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Lunedì, 06 Luglio 2015 15:26

Papa: bagno di folla a Guayaquil, simbolo indipendenza latinamericana

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Guayaquil (Ecuador) - Atteso da una folla immensa nel parco Parco Samanes, il terzo del Sudamerica per grandezza, a poche ore dal suo arrivo in Ecuador, Papa Francesco si sposta oggi da Quito a Guayaquil, la citta' piu' popolosa del paese con 3,7 milioni di abitanti (oltre il doppio di Quito) ed anche il suo cuore finanziario e uno dei principali porti del Continente.

E' considerata "la Perla del Pacifico" e una leggenda narra che il nome derivi dall'unione di quelli dell'eroico capo indio Guayas e della sua sposa Quil, divenuti simbolo della resistenza indigena che, secondo la tradizione popolare, preferirono lottare fino alla morte piuttosto che sottomettersi ai conquistadores spagnoli. Soprattutto, pero', il nome di Guayaquil e' legato al progetto bolivariano della "Grande Colombia" ed e' simbolo per questo dell'indipendenza latinoamericana. Il 24 maggio 1822 il libertador Simon Bolivar ebbe qui lo storico incontro con il patriota argentino Jose' de San Martin e insieme con lui proclamo' l'unione della Provincia Libera di Guayaquil alla Repubblica della Grande Colombia (Venezuela, Colombia, Ecuador e Panama). Il "sogno" bolivariano dell'unita' latinoamericana duro' appena 8 anni: gia' nel 1830 i ricchi latifondisti di Guayaquil (i cui eredi sono ancora oggi i princiali esportatori mondiali di banane) decisero di separarsi dalla Grande Colombia per formare lo Stato indipendente della Repubblica dell'Ecuador, dove la loro espansione economica non avrebbe avuto freni. E due secoli dopo a Guayaquil, teatro nei giorni scorsi di violenti scontri in stile "black block" tra manifestanti e polizia, la storia sembra ripetersi con i potentati economici locali che fomentano le proteste di piazza contro le riforme sociali di Rafael Correa che vorrebbe finanziare il "salario sociale" (necessario a sconfiggere le sacche di poverta' che resistono nel Paese, nonostante la poverta' sia scesa dal 40 al 20 per cento) con un gettito fiscale aggiuntivo costituito dalle tassazioni del plusvalore sulle proprieta' private e delle eredita'. Proteste a cui si sono uniti anche i sindacati medici che non vogliono l'estensione a tutti delle prestazioni sanitarie con un tariffario deciso dal Governo. "Sono vicino all'Ecuador, resti in piedi con dignita'", ha detto ieri pomeriggio Papa Francesco subito dopo l'arrivo a Quito, accolto da Correa (che nel suo saluto ha lungamente citato l'Enciclica verde di Bergoglio sottolineando che la "Laudato si'" raccomanda un uso sociale dei beni e segnala l'esistenza di una "ipoteca sociale" sulla propieta' privata") e dai vescovi locali che sono divisi nel giudizio sulle riforme. Cosi' il Papa ha voluto subito riconoscere pubblicamente i "passi avanti" compiuti "in progresso e sviluppo", pur chiedendo un ulteriore sforzo affinche' i risultati che "si stanno ottenendo garantiscano un futuro migliore per tutti, riservando una speciale attenzione ai nostri fratelli piu' fragili e alle minoranze piu' vulnerabili che sono il debito che ha ancora l'America Latina". "Non perdete mai - ha raccomandato agli ecuadoregni - la capacita' di rendere grazie a Dio per quello che ha fatto e fa per voi; la capacita' di difendere il piccolo e il semplice, di aver cura dei vostri bambini e anziani, di avere fiducia nella gioventu', e di provare meraviglia per la nobilta' della vostra gente e la bellezza singolare del vostro Paese". A Guayaquil Francesco visitera' l'ultramoderno e bellissimo santuario della Divina Misericordia, eretto a 20 anni dalla visita di San Giovanni Paolo II che dell'immagine di Gesu' con la luce che esce dal costato e della coroncina di Suor Faustina Kovalska e' stato il diffusore nel mondo. Nell'avveniristica chiesa lo attenderanno alcune centinaia di fedeli, anziani, malati, che seguiranno la messa attraverso un megaschermo.
  Subito dopo il Papa raggiungera' l'area del Parco Samanes, dove prima della mega-celebrazione compira' un giro in jeep tra la folla dei fedeli: si parla di 900 mila presenze. Ma un bagno di folla ha accolto Francesco anche ieri sera a Quito, dove due file ininterrotte di fedeli lo hanno salutato negli 8 km percorsi con la jeep scoperta mentre era diretto dall'aeroporto alla nunziatura. Lo stesso itinerario (40 km in tutto) il Papa ripercorrera' oggi pomeriggio al rientro da Guayaquil per raggiungere il Palazzo Presidenziale dove avra' un nuovo incontro con Correa: il quinto dopo quelli romani (19 marzo e 19 aprile 2013 e 28 aprile scorso) e il breve colloquio di ieri nell'aerostazione. Dal Palazzo raggiungera' poi la Cattdrale passando davanti alla targa che ricorda l'uccisione il 6 agosto 1875, del presidente Gabriel Gregorio Garcia y Moreno, per mano dei sicari della massoneria, sempre ben diffusa tra i latifondisti. Crivellato di colpi, al loro grido: "Muori, carnefice della liberta'!", Moreno ebbe ancora la forza di rispondere: "Dios no muere!". Sotto la sua amministrazione, l'Ecuador divenne la nazione leader nel campo della scienza e dell'educazione superiore nell'ambito dell'America Latina.
  Durante il volo da Roma a Quito, Francesco ha inviato ieri due messaggi molto significativi nell'ottica di questo viaggio che di fatto e' anche sulle orme di Simon Bolivar, l'eroe tradito dell'indipendenza sudamericana. Il primo e' indirizzato al popolo colombiano, auspicando la riconciliazione per il grande paese che stava sorvolando: "il Papa - ha dichiarato il portavoce Federico Lombardi - ha chiesto esplicitamente che fosse utilizzata la parola riconciliazione nel messaggio inviato da bordo dell'aereo", con una sottolineatura che richiama il recente colloquio in Vaticano con il presidente Juan Manuel Santos, al quale il 15 giugno aveva confidato: "Prego sempre per il processo di pace in Colombia". E accettando l'invito a visitare il Paese aveva aggiunto: "Verro' ma non so quando, se voi firmate il trattato di pace questo sara' determinante per abbreviare i tempi. La Chiesa e io personalmente siamo disponibili ad aiutare questo processo, vogliamo fare di tutto per facilitarlo". L'altro messaggio e' stato per il popolo del Venezuela, che soffre per il conflitto tra il presidente Maduro, l'erede di Hugo Chavez, e l'opposizione. Appena qualche settimana fa Maduro era atteso in Vaticano ma all'ultimo ha chiesto che l'appuntamento con il Papa fosse rinviato. Nel suo messaggio di ieri Francesco ha assicurato "affetto e vicinanza al popolo venezuelano" al quale chiede di progredire "ogni giorno nella solidarieta' e nella convivenza pacifica". (AGI)

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