excavation (often syllabically written te-me-en) (te, ‘symbol’ –connessione-/ti, ‘side, edge, stake’ –vita-, + men(4), ‘crown’ –e l’appena chiarito ‘me-en’, ‘parola-signore’- (TE archaic frequency)[17].

GESH.UB è, dunque il mezzo per andare in cielo UB, noto in te.shub, ‘incontra. luna.cielo’.

Il serpente medievale oroboros ‘nasconde’ il zumero uruburus.

uru(ki), eri, iri, ri2; uru2; iri11

  city, town, village, district (Akk., uru IV, ‘city’, from Sumerian; Orel&Stolbova derive Hebrew ‘ir from unrelated #1012 *ger- ‘town’) [URU archaic frequency][18].

La città uru, unita nell’area ubu:

 

ubu [ASH]

  area measure, = ½ of an iku (= 50 sar)[19].

Unita con un’altra città uru dà uru+ubu+uru.

Lo attesta l’amministratore ubisag:

ubisag

(cf., umbisag)[20][scribe; administrator (umbin, ‘nail impression [on a tablet]’, + sag, ‘counted head’)[21].


[1] John Alan Halloran, Sumerian lexicon, Los Angeles, Logogram Publishing, 2006 : 19.

[2] John Alan Halloran, Sumerian lexicon, Los Angeles, Logogram Publishing, 2006 : 20.

[3] John Alan Halloran, Sumerian lexicon, Los Angeles, Logogram Publishing, 2006: 95.

[4] John Alan Halloran, Sumerian lexicon, Los Angeles, Logogram Publishing, 2006 : 97.

[5] John Alan Halloran, Sumerian lexicon, Los Angeles, Logogram Publishing, 2006 : 97.

[6] John Alan Halloran, Sumerian lexicon, Los Angeles, Logogram Publishing, 2006: 97.

[7] John Alan Halloran, Sumerian lexicon, Los Angeles, Logogram Publishing, 2006: 97.

[8] John Alan Halloran, Sumerian Lexicon, Los Angeles, Logogram Publishing, 2006: 130.

[9] John Alan Halloran, Sumerian lexicon, Los Angeles, Logogram Publishing, 2006 : 61.

[10] John Alan Halloran, Sumerian Lexicon, Los Angeles, Logogram Publishing, 2006: 130.

[11] John Alan Halloran, Sumerian lexicon, Los Angeles, Logogram Publishing, 2006 : 60.

[12] John Alan Halloran, Sumerian lexicon, Los Angeles, Logogram Publishing, 2006: 34.

[13] John Alan Halloran, Sumerian lexicon, Los Angeles, Logogram Publishing, 2006: 35.

[14] John Alan Halloran, Sumerian lexicon, Los Angeles, Logogram Publishing, 2006: 34.

[15] John Alan Halloran, Sumerian lexicon, Los Angeles, Logogram Publishing, 2006 : 176.

[16] J John Alan Halloran, Sumerian lexicon, Los Angeles, Logogram Publishing, 2006: 275.

[17] John Alan Halloran, Sumerian lexicon, Los Angeles, Logogram Publishing, 2006: 275.

[18] John Alan Halloran, Sumerian lexicon, Los Angeles, Logogram Publishing, 2006 : 302.

[19] John Alan Halloran, Sumerian lexicon, Los Angeles, Logogram Publishing, 2006 : 293.

[20] John Alan Halloran, Sumerian lexicon, Los Angeles, Logogram Publishing, 2006 : 293.

[21] John Alan Halloran, Sumerian lexicon, Los Angeles, Logogram Publishing, 2006 : 298.



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